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  11. <title>Creazione Siti internet torino</title>
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  31. <title>E-commerce: 7 consigli che fanno vendere</title>
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  33. <dc:creator><![CDATA[davide murmora]]></dc:creator>
  34. <pubDate>Thu, 17 Jul 2025 15:18:52 +0000</pubDate>
  35. <category><![CDATA[e-commerce]]></category>
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  38. <description><![CDATA[<p>Tutti a raccontarti le stesse tre cose: usa belle foto, descrivi bene il prodotto, fai SEO. Davvero pensi che basti questo a far funzionare un e-commerce oggi? Te lo dico subito: se il tuo sito vende poco, non è perché non hai scritto “spedizione gratuita” abbastanza in grassetto. E nemmeno perché non hai il bollino&#8230;&#160;<a href="https://www.davidemurmora.com/e-commerce-7-consigli-che-fanno-vendere/" rel="bookmark"><span class="screen-reader-text">E-commerce: 7 consigli che fanno vendere</span></a></p>
  39. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/e-commerce-7-consigli-che-fanno-vendere/">E-commerce: 7 consigli che fanno vendere</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  40. ]]></description>
  41. <content:encoded><![CDATA[<p><img fetchpriority="high" decoding="async" class="aligncenter wp-image-3376" src="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/07/E-commerce-7-consigli.webp" alt="Vignetta umoristica su e-commerce: ragazza bendata scrive descrizioni prodotto a caso mentre un collega la osserva scioccato. Satira sul marketing online e differenziazione." width="768" height="512" srcset="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/07/E-commerce-7-consigli.webp 930w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/07/E-commerce-7-consigli-300x200.webp 300w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/07/E-commerce-7-consigli-150x100.webp 150w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/07/E-commerce-7-consigli-768x512.webp 768w" sizes="(max-width: 768px) 100vw, 768px" /></p>
  42. <p>Tutti a raccontarti le stesse tre cose: usa belle foto, descrivi bene il prodotto, fai SEO. Davvero pensi che basti questo a far funzionare un e-commerce oggi?</p>
  43. <p>Te lo dico subito: se il tuo sito vende poco, non è perché non hai scritto “spedizione gratuita” abbastanza in grassetto. E nemmeno perché non hai il bollino “consigliato da Trustpilot e da zia Petunia (cit.)”.</p>
  44. <p>È che il tuo e-commerce, con ogni probabilità, non ha nulla per cui valga la pena parlarne.</p>
  45. <p>Lo so, è brutale. Ma se il tuo sito scompare in mezzo a mille cloni fatti con lo stesso tema, con le stesse logiche e gli stessi testi generici, come pretendi che qualcuno si fermi?</p>
  46. <p>In questo articolo non ti parlo di come avere un sito “corretto”. Di quelli è pieno il web.<br />
  47. Qui ti racconto sette cose strane – a volte proprio controintuitive – che ho visto funzionare sul campo.<br />
  48. Idee che non troverai nei manuali dell&#8217;e-commerce perfettino, ma che fanno scattare qualcosa nel cervello di chi compra.<br />
  49. E no, non servono plugin.</p>
  50. <h2>1. Togli il prodotto in cima alla lista</h2>
  51. <p>La prima posizione è il posto d’onore. E come ogni posto d’onore, ha un problema: <strong>è prevedibile</strong>.</p>
  52. <p>Tutti mettono lì il best seller. Quello che vende di più. Quello che tutti cercano. Ma se ci pensi… a che serve? Se un prodotto è davvero richiesto, la gente <strong>lo troverà comunque</strong>. Lo cercherà, lo cliccherà, lo comprerà.</p>
  53. <p>È tutto il resto che rischia di passare inosservato.</p>
  54. <p>Spesso i prodotti che meritano una chance sono nascosti in fondo. E non è un caso. È colpa del solito filtro: “ordina per popolarità”. Un filtro comodo, ma pigro. Che ti trasforma lo shop in una vetrina statica, identica a quella dei concorrenti. Il punto è: <strong>vuoi vendere solo ciò che già vendi, o vuoi far scoprire cose nuove?</strong></p>
  55. <p>Prova a ribaltare il tavolo. Metti in cima un prodotto meno noto, magari con una storia interessante. Un oggetto dimenticato, un’idea insolita, qualcosa che ha bisogno di una spinta. Fallo con criterio, eh: non stiamo parlando di promuovere le rimanenze di magazzino a caso. Ma se vuoi differenziarti, <strong>inizia da dove gli altri non guardano</strong>.</p>
  56. <p>La verità è che il cervello di chi compra è allenato a ignorare le prime tre cose identiche. Cerca qualcosa che rompa il ritmo. Dunque la vera domanda è: il tuo e-commerce è una playlist in shuffle, o è la solita Top 50 di Spotify?</p>
  57. <h2>2. Rendi lo shop strano (almeno in un punto)</h2>
  58. <p>Hai presente quei siti che, dopo tre minuti, hai già dimenticato? Perfetti, ordinati, inutili. Ecco: <strong>tu non vuoi essere uno di quelli</strong>.</p>
  59. <p>Vuoi che il tuo e-commerce abbia qualcosa di memorabile. Anche solo una piccola deviazione dal solito. Una pagina nascosta. Una categoria troll. Un filtro assurdo. Qualcosa che faccia dire: “ma guarda questo cosa s’è inventato”.</p>
  60. <p>Un esempio? Una categoria chiamata “Prodotti per chi ha sbagliato sito”. Oppure un filtro ironico tipo “Per chi compra senza leggere” o “Ideali per regali sbagliati”. Queste cose si notano. Si ricordano. Si condividono.</p>
  61. <p>Non serve che tutto il sito sia folle. Basta una crepa ben piazzata. Una cosa fuori posto che racconta la tua personalità e <strong>ti differenzia da tutto il resto</strong>. Perché la verità è semplice: la gente non parla dei siti ordinati. Parla di quelli strani.</p>
  62. <p>Essere impeccabili è da robot. Essere un po’ strani è da marchio.</p>
  63. <h2>3. Fai una pagina “Perché NON comprare da noi”</h2>
  64. <p>Lo so, sembra follia. Ma è esattamente il tipo di cosa che <strong>fa fermare la gente</strong>.</p>
  65. <p>Una pagina in cui spieghi chi non siete, per chi non siete adatti, cosa non fate. Con ironia, certo, ma con onestà. Il risultato? Fiducia istantanea. E un filtro naturale per evitare clienti rognosi.</p>
  66. <p>Tipo: “Se vuoi il prezzo più basso del web, noi non siamo la scelta giusta.” Oppure: “Cerchi spedizioni entro 2 ore anche la domenica? Sorry, non siamo Amazon. Ma almeno rispondiamo al telefono.”</p>
  67. <p>È trasparenza, ma è anche <strong>magnetismo</strong>. Perché nel momento in cui dichiari apertamente chi non sei, definisci con chiarezza chi sei. E chi si riconosce nel tuo tono, <strong>si fida e compra</strong>.</p>
  68. <p>In più, hai creato una pagina di contenuto unica. Che si posiziona, che si condivide, che racconta un’identità. Tutto questo mentre la concorrenza continua a scrivere “Affidabilità e passione dal 1972”.</p>
  69. <h2>4. Fai un blog, ma non per Google</h2>
  70. <p>“Devo aprire un blog per fare SEO.”<br />
  71. No. Devi aprire un blog per <strong>essere letto</strong>. Punto.</p>
  72. <p>Scrivere per Google vuol dire fare articoli tutti uguali, pensati per i crawler, impaginati con l’accetta. Titoli ottimizzati, parole chiave ripetute come una liturgia. Il problema? Nessuno li legge davvero. Nessuno li ricorda. Nessuno li condivide.</p>
  73. <p>Vuoi un blog che funzioni? Racconta cose vere.<br />
  74. Storie di acquisti andati male, di clienti salvati, di spedizioni finite in tragedia e risorte per miracolo. Mostra i dietro le quinte, le domande assurde ricevute, i tuoi errori.<br />
  75. <strong>Fai in modo che chi legge pensi: “questa roba non me l’aspettavo da un e-commerce.”</strong></p>
  76. <p>Google ti seguirà, col tempo. Ma prima devono seguirti le persone.<br />
  77. E se riesci a far leggere un post fino in fondo a uno che voleva solo comprare una borraccia, hai vinto.</p>
  78. <h2>5. Mettici una vignetta. Proprio lì.</h2>
  79. <p>Hai presente quella sezione dove spieghi come acquistare, o rispondi alle FAQ, o racconti chi sei? Ecco, lì.<br />
  80. <strong>Mettici una vignetta.</strong> Una cosa semplice, disegnata anche male, ma che racconti con un’immagine quello che il testo fatica a trasmettere: il tono, il tuo stile, il senso dell’esperienza.</p>
  81. <p>Non deve essere un capolavoro. Basta che sia tua. O che sia fatta apposta per te. Una vignetta spiega più di un paragrafo. Fa ridere, fa capire, fa ricordare.</p>
  82. <p>Puoi usarla per spiegare come funziona la spedizione. Per raccontare i tipi di clienti che incontri. Per dire cosa non fai.<br />
  83. <strong>È il modo più veloce per essere umano, nel mondo delle foto stock e dei siti tutti uguali.</strong></p>
  84. <p>Hai un e-commerce? Allora hai una storia. E ogni storia si merita un fumetto, anche se brutto.</p>
  85. <h2>6. Metti un prodotto a prezzo assurdo (ma spiegalo bene)</h2>
  86. <p>Sì, proprio così: prendi un prodotto e <strong>sparagli un prezzo fuori scala</strong>. Non perché vuoi venderlo davvero, ma perché vuoi far parlare tutto il resto.</p>
  87. <p>È il classico trucco del decoy: metti un oggetto costosissimo accanto a uno simile, più abbordabile, e quest’ultimo sembrerà un affare. Funziona nei menù dei ristoranti, funziona anche online.</p>
  88. <p>Ma c’è di più: se lo racconti bene, quel prodotto assurdo diventa un contenuto. Scrivici una descrizione ironica, piena di dettagli ridicoli ma precisi. Spiega perché costa così. Esagera.<br />
  89. <strong>Diventerà la pagina più condivisa del tuo sito</strong>. E magari, una volta nella vita, qualcuno lo compra davvero (succede più spesso di quanto pensi).</p>
  90. <p>Nel frattempo, hai fatto una cosa intelligente: hai dato valore a ciò che stai vendendo, <strong>giocando con le percezioni</strong>. E sei uscito dal coro dei venditori “seri” con le loro offerte tristi e la solita grafica in rosso.</p>
  91. <h2>7. Fai parlare i clienti nei prodotti. Sul serio.</h2>
  92. <p>Basta con le descrizioni perfette scritte in agenzia. Quelle che sembrano uscite da una brochure del 2003. Prendi le parole vere dei tuoi clienti e <strong>buttale direttamente nei titoli o nelle descrizioni</strong>.</p>
  93. <p>Hai venduto una lampada e qualcuno ti ha scritto “Finalmente non inciampo più sul gatto”? Usa quella frase. Falla diventare il nome del prodotto, oppure la prima riga della descrizione.<br />
  94. <strong>È copywriting involontario, ma funziona meglio di mille testi professionali</strong>.</p>
  95. <p>Perché è reale. Perché è umano. E perché trasmette una cosa che gli altri e-commerce non hanno: voce. Non servono mille recensioni. Ne basta una buona, usata bene.</p>
  96. <p>In un mondo di chatbot e siti automatici, le parole delle persone fanno ancora effetto. Mettiamole dove contano di più: <strong>nei prodotti</strong>.</p>
  97. <h2>Questi consigli non fanno per te? Non preoccuparti, è giusto così</h2>
  98. <p>Queste sette idee non sono dogmi. Non sono trucchi da applicare in serie.<br />
  99. <strong>Sono spunti da valutare, adattare, magari anche scartare</strong> se non c’entrano nulla con il tuo brand o con i tuoi clienti.</p>
  100. <p>Un e-commerce che vende componenti per turbine industriali non può permettersi le stesse ironie di chi vende t-shirt con le scritte. Così come uno shop di prodotti medicali non può giocare coi prezzi pazzi o con le vignette nonsense.</p>
  101. <p>Ma il punto non è copiare pedissequamente queste strategie. Il punto è chiedersi: <strong>cosa posso fare io che nessuno dei miei concorrenti sta facendo? </strong>Dov’è che posso rompere il ritmo, essere memorabile, farmi notare?<br />
  102. Queste sono le domande che dovresti farti. GLi  e-commerce tuoi e quelli dei tuoi competitor sono più o meno simili e l&#8217;unico ambito in cui possono competere è la guerra dei prezzi, perché non portare la battaglia su un altro terreno?</p>
  103. <p>Quando un’idea non è applicabile così com’è, magari ne nasce un’altra ancora più adatta.<br />
  104. <strong>L’importante è uscire dallo schema “sito ben fatto = sito che vende”</strong>. Perché oggi non basta più.</p>
  105. <p>Vendere online oggi è difficile. Non perché il mercato è saturo, ma perché è pieno di cose tutte uguali.<br />
  106. E non c’è SEO, ADS o spedizione gratuita che tenga se nessuno si ricorda il tuo sito.</p>
  107. <p>Per emergere serve carattere. Anche un po’ di coraggio. E la voglia di fare qualcosa che magari <strong>non tutti capiranno subito</strong>, ma che lascia il segno.<br />
  108. Questi sette consigli vanno letti così: non come regole, ma come provocazioni.<br />
  109. Idee per costringerti a ripensare le solite cose.<br />
  110. Perché a volte, per far vendere un e-commerce, non serve più rigore. Serve <strong>una scintilla</strong>.</p>
  111. <h2>Hai bisogno di uno che non fa siti come tutti gli altri?</h2>
  112. <p><a title="Contattami per un preventivo" href="https://www.davidemurmora.com/siti-internet-torino-preventivi-e-contatti/">Contattami qui</a>. Ti faccio domande scomode, ma poi il sito vende.</p>
  113. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/e-commerce-7-consigli-che-fanno-vendere/">E-commerce: 7 consigli che fanno vendere</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  114. ]]></content:encoded>
  115. </item>
  116. <item>
  117. <title>Micro storytelling: racconta meno, comunica meglio</title>
  118. <link>https://www.davidemurmora.com/micro-storytelling-racconta-meno-comunica-meglio/</link>
  119. <dc:creator><![CDATA[davide murmora]]></dc:creator>
  120. <pubDate>Fri, 04 Jul 2025 10:10:36 +0000</pubDate>
  121. <category><![CDATA[Siti internet]]></category>
  122. <guid isPermaLink="false">https://www.davidemurmora.com/?p=3299</guid>
  123.  
  124. <description><![CDATA[<p>Micro Storytelling: hai presente quando ti dicono: “Devi raccontare la storia del tuo brand”? Ecco. Dimenticalo. Nessuno ha il tempo, la pazienza o la voglia di sorbirsi l&#8217;ennesima biografia aziendale stesa su quattro paragrafi con le parole “valori”, “passione” e “vision”. Quello che funziona davvero, oggi, sono le micro-storie. Piccole scintille di realtà. Episodi brevi,&#8230;&#160;<a href="https://www.davidemurmora.com/micro-storytelling-racconta-meno-comunica-meglio/" rel="bookmark"><span class="screen-reader-text">Micro storytelling: racconta meno, comunica meglio</span></a></p>
  125. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/micro-storytelling-racconta-meno-comunica-meglio/">Micro storytelling: racconta meno, comunica meglio</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  126. ]]></description>
  127. <content:encoded><![CDATA[<p><img decoding="async" class="aligncenter wp-image-3303" src="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/07/vignetta-microstory-esperto-web-marketing.webp" alt="Micro storytelling: quando si esagera" width="600" height="400" srcset="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/07/vignetta-microstory-esperto-web-marketing.webp 930w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/07/vignetta-microstory-esperto-web-marketing-300x200.webp 300w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/07/vignetta-microstory-esperto-web-marketing-150x100.webp 150w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/07/vignetta-microstory-esperto-web-marketing-768x512.webp 768w" sizes="(max-width: 600px) 100vw, 600px" /></p>
  128. <p>Micro Storytelling: hai presente quando ti dicono: “Devi raccontare la storia del tuo brand”?<br />
  129. Ecco. Dimenticalo. Nessuno ha il tempo, la pazienza o la voglia di sorbirsi l&#8217;ennesima biografia aziendale stesa su quattro paragrafi con le parole “valori”, “passione” e “vision”.</p>
  130. <p>Quello che funziona davvero, oggi, sono le <strong>micro-storie</strong>.<br />
  131. Piccole scintille di realtà. Episodi brevi, concreti, veri (o verosimili). Roba che si legge in tre righe e si ricorda per due giorni.</p>
  132. <p>Perché il punto non è diventare memorabili per tutti.<br />
  133. Il punto è diventare <strong>riconoscibili</strong> per chi ti serve davvero.</p>
  134. <h2>Non servono strategie. Serve una micro-storia.</h2>
  135. <p>Tutti parlano di “valore”. Offri valore. Posta contenuti di valore. Dai qualcosa di utile.<br />
  136. Ma la verità è che la gente non è lì per imparare. È lì per <strong>sentire</strong> qualcosa.</p>
  137. <p>E il “contenuto di valore” — quello perfettino, educativo, fatto con Canva e il titolo ottimizzato — spesso <strong>non lascia nulla</strong>. Non lo leggi. Non lo commenti. Non lo ricordi.</p>
  138. <p>Poi arriva una micro-storia.</p>
  139. <blockquote><p>“Stavo rifacendo un sito per un cliente. L’ho chiamato per chiedergli perché avesse un blog fermo dal 2018. Mi ha risposto: ‘Scrivere mi deprime, mi sembra di parlare con una sedia vuota’.<br />
  140. Gli ho detto: ‘Allora scrivimi ogni settimana quello che dici ai tuoi clienti. Solo quello. Niente SEO, niente fronzoli’. Ora riceve preventivi ogni settimana. Perché non parla più con una sedia. Parla con persone.”</p></blockquote>
  141. <p>Questo è il punto. La <strong>micro-storia</strong> non ti dice cosa fare.<br />
  142. Ti fa venir voglia di farlo.<br />
  143. È breve, emotiva, concreta. Non ha bisogno di CTA. Ti rimane in testa come uno slogan fatto bene.</p>
  144. <p>Le aziende che funzionano online oggi <strong>non si presentano</strong>. Si raccontano a pezzetti.</p>
  145. <p>Se non vuoi sfornare caroselli, reels e articoli lunghi, non farlo. Scrivi invece quello che hai notato oggi. Quella cosa che ti ha fatto sorridere, sbuffare, riflettere.<br />
  146. <strong>Una frase. Un momento. Un’immagine.</strong><br />
  147. E dille qualcosa: “Questa è la mia attività. Questo sono io.”</p>
  148. <h2>Tre forme di micro storytelling che puoi iniziare a usare oggi</h2>
  149. <h3>1. Il lampo di saggezza</h3>
  150. <p>È quello che ti viene dopo anni di mestiere, ma che non riesci mai a dire bene durante una call con un cliente.<br />
  151. Un principio semplice, espresso con la lucidità di chi ha sbagliato abbastanza volte da sapere come si fa.</p>
  152. <blockquote><p>“Ogni volta che un cliente vuole ‘un sito veloce’, parte da un template pieno di effetti. Ogni volta.”<br />
  153. <em>(E sotto: Sì, glielo facciamo comunque. Ma intanto prepariamo il piano per rimuoverli uno a uno dopo due mesi.)</em></p></blockquote>
  154. <p>Questo tipo di micro storytelling non ha bisogno di sventolare competenze.<br />
  155. Lo capisce al volo chi ci è passato.<br />
  156. È quella frase che leggi e pensi: “Verissimo. Questo qui ne ha viste”.</p>
  157. <p>Serve a <strong>posizionarti come esperto senza risultare saputello</strong>.<br />
  158. Anzi: a far capire che dietro la tua professionalità non c’è solo teoria, ma mestiere, polvere, rotture di palle e pazienza.</p>
  159. <h3>2. L’occhio che osserva</h3>
  160. <p>Questo tipo di micro storytelling non richiede studio. Richiede attenzione.<br />
  161. Non devi spiegare nulla, devi solo <strong>mostrare</strong>.</p>
  162. <p>È il momento in cui noti qualcosa che gli altri lasciano passare. Un gesto, un’abitudine, un oggetto dimenticato. È la vita vera, quella che ti capita davanti mentre sei impegnato a fare altro.</p>
  163. <blockquote><p>“Sono entrato nell’ufficio di un cliente. Sulla scrivania: post-it ovunque, un mouse rotto tenuto insieme dallo scotch e… una Bibbia con dentro ricevute del 2019.<br />
  164. Abbiamo parlato di strategia digitale, ma quello che mi ha detto davvero è: ‘ho bisogno di ordine’.”</p></blockquote>
  165. <p>Questo racconto non ha bisogno di conclusioni. Non ti spiega come si vende di più. Ma ti resta in testa.</p>
  166. <p>Perché tutti ci siamo trovati, almeno una volta, <strong>con la scrivania piena di post-it e un senso di caos addosso</strong>. Non serve dire “capisci cosa intendo?”. Lo capisci e basta.</p>
  167. <p>L’osservazione è il muscolo più sottovalutato del marketing.<br />
  168. Chi sa <em>vedere</em>, sa <em>raccontare</em>.</p>
  169. <p>Non serve nemmeno essere brillanti. Serve dire: “Guarda questo. È successo.”<br />
  170. E nel momento in cui lo dici, chi ti legge si sente meno solo. E comincia a fidarsi.</p>
  171. <h3>3. La frattura nella maschera</h3>
  172. <p>È la micro storia più potente, ma anche la più difficile da tirare fuori.<br />
  173. Non parla del cliente. Parla di <strong>te</strong>.</p>
  174. <p>È quel momento in cui abbassi la voce, scrolli le spalle e dici: “Ok, qui ho sbagliato. Oppure ho avuto paura. Oppure non sapevo cosa fare.”</p>
  175. <blockquote><p>“Mi ero preparato un discorso motivazionale per un cliente. Dovevo spiegargli come ristrutturare la sua comunicazione.<br />
  176. Appena ho iniziato a parlare, ha sbuffato e mi ha detto: ‘Guarda, io voglio solo lavorare in pace’.<br />
  177. Gli ho chiesto scusa. Abbiamo cominciato da lì.”</p></blockquote>
  178. <p>Non serve piangere su Instagram. Basta raccontare una volta in cui non hai avuto tutte le risposte.<br />
  179. Una volta in cui hai ascoltato, invece di parlare. In cui non hai convinto, ma <strong>hai capito</strong>.</p>
  180. <p>Chi legge sente che non sei lì per vendere. Sei lì per condividere. E questo, nel 2025, vale molto più della CTA finale.</p>
  181. <p>Perché viviamo circondati da professionisti che sanno tutto, spiegano tutto, vendono tutto. Ma quando trovi qualcuno che dice: “Guarda, non lo sapevo nemmeno io”&#8230; quel qualcuno diventa credibile.</p>
  182. <h2>Funziona anche quando non dovrebbe</h2>
  183. <p>La magia del micro storytelling è che <strong>funziona persino quando lo usi per sfogarti</strong>.</p>
  184. <p>È successo anche a me, personalmente. Ho un account su Threads, anonimo, che uso ogni tanto per raccontare piccole storie sulla mia vita — spesso assurde, spesso tragicomiche.<br />
  185. Tra le più apprezzate: le mie vicissitudini con clienti che mi chiedono cose tipo “voglio un sito come Facebook, ma con delle piccole differenze”.<br />
  186. Sì, Facebook. A me. Un webmaster che lavora da solo.</p>
  187. <p>In quel thread spiegavo — con ironia e poche parole — perché fosse una richiesta impossibile: “Tanto è già tutto fatto, cosa ci vuole?”, era l’idea del cliente.<br />
  188. Ero convinto che servisse solo a sfogarmi, a far ridere chi ne capisce.</p>
  189. <p>Invece, alcune persone che non mi conoscevano mi hanno cercato, hanno scoperto chi ero e mi hanno chiesto un preventivo.</p>
  190. <p>Perché?<br />
  191. Perché avevo fatto una cosa che quasi nessuno fa più: <strong>avevo detto la verità</strong>.</p>
  192. <p>Non era pensato per vendere. Ma vende.<br />
  193. Non era un contenuto di valore. Ma crea valore.<br />
  194. Non era brand positioning. Ma ti posiziona meglio di qualunque slide.</p>
  195. <p>La gente non cerca il professionista perfetto. Cerca qualcuno che <em>vede le stesse cose che vede lei</em>.<br />
  196. Qualcuno che, anche solo per un attimo, <strong>parla la sua lingua</strong>.</p>
  197. <h2>Micro storytelling per tutti: esempi concreti, zero scuse</h2>
  198. <p>“Ok, ma io non vendo emozioni. Faccio l’idraulico.”<br />
  199. Perfetto. È proprio di te che stiamo parlando.</p>
  200. <p>Il micro storytelling non è roba da creativi sognanti.<br />
  201. Funziona per qualsiasi professione. Se incontri esseri umani, puoi raccontare storie.</p>
  202. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f468-200d-1f527.png" alt="👨‍🔧" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Idraulico</h3>
  203. <blockquote><p>“Ho sistemato una perdita sotto il lavandino. Quando ho rimontato tutto, il cliente mi ha detto: ‘Ci viveva mia nonna, in questa casa. Non cambiava nulla da quarant’anni.<br />
  204. Grazie per averlo fatto con cura.’<br />
  205. Ho ringraziato, un po&#8217; indeciso se lasciargli il pezzo di tubo che avevo tolto.”</p></blockquote>
  206. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f9d1-200d-2695-fe0f.png" alt="🧑‍⚕️" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Psicologa</h3>
  207. <blockquote><p>“Una paziente mi ha detto: ‘Se inizio a stare bene, non avrò più scuse per restare ferma’.<br />
  208. A volte guarire fa più paura che stare male.”</p></blockquote>
  209. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1fa9a.png" alt="🪚" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Falegname</h3>
  210. <blockquote><p>“Ho costruito un tavolo su misura per una coppia che mangiava in cucina da anni. Quando l’ho montato in salotto, mi hanno detto: ‘Ora possiamo invitare qualcuno’.<br />
  211. Non era solo un tavolo. Era un invito a uscire dal guscio.”</p></blockquote>
  212. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f9d1-200d-1f373.png" alt="🧑‍🍳" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Cuoca a domicilio</h3>
  213. <blockquote><p>“Un signore mi ha chiamato per cucinare durante il suo anniversario. Avevano litigato, si erano quasi lasciati.<br />
  214. Mentre mangiavano, mi hanno chiesto se potevo restare un’ora in più.<br />
  215. A volte non cucini una cena. Cucini un’altra possibilità.”</p></blockquote>
  216. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f9b7.png" alt="🦷" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Dentista</h3>
  217. <blockquote><p>“Un paziente è arrivato con una carie gigantesca. Mi ha detto: ‘Lo so da due anni, ma avevo paura’. Quando ha finito, ha sorriso allo specchio e ha detto: ‘Sembrerò meno stanco, finalmente’.<br />
  218. Gli ho sorriso anche io ed è partito lo slogan: non curiamo denti. Restituiamo sorrisi.”</p></blockquote>
  219. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f487-200d-2642-fe0f.png" alt="💇‍♂️" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Parrucchiere</h3>
  220. <blockquote><p>“Una cliente mi ha chiesto un taglio netto. L’ho fatto.<br />
  221. Quando si è guardata allo specchio ha detto: ‘Ora sembra che me ne sia davvero andata.’<br />
  222. Non tagli solo capelli. A volte tagli il passato.”</p></blockquote>
  223. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f9d1-200d-1f4bb.png" alt="🧑‍💻" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Webmaster</h3>
  224. <blockquote><p>“Un cliente mi fa: <em>«Sai, il mio sito l&#8217;ha fatto un amico»</em>.<br />
  225. Peccato che fosse brutto, lento e introvabile su Google.<br />
  226. E indovina? L’«amico» gli ha chiesto pure <strong>3.000 euro</strong> di rimborso spese!<br />
  227. Non ho resistito: <em>per fortuna che era un amico</em>, ho risposto.”</p></blockquote>
  228. <p>Se hai una professione, hai storie.<br />
  229. Se hai storie, puoi fare micro storytelling.<br />
  230. Se sai farlo bene, <strong>non hai più bisogno di urlare per farti notare</strong>.</p>
  231. <h2>Come iniziare a fare micro storytelling</h2>
  232. <p>Non devi essere un copywriter.<br />
  233. Non devi essere creativo.<br />
  234. Non devi nemmeno avere “idee”.</p>
  235. <p>Ti servono solo due cose:</p>
  236. <ul>
  237. <li>Un po’ di <strong>onestà</strong></li>
  238. <li>Una <strong>finestra aperta su quello che succede ogni giorno</strong></li>
  239. </ul>
  240. <p>Ogni cliente ha un dettaglio. Ogni giornata ha un imprevisto. Ogni lavoro ha un momento che ti fa pensare: “Ma guarda tu…”</p>
  241. <p>Quello è il seme della micro storia.</p>
  242. <h3>Regole? Solo tre</h3>
  243. <ol>
  244. <li>Non deve superare le <strong>7 righe</strong>. Se serve spiegarla, è già troppo lunga.</li>
  245. <li>Scrivila in <strong>15 minuti al massimo</strong>. Senza editarla mille volte.</li>
  246. <li>Deve dire <strong>una cosa sola</strong>. Non spiegare il mondo. Racconta un episodio, e stop.</li>
  247. </ol>
  248. <p>Puoi pubblicarla dove vuoi: sito, blog, social, newsletter.<br />
  249. Ma anche solo tenerla da parte, per capire meglio cosa fai davvero — e come lo vivi.</p>
  250. <p>Perché ogni lavoro è fatto di atti ripetuti.<br />
  251. Ma ogni giorno, in uno di quei gesti, c’è qualcosa che vale la pena raccontare.</p>
  252. <p>Ed è proprio quella cosa che rende tutto <strong>credibile, umano, riconoscibile</strong>.</p>
  253. <h2>Ma perché la mia pagina da 3000 parole è in terza pagina, mentre quella del mio competitor con &#8220;tre storielle&#8221; è in prima?</h2>
  254. <p>Perché la tua pagina <em>spiega</em>.<br />
  255. La sua <strong>connette</strong>.</p>
  256. <p>Google ha cambiato le regole. Non cerca più il contenuto più lungo, né quello più “completo”.<br />
  257. Cerca quello che <strong>sembra utile a chi cerca</strong>.</p>
  258. <p>Chi scrive micro storie crea una cosa che i testi lunghi raramente trasmettono: <strong>intenzione umana</strong>.</p>
  259. <p>Una pagina da 3000 parole, per quanto precisa, se sembra scritta per accontentare Google e non per aiutare davvero una persona, <strong>non convince più</strong>.</p>
  260. <p>Tre micro-storie ben scritte, invece, parlano a voce bassa. Ma dicono:<br />
  261. “Ehi, io ci sono. Ho capito cosa stai cercando.”</p>
  262. <p>E questo, agli occhi di un algoritmo sempre più bravo a riconoscere contenuti “vivi”, basta e avanza per <strong>batterti</strong>.</p>
  263. <p>Il contenuto lungo funziona ancora — ma solo se dentro c’è <em>esperienza</em>, non solo testo.<br />
  264. E il micro storytelling <strong>è</strong> esperienza condensata in 7 righe.</p>
  265. <h2>Vuoi usare il micro storytelling, ma non hai tempo di scriverlo?</h2>
  266. <p>Non tutti hanno la voglia o il tempo di scrivere micro-storie.<br />
  267. E c’è anche chi pensa: “Sì, ok, ma io non so mica raccontare.”</p>
  268. <p>La buona notizia è che non serve che lo faccia tu.</p>
  269. <p>Se hai un sito, un business o anche solo qualcosa da dire — ma ti manca il modo giusto per farlo arrivare — posso pensarci io.<br />
  270. Raccontami cosa fai, come lavori e perché.<br />
  271. Ti restituirò storie brevi, vere, efficaci.<br />
  272. Quelle che si leggono in un attimo e lasciano il segno.</p>
  273. <p><a title="Contatta Davide Murmora per micro storytelling" href="https://www.davidemurmora.com/siti-internet-torino-preventivi-e-contatti/">Scrivimi da qui</a> e iniziamo a raccontare come si deve.</p>
  274. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/micro-storytelling-racconta-meno-comunica-meglio/">Micro storytelling: racconta meno, comunica meglio</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  275. ]]></content:encoded>
  276. </item>
  277. <item>
  278. <title>Quando il webmaster scompare</title>
  279. <link>https://www.davidemurmora.com/quando-il-webmaster-scompare/</link>
  280. <dc:creator><![CDATA[davide murmora]]></dc:creator>
  281. <pubDate>Thu, 26 Jun 2025 17:19:29 +0000</pubDate>
  282. <category><![CDATA[Blog]]></category>
  283. <category><![CDATA[Siti internet]]></category>
  284. <guid isPermaLink="false">https://www.davidemurmora.com/?p=3293</guid>
  285.  
  286. <description><![CDATA[<p>Quando il webmaster scompare: c’è un momento preciso in cui inizia la telefonata. Una pausa. Un sospiro. E poi: Senta, non so nemmeno se ho ancora accesso al sito. Il ragazzo che ce l’aveva fatto… sparito. Succede più spesso di quanto si pensi. Webmaster che cambiano lavoro, spariscono, smettono di rispondere alle mail, o semplicemente&#8230;&#160;<a href="https://www.davidemurmora.com/quando-il-webmaster-scompare/" rel="bookmark"><span class="screen-reader-text">Quando il webmaster scompare</span></a></p>
  287. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/quando-il-webmaster-scompare/">Quando il webmaster scompare</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  288. ]]></description>
  289. <content:encoded><![CDATA[<p><img decoding="async" class="aligncenter wp-image-3296" src="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/quando-il-webmaster-sparisce.webp" alt="Quando il webmaster scompare" width="600" height="400" srcset="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/quando-il-webmaster-sparisce.webp 930w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/quando-il-webmaster-sparisce-300x200.webp 300w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/quando-il-webmaster-sparisce-150x100.webp 150w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/quando-il-webmaster-sparisce-768x512.webp 768w" sizes="(max-width: 600px) 100vw, 600px" /></p>
  290. <p>Quando il webmaster scompare: c’è un momento preciso in cui inizia la telefonata. Una pausa. Un sospiro. E poi:</p>
  291. <blockquote><p>Senta, non so nemmeno se ho ancora accesso al sito. Il ragazzo che ce l’aveva fatto… sparito.</p></blockquote>
  292. <p>Succede più spesso di quanto si pensi.<br />
  293. Webmaster che cambiano lavoro, spariscono, smettono di rispondere alle mail, o semplicemente si eclissano dopo anni in cui tutto “funzionava e basta”.</p>
  294. <p>A volte lasciano dietro siti tutto sommato in piedi. Altre volte, relitti galleggianti nel mare di WordPress, con plugin vecchi, footer replicati su Elementor come se ogni settimana avessero provato un’idea diversa, e sezioni create ma mai rimosse.<br />
  295. Documentazione? Nemmeno l’ombra.<br />
  296. Accessi? Forse. E se ci sono, sono in un foglio Excel che non si trova più.</p>
  297. <p>E così, in quel momento lì, arriva il secondo sospiro.</p>
  298. <blockquote><p>Non sappiamo più a chi rivolgerci.</p></blockquote>
  299. <h2>Recuperare gli accessi: da dove si parte davvero</h2>
  300. <p>Prima ancora di mettere mano al sito, serve rispondere a una domanda: <strong>chi ha in mano cosa?</strong><br />
  301. Il dominio, il server, il CMS, le caselle email, l’hosting, il database: sono tutti elementi distinti. E il fatto che il sito sia online non significa che tu abbia il controllo di tutto.</p>
  302. <p>Il primo passo è <strong>accedere al pannello del dominio</strong>. E già qui arriva la prima trappola: <strong>il dominio è intestato al cliente? O al vecchio webmaster?</strong></p>
  303. <p>Capita molto più spesso di quanto si creda: il sito viene fatto “in fiducia”, e il dominio viene registrato dal tecnico a nome suo. Nessuno ci fa caso… finché quel tecnico sparisce. A quel punto, per il cliente, non solo è un problema tecnico: è un problema legale. Non puoi dimostrare di essere il titolare del dominio, né trasferirlo, né gestirlo in autonomia. Sei ospite su casa d’altri. Peggio ancora: su casa di uno sconosciuto che ha perso le chiavi.</p>
  304. <p>Se il dominio è tuo, dovresti poter accedere a un pannello di gestione: Aruba, Register, SiteGround, OVH, GoDaddy… ce ne sono decine. Da lì puoi vedere a chi è intestato, quando scade, quali DNS usa, e dove punta.</p>
  305. <p>Se non hai accesso al dominio, l’unico modo per risalire al titolare è una verifica tramite <strong>whois</strong> (ammesso che i dati non siano oscurati). Oppure… incrociare le dita e sperare che il vecchio webmaster sia ancora raggiungibile da qualche parte.</p>
  306. <p>In alcuni casi estremi, se il dominio è intestato a terzi e non c’è modo di recuperarlo, l’unica soluzione è registrare un dominio nuovo, comunicare il cambio e reindirizzare tutto il traffico possibile. Una scelta drastica, ma meglio che restare bloccati per sempre.</p>
  307. <h2>Come si fa un WHOIS e si scopre dove sta il sito</h2>
  308. <p>La prima cosa da fare, quando non si hanno accessi, è <strong>guardare dall’esterno</strong>. Non puoi entrare nel pannello di controllo? Allora guardi da fuori e cerchi indizi. Il punto di partenza è il dominio.</p>
  309. <p>Vai su un sito come <a title="Servizio WHOIS gratuito" href="https://who.is" target="_blank" rel="noopener">who.is</a> o <a title="ICANN Lookup ufficiale" href="https://lookup.icann.org/" target="_blank" rel="noopener">lookup.icann.org</a> e digita il dominio del sito, tipo <em>esempio.it</em>. Ti compariranno alcune informazioni utili:</p>
  310. <p><strong>1. Registrar</strong>: ti dice con quale provider è stato registrato il dominio (es. Aruba, GoDaddy, Register.it&#8230;).</p>
  311. <p><strong>2. Intestatario</strong>: se i dati non sono oscurati, puoi vedere a chi è intestato il dominio. In molti casi, purtroppo, vedrai solo “Privacy Protect” o simili.</p>
  312. <p><strong>3. Nameserver</strong>: è il vero indizio utile. Ti dice dove il dominio <em>punta</em>. Se vedi qualcosa come <code>dns1.aruba.it</code> o <code>ns1.siteground.net</code>, è molto probabile che l’hosting sia su quel fornitore.</p>
  313. <p>A volte però i nameserver sono personalizzati o passano attraverso servizi esterni (tipo Cloudflare). In quel caso devi scavare un po’ di più.</p>
  314. <p>Vai su <a title="SecurityTrails: DNS, hosting e IP info" href="https://securitytrails.com/" target="_blank" rel="noopener">SecurityTrails</a> o su <a title="IPInfo per identificare hosting e IP" href="https://ipinfo.io/" target="_blank" rel="noopener">ipinfo.io</a> e incolla il dominio o l’indirizzo IP (puoi scoprirlo facendo un ping). Ti diranno da quale datacenter esce il sito, e quale provider è dietro le quinte.</p>
  315. <p>Non serve essere sistemisti per fare un po’ di investigazione digitale. Basta sapere dove guardare. E la verità spesso è sorprendente: pensavi che il sito fosse su Aruba? In realtà è in Olanda, su un server condiviso dimenticato da Dio.</p>
  316. <h2>Quando il webmaster scompare: come si fa un ping (e perché ti serve)</h2>
  317. <p>Il <strong>ping</strong> è un comando semplice che serve per capire <em>dove risponde</em> un sito web. Tradotto: ti dice l’<strong>IP del server</strong> su cui è ospitato. E con l’IP, puoi scoprire chi lo gestisce.</p>
  318. <p>Farlo è più semplice di quanto sembri. Se sei su Windows:</p>
  319. <pre><code>1. Premi Win + R
  320. 2. Scrivi: cmd
  321. 3. Premi Invio
  322. </code></pre>
  323. <p>Si apre il prompt dei comandi. Ora digita:</p>
  324. <pre><code>ping www.nomesito.it</code></pre>
  325. <p>Vedrai apparire una risposta simile a questa:</p>
  326. <pre><code>Risposta da 185.97.55.12: byte=32 tempo=32ms TTL=52</code></pre>
  327. <p>Quell’indirizzo IP (in questo caso <code>185.97.55.12</code>) è il server dove risponde il sito.</p>
  328. <p>Copialo e incollalo su <a title="Scopri il provider da un IP" href="https://ipinfo.io/" target="_blank" rel="noopener">ipinfo.io</a> per scoprire chi lo ospita davvero: provider, nazione, datacenter e anche il tipo di servizio usato.</p>
  329. <h2>Ping da macOS</h2>
  330. <p>Se usi un Mac, il procedimento è semplice:</p>
  331. <pre><code>1. Apri il Terminale (lo trovi in Applicazioni &gt; Utility)
  332. 2. Scrivi: ping www.nomesito.it
  333. 3. Premi Invio</code></pre>
  334. <p>Vedrai righe di risposta simili a queste:</p>
  335. <pre><code>PING www.nomesito.it (185.97.55.12): 56 data bytes
  336. 64 bytes from 185.97.55.12: icmp_seq=0 ttl=52 time=32.456 ms</code></pre>
  337. <p>L’indirizzo tra parentesi, o dopo <code>from</code>, è l’<strong>IP del server</strong>.</p>
  338. <p>Come prima, incollalo su <a title="Scopri da dove risponde un sito" href="https://ipinfo.io/" target="_blank" rel="noopener">ipinfo.io</a> e scoprirai chi lo ospita davvero.</p>
  339. <h2>Quando c&#8217;è Cloudflare di mezzo</h2>
  340. <p>In certi casi, anche se fai un ping, ottieni sempre lo stesso IP. Magari lo stesso per più siti diversi. Oppure scopri che il sito sembra stare “negli Stati Uniti”, anche se dovrebbe essere su un server italiano.</p>
  341. <p>In quei casi, c’è un’alta probabilità che il sito passi attraverso <strong>Cloudflare</strong>: un servizio usato per velocizzare i siti e proteggerli da attacchi. Il problema? <strong>Nasconde l’IP reale del server</strong>.</p>
  342. <p>Cloudflare fa da scudo: il dominio punta a loro, e loro si occupano di servire il sito all’utente finale. Per questo motivo, un <code>ping</code> o una <code>whois</code> restituiscono dati relativi a Cloudflare, non al vero hosting.</p>
  343. <p>In pratica, è come cercare l&#8217;indirizzo di casa passando da una casella postale: <em>non vedi la porta vera, solo quella intermedia.</em></p>
  344. <p>L’unico modo per sapere dove risiede davvero il sito è <strong>entrare dentro Cloudflare</strong> (cioè avere accesso all’account) e controllare i DNS: lì dentro troverai l’indirizzo IP vero del server, quello dove il sito è fisicamente ospitato.</p>
  345. <p>Ma se non hai accesso a quell’account — perché, indovina? il webmaster è sparito — ti serve un piano B. A volte si può risalire tramite indizi nei file WordPress (se riesci a entrarci), altre volte è necessario agire con pazienza e fare qualche verifica laterale.</p>
  346. <h2>Quando il webmaster scompare: prima di tutto: scoprire com’è fatto il sito</h2>
  347. <p>Prima ancora di cercare accessi, serve capire con cosa abbiamo a che fare. Che tecnologia usa il sito? È WordPress? Joomla? Un template HTML caricato via FTP? È stato fatto con un costruttore visuale online tipo Wix o Squarespace? Oppure — succede ancora — è un Drupal aggiornato l’ultima volta nel 2015?</p>
  348. <p>Per scoprirlo, basta fare tasto destro sulla pagina e scegliere <strong>&#8220;Visualizza sorgente pagina&#8221;</strong> (oppure premere <code>CTRL+U</code> su Windows o <code>CMD+Option+U</code> su Mac).</p>
  349. <p>Nel codice sorgente trovi subito indizi. Se leggi righe come queste:</p>
  350. <pre><code>&lt;meta name="generator" content="WordPress 6.5.3"&gt;
  351. &lt;link rel="stylesheet" href="/wp-content/themes/..."&gt;</code></pre>
  352. <p>&#8230;allora è WordPress. È il CMS più diffuso e — tutto sommato — quello più gestibile in caso di emergenze.</p>
  353. <p>Se invece trovi qualcosa come:</p>
  354. <pre><code>&lt;meta name="generator" content="Joomla! - Open Source Content Management"&gt;
  355. &lt;link href="/templates/system/css/template.css" rel="stylesheet"&gt;</code></pre>
  356. <p>…benvenuto in Joomla. Di solito è usato da siti un po’ datati o da chi aveva un cugino smanettone nel 2012. Si gestisce da un pannello simile a WordPress, ma le logiche interne sono parecchio diverse.</p>
  357. <p>E se trovi riferimenti a <code>/sites/default/files/</code>, o <code>drupal.js</code> nei sorgenti? Quello è <strong>Drupal</strong>. Tosto, rigido, e spesso configurato da sviluppatori con un background da sysadmin militare. Può fare di tutto, ma nessuno sa più dove mettere le mani (nemmeno chi l’ha fatto).</p>
  358. <p>Poi ci sono gli outsider. Se leggi nomi come:</p>
  359. <ul>
  360. <li><strong>Ghost</strong>: orientato al blogging minimale, tutto in Node.js</li>
  361. <li><strong>TYPO3</strong>: molto usato in Germania, rigido e modulare</li>
  362. <li><strong>Webflow</strong>: builder visuale in cloud, tutto gestito via pannello</li>
  363. <li><strong>Squarespace</strong>, <strong>Wix</strong>, <strong>Shopify</strong>: piattaforme chiuse, senza accesso FTP</li>
  364. </ul>
  365. <p>…allora il sito non è sul tuo server, e non puoi farci nulla se non accedere tramite il loro pannello. Senza credenziali, sei fuori.</p>
  366. <p>Infine, occhio alle finte personalizzazioni: a volte il sito sembra fatto a mano, ma in realtà è WordPress sotto un tema pesantemente modificato. O Joomla travestito da qualcosa di moderno. Guardare il sorgente serve proprio a questo: <strong>capire che bestia hai davanti, prima di provare a domarla</strong>.</p>
  367. <h2>Recuperare l’accesso a WordPress (quando non hai niente)</h2>
  368. <p>Capita. Il sito è online, si apre, ma nessuno sa più come entra. Nessuno ha la password, nessuno sa quale email è associata all’amministratore, e il webmaster che l’ha costruito… scomparso. In pratica hai una casa aperta al pubblico, ma senza chiavi per la porta di servizio.</p>
  369. <p>Se c’è un minimo di fortuna, puoi provare il recupero standard: vai su <code>/wp-login.php</code>, clicca su “Hai dimenticato la password?” e vedi se qualche indirizzo email noto suona familiare. Ma nella maggior parte dei casi, il sistema ti risponde con un secco:<br />
  370. <em>“Quell’utente non esiste.”</em></p>
  371. <p>In quel caso, devi passare dal retro. Ovvero: accedere al database e resettare l’utente da lì.</p>
  372. <p>Se hai accesso al pannello di controllo dell’hosting (es. cPanel, Plesk, Site Tools…), cerca la voce <strong>phpMyAdmin</strong>. È lo strumento che ti permette di navigare dentro al database del sito.</p>
  373. <p>Una volta dentro:</p>
  374. <ol>
  375. <li>Seleziona il database del sito (se ce ne sono più di uno, controlla nel file <code>wp-config.php</code> quale è quello giusto).</li>
  376. <li>Cerca la tabella <code>wp_users</code> (a volte si chiama <code>xyz_users</code> se c’è un prefisso personalizzato).</li>
  377. <li>Trova il record dell’amministratore, oppure creane uno nuovo da zero.</li>
  378. </ol>
  379. <p>Per creare un nuovo utente admin, inserisci questi dati:</p>
  380. <pre><code>user_login: nuovoadmin
  381. user_pass: [scegli una password, ma criptala in MD5]
  382. user_email: tu@esempio.it
  383. user_registered: [data odierna]
  384. user_status: 0
  385. display_name: Nuovo Admin</code></pre>
  386. <p>Ricorda: nel campo <strong>user_pass</strong> devi selezionare “<code>MD5</code>” come metodo di cifratura. Altrimenti non potrai accedere.</p>
  387. <p>Fatto questo, vai nella tabella <code>wp_usermeta</code> e collega il nuovo utente al ruolo di amministratore con due righe:</p>
  388. <pre><code>umeta_id: [lascia vuoto]
  389. user_id: [ID del nuovo utente, es. 3]
  390. meta_key: wp_capabilities
  391. meta_value: a:1:{s:13:"administrator";b:1;}
  392.  
  393. umeta_id: [lascia vuoto]
  394. user_id: [stesso ID]
  395. meta_key: wp_user_level
  396. meta_value: 10</code></pre>
  397. <p>Salva tutto, poi vai su <code>/wp-login.php</code> e accedi con le nuove credenziali. Se tutto è andato bene… sei dentro.</p>
  398. <p>Da lì, puoi vedere chi erano gli altri utenti, se il sito ha plugin di sicurezza attivi (che magari bloccavano l’accesso) e se è il caso di disattivare qualche misura troppo restrittiva. Ma soprattutto: puoi <strong>prendere il controllo del sito</strong> e iniziare a rimettere ordine.</p>
  399. <h2>Recuperare l’accesso all’hosting, all’FTP e ai DNS</h2>
  400. <p>Una volta entrato in WordPress, non sei ancora salvo. Se non hai accesso al pannello di controllo del dominio o all’hosting, sei comunque dipendente da qualcosa che non controlli. E prima o poi ti si ritorcerà contro.</p>
  401. <p>Quindi: chi ha le chiavi dell’hosting? Dove stanno FTP, database, DNS e email? Sono tutte cose che si gestiscono dal <strong>pannello del provider</strong> — Aruba, SiteGround, Register, GoDaddy, IONOS, ecc. — ma per entrarci serve l’account. E spesso non ce l’ha il cliente.</p>
  402. <p>Inizia sempre chiedendo se esiste una casella email <em>di acquisto</em>, tipo:<br />
  403. <code>info@azienda.it</code>, <code>ufficio@pec.it</code>, <code>gigi.webmaster@gmail.com</code> (sì, succede).</p>
  404. <p>Vai sulla homepage del provider dove sembra stia l’hosting (puoi scoprirlo dai DNS, come visto prima) e prova a fare il recupero password con le email più probabili. A volte il sistema ti dà almeno un indizio (“email inviata se esiste un account”), altre volte no.</p>
  405. <p>Se l’indirizzo email non è disponibile, la seconda strada è contattare l’assistenza del provider. Ma attento: <strong>non parlano con te, parlano con l’intestatario</strong>. Se il dominio o l’hosting è registrato a nome del vecchio webmaster, senza deleghe, sei bloccato.</p>
  406. <p>In quel caso serve una PEC con allegata documentazione (visura camerale, documento del titolare, lettera firmata) in cui si richiede il passaggio di proprietà. Alcuni provider sono più flessibili (Aruba e Register di solito collaborano), altri ti faranno passare dal modulo dei reclami.</p>
  407. <p>Se invece il dominio è tuo, ma non hai le credenziali, puoi sempre richiedere un reset formale. Il punto è: <strong>serve provarlo</strong>. L’intestazione va controllata con una <a title="Controlla a chi è intestato un dominio" href="https://who.is" target="_blank" rel="noopener">whois</a> o accedendo all’area clienti.</p>
  408. <p>Infine, l’<strong>accesso FTP</strong>: se hai accesso a WordPress, puoi installare un plugin tipo <code>File Manager</code> per vedere e modificare i file. Ma attenzione: è una toppa, non una soluzione. Serve l’accesso FTP vero, per fare backup, scaricare il sito, aggiornare manualmente e soprattutto <em>uscire da emergenze</em> senza dover sempre entrare da WordPress.</p>
  409. <p>Recuperarlo dipende tutto dal provider: se riesci a entrare nel pannello di hosting, lì dentro trovi IP, porta, username e password FTP. Se non riesci… devi ricostruire tutto. E sì, a volte è più veloce fare un sito nuovo.</p>
  410. <h2>Lezione imparata: non lasciare mai il sito in ostaggio</h2>
  411. <p>Quando un sito viene lasciato in balia del tempo, del caso o di un webmaster che non risponde più… è sempre un disastro. Non importa quanto fosse ben fatto: se non puoi metterci mano, <strong>non è tuo davvero</strong>.</p>
  412. <p>Il sito web deve essere come le chiavi della tua azienda: puoi affidarne la gestione a qualcuno, ma <strong>devi sapere dove stanno</strong>. Questo vale per:</p>
  413. <ul>
  414. <li>Il dominio (intestato a te, non al tecnico)</li>
  415. <li>Il pannello dell’hosting</li>
  416. <li>L’accesso al CMS</li>
  417. <li>I DNS e le email aziendali</li>
  418. <li>I backup (sapere dove sono e come si ripristinano)</li>
  419. </ul>
  420. <p>E sì, serve <strong>documentare tutto</strong>. Anche solo un PDF con un riepilogo: “Hosting su SiteGround, account intestato a Mario Rossi, email principale: mario@azienda.it, FTP: ftp.azienda.it, CMS: WordPress, builder: Elementor, backup automatico ogni 24h.”</p>
  421. <p>Perché il tecnico può cambiare. Il server può cambiare. Il sito stesso può essere rifatto da zero. Ma se tu <em>non sei padrone della struttura</em>, ti ritroverai sempre a inseguire il codice di qualcun altro.</p>
  422. <p>Fatti dare tutto. Segnati tutto. Salvalo su carta, su cloud, su una chiavetta.<br />
  423. E se non ce l’hai… chiedilo.<br />
  424. E se non te lo vogliono dare… <strong>qualcosa non va</strong>.</p>
  425. <p>Un sito ben fatto non è solo bello o veloce. È un sito che puoi gestire, controllare, e — all’occorrenza — passare a un nuovo professionista <em>senza perdere la testa (e il dominio).</em></p>
  426. <p style="font-size: 18px; margin: 0;"><strong>Il tuo webmaster è sparito?</strong><br />
  427. Se ti sei ritrovato con un sito bloccato, abbandonato o inaccessibile, posso aiutarti a rimetterlo in sesto. <img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f4de.png" alt="📞" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> <a title="Contattami tramite il form" href="https://www.davidemurmora.com/siti-internet-torino-preventivi-e-contatti/">Contattami qui</a>.</p>
  428. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/quando-il-webmaster-scompare/">Quando il webmaster scompare</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  429. ]]></content:encoded>
  430. </item>
  431. <item>
  432. <title>Il sito web non serve più. Tranne quando è l’unica cosa che conta.</title>
  433. <link>https://www.davidemurmora.com/il-sito-web-non-serve-piu-tranne-quando-e-lunica-cosa-che-conta/</link>
  434. <dc:creator><![CDATA[davide murmora]]></dc:creator>
  435. <pubDate>Fri, 20 Jun 2025 14:08:31 +0000</pubDate>
  436. <category><![CDATA[Siti internet]]></category>
  437. <guid isPermaLink="false">https://www.davidemurmora.com/?p=3280</guid>
  438.  
  439. <description><![CDATA[<p>Ogni settimana spunta fuori qualcuno — un cliente, un amico, uno pseudo-consulente in giacca slim fit — che ti dice: “Tanto oggi il sito non serve più, fai tutto con Instagram.” Oppure: “Io ho ChatGPT, mi faccio fare i testi in due secondi.” O ancora, la più gettonata del 2025: “Tanto ormai la gente cerca&#8230;&#160;<a href="https://www.davidemurmora.com/il-sito-web-non-serve-piu-tranne-quando-e-lunica-cosa-che-conta/" rel="bookmark"><span class="screen-reader-text">Il sito web non serve più. Tranne quando è l’unica cosa che conta.</span></a></p>
  440. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/il-sito-web-non-serve-piu-tranne-quando-e-lunica-cosa-che-conta/">Il sito web non serve più. Tranne quando è l’unica cosa che conta.</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  441. ]]></description>
  442. <content:encoded><![CDATA[<p><img loading="lazy" decoding="async" class="aligncenter wp-image-3285" src="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/Vignetta-manager-entusiasta-sito-lento.webp" alt="Manager entusiasta in riunione annuncia che il sito dell’azienda è più lento dei competitor, mentre attorno tutti sono tristi e i grafici mostrano cali." width="600" height="400" srcset="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/Vignetta-manager-entusiasta-sito-lento.webp 930w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/Vignetta-manager-entusiasta-sito-lento-300x200.webp 300w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/Vignetta-manager-entusiasta-sito-lento-150x100.webp 150w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/Vignetta-manager-entusiasta-sito-lento-768x512.webp 768w" sizes="auto, (max-width: 600px) 100vw, 600px" /></p>
  443. <p>Ogni settimana spunta fuori qualcuno — un cliente, un amico, uno pseudo-consulente in giacca slim fit — che ti dice:<br />
  444. “<em>Tanto oggi il sito non serve più, fai tutto con Instagram.</em>”<br />
  445. Oppure:<br />
  446. “<em>Io ho ChatGPT, mi faccio fare i testi in due secondi.</em>”<br />
  447. O ancora, la più gettonata del 2025:<br />
  448. “<em>Tanto ormai la gente cerca tutto su TikTok.</em>”</p>
  449. <p>Sì, lo so. Li hai sentiti anche tu. E magari per un momento ci hai creduto.</p>
  450. <p>E perché ci hai creduto?<br />
  451. Perché queste affermazioni hanno un fondo di verità che le rende credibili, ma ad annusarle da vicino odorano di torto marcio.</p>
  452. <p>Perché nel marasma di canali digitali che ci fanno correre dietro ai like, ai follower, agli open rate e agli algoritmi ballerini, c’è un momento cruciale — anzi: c’è l’unico momento che conta davvero — in cui un potenziale cliente si ferma, cerca conferme, e va a vedere il tuo sito.</p>
  453. <p><strong>E lì si decide tutto.</strong></p>
  454. <p>Se trova un sito fatto con lo stampino, lento come un modem 56k e con i testi scritti cinque anni fa, estrapolati da quel vecchio opuscolo informativo… click, chiude, addio.</p>
  455. <p>Se invece trova qualcosa che parla chiaro, che gli mostra subito chi sei, cosa fai e perché dovrebbe fidarsi, allora resta. E magari clicca su “contattami”.</p>
  456. <p>Quindi sì, puoi anche vivere (e bene) senza un sito.<br />
  457. Finché non ti serve davvero per una conversione.</p>
  458. <p>E indovina? Quando ti serve… dev’essere pronto.</p>
  459. <h2>Tutti dicono che il sito non serve più</h2>
  460. <p>Siamo nell’epoca dei contenuti “liquidi”: storie che spariscono in 24 ore, dirette che nessuno guarda per intero, post che valgono finché l’algoritmo ci grazia.</p>
  461. <p>Il sito? Roba da boomer, dicono. Una cosa “ferma”, vecchio stile.<br />
  462. Nel tempo in cui tutto deve ballare, cambiare, reagire e rincorrere i trend, chi ha tempo di <em>navigare</em> un sito?</p>
  463. <p>E in effetti, oggi si può fare molto anche senza.<br />
  464. Puoi vendere su Instagram, fare customer care su WhatsApp, lanciare prodotti su Telegram, creare hype con TikTok, persino farti trovare con un post virale su LinkedIn.<br />
  465. Tutti strumenti validi. Tutti strumenti <strong>transitori</strong>.</p>
  466. <p>Perché ogni piattaforma è un condominio in affitto. Tu arredi, investi, fai storie, ma non possiedi nulla.<br />
  467. Il giorno che cambia l’algoritmo, o ti chiudono l’account, o semplicemente il pubblico si sposta, resti lì, con la tua bella brand identity e nessuno che ti ascolta.</p>
  468. <p><strong>Il sito, invece, è casa tua.</strong></p>
  469. <p>Ma questo è il punto che molti dimenticano. Si confonde il <em>traffico</em> con il <em>valore</em>.<br />
  470. Si confonde l’attenzione con l’autorevolezza.</p>
  471. <p>E soprattutto si confonde il viaggio con l’arrivo.<br />
  472. Perché sì, oggi si può arrivare al cliente in mille modi diversi.<br />
  473. Ma quando è <em>lui</em> che vuole arrivare a <em>te</em> — davvero — va a vedere se esisti per davvero.<br />
  474. E lo fa nel posto più banale e cruciale: <strong>il tuo sito</strong>.</p>
  475. <h2>Ma i tuoi competitor guadagnano dal sito, perché tu no?</h2>
  476. <p>Qui viene il bello: mentre tu stai ancora chiedendoti se il sito serva davvero, c’è chi con il sito ci lavora ogni giorno. E ci guadagna.</p>
  477. <p>Non parlo di colossi o e-commerce da milioni di euro. Parlo del tuo concorrente diretto. Quello che fa (più o meno) le tue stesse cose, con le stesse difficoltà, nella stessa città. E che però – chissà come mai – appare sempre prima di te su Google. Ha un sito che sembra vivo, aggiornato, credibile. E sì, riceve richieste. Costantemente.</p>
  478. <p>Non perché ha fatto un sito figo. Ma perché ha capito a cosa serve.</p>
  479. <p>Il sito non è più la brochure online degli anni ’90. E neanche una vetrina statica come quelle rifatte in fretta nel 2020, quando “bastava esserci”.</p>
  480. <p>Oggi un sito è un <strong>touchpoint strategico</strong> all’interno di un percorso. È la pagina dove si arriva dopo aver visto un video su Instagram. È il link che si apre dopo aver letto un consiglio in un gruppo Facebook. È il posto dove una persona dice: “Ok, mi interessa. Fammi capire meglio.”</p>
  481. <p>E tu che cosa gli fai trovare?</p>
  482. <p>Una homepage in Times New Roman, un modulo contatti senza privacy policy, nessuna foto reale, nessuna risposta alle domande che si sta facendo?</p>
  483. <p>Se non vendi col sito, magari non è colpa del sito in sé. Magari è solo che l’hai trattato come un volantino. E il tuo concorrente, invece, ci ha costruito un hub.</p>
  484. <h2>Come deve essere un sito oggi</h2>
  485. <p>Se il tuo sito è ancora “Chi siamo &#8211; Dove siamo &#8211; Contattaci”, sei fermo a una visione del web che non esiste più.</p>
  486. <blockquote><p>Oggi un sito deve essere <strong>uno strumento</strong>. Non una cornice decorativa.<br />
  487. Uno strumento che lavora mentre tu dormi, che spiega, filtra, dimostra, rassicura.<br />
  488. Uno che fa capire subito: “ok, sono nel posto giusto”.</p></blockquote>
  489. <p>Come? Partendo da tre elementi fondamentali:</p>
  490. <p><strong>1. Chiarezza.</strong> Il visitatore deve capire <em>subito</em> cosa fai, per chi lo fai, e cosa può ottenere se si affida a te. Niente slogan vaghi. Niente “leader del settore” scritto in grassetto. La chiarezza vince sull’estetica.</p>
  491. <p><strong>2. Contenuti che rispondono.</strong> Non solo testi SEO-friendly, ma contenuti che rispondono davvero alle domande dell’utente. “Come funziona?” – “Quanto costa?” – “Cosa succede dopo che ti contatto?” – Se non trova queste risposte, se ne va.</p>
  492. <p><strong>3. Fiducia visiva.</strong> Immagini reali, testimonianze autentiche, dati concreti, un tono di voce coerente con la tua identità. Oggi le persone capiscono subito se un sito è “finto”. E se lo è, non tornano.</p>
  493. <p>Non serve un sito fantascientifico. Serve un sito <strong>onesto, diretto, pulito</strong> e – soprattutto – <strong>utile</strong>.</p>
  494. <p>Perché nel dubbio, tra il sito bello e quello utile… l’utente sceglie quello utile. <strong>Sempre</strong>.</p>
  495. <h2>Se hai già un sito che non fa il suo lavoro</h2>
  496. <p>La buona notizia? Non serve distruggere tutto per ricominciare da zero.</p>
  497. <p>Quasi sempre, sotto la polvere digitale e l&#8217;odore di chiuso e muffa che proviene da copy decennale, c’è un sito che può essere recuperato. Ma prima di metterci mano, bisogna cambiare mentalità.</p>
  498. <p>Non pensare al sito come a un oggetto finito. Pensalo come a un <strong>processo</strong>. Un organismo vivo. Che cresce con te.<br />
  499. Che si adatta.</p>
  500. <p>Prima cosa: <strong>mettiti nei panni di chi arriva per la prima volta</strong>. Non ti conosce, non sa cosa fai, ha dieci tab aperti. Perché dovrebbe scegliere proprio te? La risposta deve saltare fuori in tre secondi. Non in fondo a una pagina chilometrica, non nascosta in una slideshow piena di stock image.</p>
  501. <p>Seconda cosa: <strong>ascolta i tuoi clienti attuali</strong>. Quali domande ti fanno sempre? Quali dubbi? Quali ostacoli li bloccano prima di contattarti? Quelle sono le informazioni che vanno messe sul sito, chiare e in bella vista.</p>
  502. <p>Terza cosa: <strong>semplifica</strong>. Riduci le sezioni, elimina i contenuti ridondanti, riscrivi le frasi che non diresti mai dal vivo. Nessuno legge per dovere: legge solo se gli serve davvero. Ogni parola deve guadagnarsi il suo posto.</p>
  503. <p>Il sito non è una vetrina da ammirare. È una porta da varcare.<br />
  504. Ma deve essere aperta, accogliente e – soprattutto – <strong>non cigolare quando uno ci clicca sopra</strong>.</p>
  505. <h2>Rifare da zero? La tentazione.</h2>
  506. <p>Molto spesso c&#8217;è la tentazione di rifare tutto da zero, ma spesso no serve una demolizione, ma una ristrutturazione.</p>
  507. <p>Se il tuo sito esiste da anni, probabilmente ha dentro pezzi buoni: magari dei testi genuini, magari un dominio che Google conosce, magari qualche pagina ben posizionata. <strong>Buttare tutto è l’ultima opzione</strong>, e quasi mai è quella giusta.</p>
  508. <p>Più spesso si tratta di togliere il superfluo, aggiornare quello che conta, sistemare ciò che blocca.</p>
  509. <p>Un sito può essere rifatto per gradi. Si può cominciare dalla homepage. Poi rivedere i servizi. Poi aggiungere un blog se ha senso. Nessuno dice che domani devi lanciare la nuova versione con fanfara e fuochi d’artificio.</p>
  510. <p><strong>Ma qualcosa, oggi, puoi cominciare a farlo.</strong><br />
  511. Anche solo guardarlo con occhi nuovi. Anche solo chiederti: se oggi atterrassi qui per la prima volta… mi fiderei?</p>
  512. <p>Perché il sito, alla fine, è questo: <strong>un atto di fiducia digitale</strong>.<br />
  513. Non è tecnologia. È relazione. È il posto dove qualcuno che non ti conosce ancora può cominciare a fidarsi.</p>
  514. <p>E fidati: quando funziona, si vede. E si sente anche dalla casella mail, che inizia a riempirsi di richieste vere, non spam.</p>
  515. <h2>Strumenti per cominciare davvero</h2>
  516. <p>Hai letto fin qui. Il che significa che una domanda te la stai facendo:</p>
  517. <p><em>“Ok, il mio sito fa schifo oppure semplicemente non lavora come dovrebbe?”</em></p>
  518. <p>La buona notizia è che puoi scoprirlo subito, gratis, e senza installare nulla all&#8217;interno del sito.</p>
  519. <p>Ecco tre strumenti che puoi aprire anche adesso, con un caffè in mano e senza sapere una riga di codice:</p>
  520. <ul>
  521. <li><strong><a title="Vai a Google PageSpeed Insights" href="https://pagespeed.web.dev/" target="_blank" rel="noopener">PageSpeed Insights</a></strong>: ti dice se il tuo sito è un razzo o una lumaca. Se carica lento, l’utente scappa (e Google pure).</li>
  522. <li><strong><a title="Vai a Nibbler Test" href="https://nibbler.silktide.com/" target="_blank" rel="noopener">Nibbler</a></strong>: servizio completo: un report automatico su accessibilità, usabilità, SEO, link rotti e tutto il resto. In due minuti ti fa arrossire o gongolare.</li>
  523. <li><strong><a title="Vai a Ubersuggest" href="https://neilpatel.com/ubersuggest/" target="_blank" rel="noopener">Ubersuggest</a></strong>: per vedere se Google ti considera o ti ignora. E per sbirciare i tuoi competitor con eleganza.</li>
  524. </ul>
  525. <p>Non servono guru. Serve solo cominciare. Ricordati che ogni cosa si può risolvere, anche se il tuo sito è lento come fosse fermo ed ha report orribili, tutto è sistemabile, questi strumenti sono indicativi, per farti dire &#8220;ecco, lo sapevo che c&#8217;era qualcosa!&#8221; non per farti preoccupare.</p>
  526. <h2>Parliamone</h2>
  527. <p>Se hai un sito che esiste da anni, ma non porta risultati… non serve buttarlo giù e rifarlo in stile Las Vegas. Magari bastano due colpi di lima, un po’ di contenuti freschi e una struttura pensata per chi arriva da fuori.</p>
  528. <p>Scrivimi. Niente consulenze da mille euro. Solo una chiacchierata vera, per capire cosa hai, cosa ti serve e cosa si può fare di concreto senza perdere tempo (né budget).</p>
  529. <p>Perché oggi il sito non serve più… <strong>tranne quando è l’unica cosa che conta davvero</strong>.<br />
  530. <a style="display: inline-block; margin-top: 20px; background-color: #fdd333; color: #000; padding: 12px 28px; font-weight: bold; font-size: 16px; border-radius: 40px; box-shadow: 0 3px 8px rgba(0, 0, 0, 0.2); text-decoration: none;" title="Contattami" href="https://www.davidemurmora.com/siti-internet-torino-preventivi-e-contatti/"><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/2705.png" alt="✅" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Contattami</a></p>
  531. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/il-sito-web-non-serve-piu-tranne-quando-e-lunica-cosa-che-conta/">Il sito web non serve più. Tranne quando è l’unica cosa che conta.</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  532. ]]></content:encoded>
  533. </item>
  534. <item>
  535. <title>Perché AEO è la nuova SEO – Answer Engine Optimization</title>
  536. <link>https://www.davidemurmora.com/perche-aeo-e-la-nuova-seo-answer-engine-optimization/</link>
  537. <dc:creator><![CDATA[davide murmora]]></dc:creator>
  538. <pubDate>Sun, 15 Jun 2025 08:23:05 +0000</pubDate>
  539. <category><![CDATA[SEO]]></category>
  540. <guid isPermaLink="false">https://www.davidemurmora.com/?p=3178</guid>
  541.  
  542. <description><![CDATA[<p>Perché AEO è la nuova SEO – Answer Engine Optimization? SEO nel 2025 non è più la stessa cosa. Non del tutto, almeno. Le SERP esistono ancora, certo, ma da qualche tempo hanno smesso di essere l’unico posto dove si gioca la partita della visibilità. È come se il campo si fosse allargato. O, per&#8230;&#160;<a href="https://www.davidemurmora.com/perche-aeo-e-la-nuova-seo-answer-engine-optimization/" rel="bookmark"><span class="screen-reader-text">Perché AEO è la nuova SEO – Answer Engine Optimization</span></a></p>
  543. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/perche-aeo-e-la-nuova-seo-answer-engine-optimization/">Perché AEO è la nuova SEO – Answer Engine Optimization</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  544. ]]></description>
  545. <content:encoded><![CDATA[<figure id="attachment_3182" aria-describedby="caption-attachment-3182" style="width: 600px" class="wp-caption aligncenter"><img loading="lazy" decoding="async" class="wp-image-3182" src="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/vignetta-aeo-scrivere-per-le-ai-1024x683.webp" alt="Un uomo frustrato scrive al computer mentre un robot lo osserva e dice “C’è un refuso alla riga quattro”" width="600" height="400" srcset="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/vignetta-aeo-scrivere-per-le-ai-1024x683.webp 1024w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/vignetta-aeo-scrivere-per-le-ai-300x200.webp 300w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/vignetta-aeo-scrivere-per-le-ai-150x100.webp 150w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/vignetta-aeo-scrivere-per-le-ai-768x512.webp 768w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/vignetta-aeo-scrivere-per-le-ai-930x620.webp 930w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/vignetta-aeo-scrivere-per-le-ai.webp 1536w" sizes="auto, (max-width: 600px) 100vw, 600px" /><figcaption id="caption-attachment-3182" class="wp-caption-text">scrivere per le IA può essere frustrante</figcaption></figure>
  546. <p>Perché AEO è la nuova SEO – Answer Engine Optimization?</p>
  547. <p>SEO nel 2025 non è più la stessa cosa. Non del tutto, almeno.<br />
  548. Le SERP esistono ancora, certo, ma da qualche tempo hanno smesso di essere <strong>l’unico posto dove si gioca la partita della visibilità</strong>.<br />
  549. È come se il campo si fosse allargato. O, per essere più precisi, come se non ci fosse più un campo visibile.</p>
  550. <p>Hai notato anche tu?<br />
  551. Tu cerchi una cosa su Google… ma non sempre clicchi. Spesso leggi. Leggi quella risposta generata in cima alla pagina, come se te l’avesse scritta qualcuno di informato, educato e pure veloce.<br />
  552. Ma non è umano. <strong>È una IA</strong>.</p>
  553. <p>E la cosa più assurda è che quella IA sta leggendo i nostri siti. Sta leggendo il tuo.<br />
  554. Lo analizza, lo digerisce, e poi decide se tu sei degno di far parte della risposta.<br />
  555. Non della classifica. Della risposta.</p>
  556. <p>Questo nuovo gioco ha un nome. Si chiama <strong>AEO: Answer Engine Optimization</strong>.<br />
  557. Ed è la cosa che dovresti cominciare a studiare ieri, se vuoi che il tuo sito venga ancora considerato utile da chi risponde al posto tuo.</p>
  558. <h2>AEO funziona solo su Google?</h2>
  559. <p>No.<br />
  560. Anzi, Google è solo l’inizio.<br />
  561. Perché oggi le risposte non te le dà solo il motore di ricerca: <strong>te le dà chiunque abbia un LLM sotto il cofano</strong>.<br />
  562. <strong>LLM</strong> è l’acronimo di <strong>Large Language Model</strong>, cioè modello linguistico di grandi dimensioni.</p>
  563. <p>In parole semplici: è un’intelligenza artificiale addestrata su <strong>miliardi di parole</strong>, capace di comprendere il linguaggio umano, prevedere il testo successivo, generare risposte, riassunti, articoli, codice, email… insomma: legge, capisce e scrive.</p>
  564. <p>Hai mai provato a chiedere qualcosa a <strong>ChatGPT con browsing attivo</strong>?<br />
  565. O a <strong>Perplexity.ai</strong>?<br />
  566. O magari sei uno di quelli che ha installato <strong>Arc Browser</strong>, o usa <strong>Microsoft Copilot</strong> dentro Edge.<br />
  567. Bene: in tutti questi casi, non ti compare una classica SERP. Ti arriva una <strong>risposta diretta</strong>, cucita con i contenuti di chi ha saputo farsi leggere bene dall’intelligenza artificiale.</p>
  568. <p>E no, non basta avere un sito fatto bene.<br />
  569. Non basta aver scritto “le migliori scarpe da running” e aspettare che Google ti metta in cima.<br />
  570. Perché adesso il tuo contenuto <strong>viene letto, interpretato e riscritto</strong>. E magari citato. O dimenticato.<br />
  571. Dipende da quanto sei chiaro, strutturato e soprattutto <strong>credibile</strong>.</p>
  572. <p>Questa è la nuova sfida: <strong>non comparire in classifica</strong>, ma <strong>essere dentro la risposta</strong>.<br />
  573. E questa risposta può arrivare da Google, certo.<br />
  574. Ma anche da <strong>ChatGPT</strong>, da <strong>You.com</strong>, da <strong>Amazon Q</strong>, dal sistema di suggerimenti di <strong>Brave</strong>, o da qualunque altro assistente virtuale in grado di sintetizzare contenuti.</p>
  575. <p>Non stai più parlando a un algoritmo di ranking.<br />
  576. <strong>Stai parlando a un lettore che non esiste.</strong><br />
  577. Un lettore che non clicca, non compra, non ti segue su Instagram.<br />
  578. Ma decide se sei abbastanza bravo da meritarti <strong>una citazione in una risposta generata</strong>.</p>
  579. <p>Benvenuto nell’epoca dell’AEO.<br />
  580. Non ottimizzi più solo per Google. <strong>Ottimizzi per chiunque legga come una macchina.</strong></p>
  581. <div style="border: 2px solid #ccc; padding: 20px; border-radius: 8px; background: #f9f9f9; margin: 30px 0;">
  582. <p><strong><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f9e0.png" alt="🧠" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Chi legge davvero i tuoi contenuti nel 2025?</strong></p>
  583. <p>Non sono più (solo) le persone. I tuoi testi oggi vengono letti, interpretati e sintetizzati da intelligenze artificiali. Ecco i principali <strong>LLM – Large Language Model</strong> che stanno ridefinendo la SEO in chiave AEO:</p>
  584. <ul style="margin-top: 10px; padding-left: 20px;">
  585. <li><a title="GPT-4 su OpenAI" href="https://openai.com/gpt-4" target="_blank" rel="nofollow noopener noreferrer">GPT-4 (OpenAI)</a> – alla base di ChatGPT Plus e Bing Copilot</li>
  586. <li><a title="Copilot in Microsoft Edge" href="https://www.microsoft.com/en-us/edge/features/copilot" target="_blank" rel="nofollow noopener noreferrer">Copilot (Microsoft/Bing)</a> – integrato in Edge, Bing e Windows 11</li>
  587. <li><a title="Gemini AI di Google DeepMind" href="https://deepmind.google/technologies/gemini/" target="_blank" rel="nofollow noopener noreferrer">Gemini (Google)</a> – usato in Google SGE e Bard</li>
  588. <li><a title="Claude AI di Anthropic" href="https://www.anthropic.com/index/introducing-claude" target="_blank" rel="nofollow noopener noreferrer">Claude (Anthropic)</a> – scelto da Notion, Slack, DuckDuckGo</li>
  589. <li><a title="Meta AI e LLaMA" href="https://ai.meta.com/llama/" target="_blank" rel="nofollow noopener noreferrer">LLaMA (Meta)</a> – open-source, integrato in WhatsApp e Instagram</li>
  590. <li><a title="Mistral AI – Mixtral" href="https://mistral.ai/news/mixtral-of-experts/" target="_blank" rel="nofollow noopener noreferrer">Mixtral (Mistral AI)</a> – modello europeo a esperti misti</li>
  591. <li><a title="Cohere Command R" href="https://cohere.com/models/command-r" target="_blank" rel="nofollow noopener noreferrer">Command R (Cohere)</a> – focalizzato su compressione e ricerca</li>
  592. </ul>
  593. <p>&nbsp;</p>
  594. <p>Questi modelli alimentano strumenti che generano risposte al posto tuo. Alcuni esempi:</p>
  595. <ul style="margin-top: 10px; padding-left: 20px;">
  596. <li><a title="Perplexity AI" href="https://www.perplexity.ai" target="_blank" rel="nofollow noopener noreferrer">Perplexity.ai</a> – motore di risposta con fonti citate</li>
  597. <li><a title="ChatGPT (GPT-4)" href="https://chat.openai.com" target="_blank" rel="nofollow noopener noreferrer">ChatGPT (GPT-4 + browsing)</a> – legge e riscrive il tuo sito in tempo reale</li>
  598. <li><a title="Bing Chat Copilot" href="https://www.bing.com/search?q=chat" target="_blank" rel="nofollow noopener noreferrer">Bing Copilot</a> – mostra risposte invece di link</li>
  599. <li><a title="You.com" href="https://you.com" target="_blank" rel="nofollow noopener noreferrer">You.com</a> – ibrido tra ricerca e sintesi AI</li>
  600. <li><a title="Arc Browser AI" href="https://arc.net" target="_blank" rel="nofollow noopener noreferrer">Arc Browser</a> – assistente AI per ogni pagina</li>
  601. <li><a title="Brave Search AI Answers" href="https://brave.com/search-ai/" target="_blank" rel="nofollow noopener noreferrer">Brave Search</a> – genera risposte AI direttamente nella ricerca</li>
  602. </ul>
  603. <p style="margin-top: 10px;"><strong>Ottimizzare per AEO</strong> significa <em>non solo farsi trovare</em>, ma <em>farsi capire, citare e preferire</em> da queste intelligenze. Perché loro decidono cosa dire, cosa tagliare… e se tu vali una risposta.</p>
  604. </div>
  605. <h2>Come si fa AEO? (Esempi pratici e un po’ di codice)</h2>
  606. <p>Fare AEO non significa abbandonare la SEO, ma andare oltre. Se la SEO tradizionale mira a farti <em>posizionare</em>, l’AEO punta a farti <strong>citare nella risposta</strong>. E per farlo, serve scrivere in modo comprensibile… <em>per una macchina</em>.</p>
  607. <p>Ecco cosa funziona (e cosa no) quando vuoi ottimizzare per i motori di risposta:</p>
  608. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/2705.png" alt="✅" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Scrivi in modo diretto, dichiarativo e completo</h3>
  609. <p>I modelli LLM amano le frasi chiare, che iniziano con <strong>“Cos’è”, “Come si fa”, “Quanto costa”, “Perché…”</strong>. I paragrafi introdotti da domande e seguiti da risposte esaustive sono perfetti da citare.</p>
  610. <pre><code>&lt;h3&gt;Quanto costa una consulenza SEO a Torino?&lt;/h3&gt;
  611. &lt;p&gt;Il prezzo medio per una consulenza SEO a Torino varia da 60 a 100 euro l’ora. I pacchetti mensili partono da 400 euro.&lt;/p&gt;
  612. </code></pre>
  613. <p>Più è sintetico, specifico e affidabile, più è probabile che venga usato in una risposta AI. Non servono 800 parole: serve una risposta che sembra già “pronta per la sintesi”.</p>
  614. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/274c.png" alt="❌" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Evita introduzioni vuote, fuffa, giri di parole</h3>
  615. <p>Quante volte hai letto: <em>“Nel panorama attuale del marketing digitale, la SEO riveste un ruolo cruciale in quanto disciplina in continua evoluzione…”</em><br />
  616. Ecco: l’AI non la cita. Mai.</p>
  617. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/2705.png" alt="✅" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Usa marcatori semantici e struttura logica</h3>
  618. <p>Le AI leggono HTML, e se usi tag chiari (<code>&lt;h2&gt;</code>, <code>&lt;strong&gt;</code>, <code>&lt;ul&gt;</code>) gli faciliti il compito. Le liste puntate con informazioni reali funzionano molto bene.</p>
  619. <pre><code>&lt;h3&gt;Vantaggi dell’ottimizzazione AEO&lt;/h3&gt;
  620. &lt;ul&gt;
  621.  &lt;li&gt;Aumenti la visibilità nelle risposte generative&lt;/li&gt;
  622.  &lt;li&gt;Fai branding anche senza click&lt;/li&gt;
  623.  &lt;li&gt;Dimostri competenza agli occhi dell’AI&lt;/li&gt;
  624. &lt;/ul&gt;
  625. </code></pre>
  626. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/2705.png" alt="✅" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Aggiungi dati, numeri e contesto locale</h3>
  627. <p>Un LLM cerca fonti che sembrano credibili. Se metti numeri aggiornati, statistiche, nomi di città o esempi concreti, aumenti la probabilità che ti consideri “affidabile”.</p>
  628. <pre><code>&lt;p&gt;Nel 2024, oltre il 63% delle ricerche su Google ha generato una risposta senza click, secondo SparkToro.&lt;/p&gt;
  629. </code></pre>
  630. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/2705.png" alt="✅" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Usa Schema.org (ma senza ossessionarti)</h3>
  631. <p>AEO non richiede markup perfetto, ma un buon <strong>JSON-LD</strong> per LocalBusiness, FAQ, Article o HowTo può aiutare un LLM a capire meglio di cosa parli.</p>
  632. <pre><code>{
  633.  "@context": "https://schema.org",
  634.  "@type": "FAQPage",
  635.  "mainEntity": {
  636.    "@type": "Question",
  637.    "name": "Cos'è la Answer Engine Optimization?",
  638.    "acceptedAnswer": {
  639.      "@type": "Answer",
  640.      "text": "È l'ottimizzazione per i motori di risposta, come ChatGPT, Perplexity e SGE."
  641.    }
  642.  }
  643. }
  644. </code></pre>
  645. <p>Non stai solo scrivendo per Google. Stai scrivendo per un lettore automatico che vuole sapere se <em>tu</em> puoi spiegare una cosa meglio degli altri.</p>
  646. <h2>Come misurare se stai facendo AEO bene</h2>
  647. <p>Ok, hai scritto il tuo articolo con frasi chiare, risposte dichiarative, markup in ordine e un tono umano. Ma <strong>come fai a sapere se stai davvero ottimizzando per le AI?</strong> Non esiste (ancora) un “AEO Audit” nei tool classici. Però puoi fare alcune verifiche molto pratiche.</p>
  648. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f50d.png" alt="🔍" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> 1. Cerca su Perplexity</h3>
  649. <p>Vai su <a title="Perplexity AI" href="https://www.perplexity.ai" target="_blank" rel="nofollow noopener noreferrer">Perplexity.ai</a> e cerca una domanda simile a quella che tratti nel tuo articolo.<br />
  650. Se compare un riassunto con la tua pagina come fonte… congratulazioni: sei dentro una risposta AI.<br />
  651. E se non ci sei? Rivedi chiarezza, struttura, e tono.</p>
  652. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f9ea.png" alt="🧪" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> 2. Prova su ChatGPT (con browsing)</h3>
  653. <p>Apri <a title="ChatGPT" href="https://chat.openai.com" target="_blank" rel="nofollow noopener noreferrer">ChatGPT</a> con browsing attivo (serve il piano Plus) e chiedi qualcosa come:<br />
  654. <em>“Cos’è *domanda pertinente al tuo sito*?”</em> o <em>“Qual è il miglior *domanda pertinente al tuo sito*?”</em><br />
  655. Se la risposta contiene un riferimento (esplicito o implicito) al tuo sito, è fatta.</p>
  656. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f310.png" alt="🌐" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> 3. Controlla Bing Copilot</h3>
  657. <p>Cerca su <a title="Bing Chat" href="https://www.bing.com/search?q=chat" target="_blank" rel="nofollow noopener noreferrer">Bing</a> con Edge o direttamente da Windows. Anche qui, se entri nel pannello Copilot e fai domande pertinenti, puoi verificare se il tuo sito appare tra le fonti nella risposta.</p>
  658. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f4c8.png" alt="📈" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> 4. Monitora i segnali “strani”</h3>
  659. <p>Alcuni segnali indiretti che stai facendo AEO bene:</p>
  660. <ul style="margin-top: 10px; padding-left: 20px;">
  661. <li>Sessioni in aumento ma <strong>con pochissimi click</strong></li>
  662. <li>Traffico referral da <strong>chat.openai.com</strong>, <strong>you.com</strong> o <strong>perplexity.ai</strong></li>
  663. <li>Un picco di ricerche brand o <strong>domande vocali</strong> molto specifiche</li>
  664. </ul>
  665. <p>AEO non porta (subito) più click. Ma porta visibilità, autorevolezza, citazioni.<br />
  666. E in un web dove metà degli utenti <strong>non clicca più niente</strong>, forse è proprio quella la metrica che conta.</p>
  667. <div style="border-left: 5px solid #0073aa; background: #f1f8ff; padding: 20px; margin: 40px 0;">
  668. <p style="margin: 0; font-size: 1.1em;"><strong><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f3af.png" alt="🎯" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Consiglio dell’esperto:</strong></p>
  669. <p style="margin-top: 10px;">Vuoi vedere un esempio concreto di contenuto pensato per essere letto (e capito) da Google SGE?<br />
  670. Dai un’occhiata a <a title="Leggi l&#039;articolo sulle tecniche SEO 2025" href="https://www.davidemurmora.com/seo-2025-due-tecniche-nuove-che-nessuno-sta-usando-ma-funzionano/">questo articolo sulle tecniche SEO 2025</a>:<br />
  671. ci trovi due strategie pratiche per strutturare i tuoi testi in modo che piacciano agli algoritmi generativi.</p>
  672. </div>
  673. <h2>Per la SEO segnalo la pagina. Ma per l’AEO, come faccio a far leggere i miei testi alle AI?</h2>
  674. <p>Con la SEO classica, il meccanismo è chiaro: scrivi un articolo, lo pubblichi, Google lo trova (prima o poi) e, se vuoi accelerare, lo segnali tramite la Search Console.<br />
  675. Ma con l’AEO non funziona così. Non c’è una “AEO Console” dove puoi inviare i tuoi testi a ChatGPT, Perplexity o Bing Copilot.</p>
  676. <p><strong>La verità è che non devi “segnalare” niente.</strong><br />
  677. Devi solo pubblicare in modo che ti trovino. Ecco come funziona:</p>
  678. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f30d.png" alt="🌍" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> 1. Le AI leggono direttamente dal tuo sito</h3>
  679. <p>Strumenti come <strong>Perplexity.ai</strong> o <strong>ChatGPT con browsing</strong> non si affidano solo a Google: fanno crawling direttamente sul tuo sito, <strong>leggendo in tempo reale</strong> i contenuti se sono pubblici e accessibili.<br />
  680. Basta che la pagina sia indicizzata (o almeno visibile via link) e <strong>non bloccata dal robots.txt</strong>.</p>
  681. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f4ce.png" alt="📎" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> 2. Il segnale è… la struttura</h3>
  682. <p>Non segnali, ma <em>strutturi</em>.<br />
  683. Usi titoli chiari, paragrafi leggibili, HTML semantico, markup quando serve. Questo aiuta l’AI a <strong>capire di cosa stai parlando</strong> e a decidere se citarti.<br />
  684. In pratica: <strong>scrivi in modo che una macchina capisca che stai rispondendo a una domanda</strong>.</p>
  685. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f517.png" alt="🔗" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> 3. Link e diffusione contano</h3>
  686. <p>Più il tuo contenuto è linkato (da social, forum, blog, ecc.), più è probabile che venga esplorato dalle AI. Perplexity, ad esempio, considera anche pagine linkate da Reddit, X, Quora e altre fonti.<br />
  687. <strong>Condividere il tuo articolo aiuta davvero</strong>.</p>
  688. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f9e9.png" alt="🧩" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> 4. L’elemento bonus? I dati strutturati</h3>
  689. <p>Non obbligatori, ma i <strong>JSON-LD corretti (FAQ, Article, HowTo…)</strong> aiutano le AI a mappare con precisione il contenuto.<br />
  690. Non lo rendono “segnalato” ma lo rendono <em>più leggibile</em>.</p>
  691. <h3><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f6ab.png" alt="🚫" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> 5. Cosa non serve (e cosa non funziona)</h3>
  692. <p>&#8211; Non esiste una sitemap “per AEO”<br />
  693. &#8211; Non esistono strumenti ufficiali per “segnalare a ChatGPT”<br />
  694. &#8211; Non serve pingare URL come facevamo nel 2010<br />
  695. &#8211; Se blocchi i bot nel robots.txt, è finita<br />
  696. &#8211; Se usi paywall, blocchi cookie o javascript aggressivo, le AI ti ignorano</p>
  697. <p>In pratica: <strong>pubblica in modo accessibile, leggibile e chiaro</strong>, e le AI ti trovano da sole. Ma se pubblichi male, non c’è invio che tenga.</p>
  698. <h2>Ed ora che sono informato come posso muovermi?</h2>
  699. <p>Ora sai cos’è l’AEO, perché sta rivoluzionando la SEO, chi sono i nuovi “lettori” dei tuoi articoli (spoiler: non sono umani), e cosa puoi fare per farti citare invece che ignorare.</p>
  700. <p>Scrivere per le AI non significa scrivere peggio. Significa scrivere <strong>meglio</strong>, con più chiarezza, struttura e contenuto reale.<br />
  701. Significa <strong>uscire dalla gara dei click</strong> e cominciare a giocare il gioco della visibilità post-organica.</p>
  702. <p>E se tutta questa roba ti sembra fighissima, ma un po’ troppo tecnica da gestire da solo&#8230; be’, tranquillo: ci penso io.</p>
  703. <p><a style="display: inline-block; margin-top: 20px; background-color: #fdd333; color: #000; padding: 12px 28px; font-weight: bold; font-size: 16px; border-radius: 40px; box-shadow: 0 3px 8px rgba(0, 0, 0, 0.2); text-decoration: none;" title="Contattami" href="https://www.davidemurmora.com/siti-internet-torino-preventivi-e-contatti/"><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/2705.png" alt="✅" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Contattami</a></p>
  704. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/perche-aeo-e-la-nuova-seo-answer-engine-optimization/">Perché AEO è la nuova SEO – Answer Engine Optimization</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  705. ]]></content:encoded>
  706. </item>
  707. <item>
  708. <title>Costruire Autorevolezza Online</title>
  709. <link>https://www.davidemurmora.com/costruire-autorevolezza-online/</link>
  710. <dc:creator><![CDATA[davide murmora]]></dc:creator>
  711. <pubDate>Sat, 07 Jun 2025 16:10:52 +0000</pubDate>
  712. <category><![CDATA[Blog]]></category>
  713. <category><![CDATA[SEO]]></category>
  714. <guid isPermaLink="false">https://www.davidemurmora.com/?p=3105</guid>
  715.  
  716. <description><![CDATA[<p>Costruire Autorevolezza Online: funnel? Ads? Blog? Ti serve solo una cosa (che nessuno dice mai) Tutti parlano di funnel. Di Facebook Ads. Di content marketing, SEO, storytelling, podcast, YouTube, e newsletter settimanali. Tutti corrono. Si affannano a produrre, testare, lanciare. &#8220;Serve un blog.&#8221; &#8220;No, serve un funnel con tripwire.&#8221; &#8220;Aspetta, adesso vanno i reel. Bisogna&#8230;&#160;<a href="https://www.davidemurmora.com/costruire-autorevolezza-online/" rel="bookmark"><span class="screen-reader-text">Costruire Autorevolezza Online</span></a></p>
  717. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/costruire-autorevolezza-online/">Costruire Autorevolezza Online</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  718. ]]></description>
  719. <content:encoded><![CDATA[<figure id="attachment_3110" aria-describedby="caption-attachment-3110" style="width: 600px" class="wp-caption aligncenter"><img loading="lazy" decoding="async" class="wp-image-3110" src="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/costruzione-autorevolezza-in-doppia-fila.webp" alt="Uomo elegante entra nello studio di un freelancer dicendo che vuole costruire la sua autorevolezza in fretta, perché ha l’auto in doppia fila." width="600" height="400" srcset="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/costruzione-autorevolezza-in-doppia-fila.webp 930w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/costruzione-autorevolezza-in-doppia-fila-300x200.webp 300w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/costruzione-autorevolezza-in-doppia-fila-150x100.webp 150w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/costruzione-autorevolezza-in-doppia-fila-768x512.webp 768w" sizes="auto, (max-width: 600px) 100vw, 600px" /><figcaption id="caption-attachment-3110" class="wp-caption-text">La vera autorevolezza non si costruisce in fretta.<br />Specie se hai parcheggiato male.</figcaption></figure>
  720. <h2>Costruire Autorevolezza Online: funnel? Ads? Blog? Ti serve solo una cosa (che nessuno dice mai)</h2>
  721. <p><strong>Tutti parlano di funnel. Di Facebook Ads. Di content marketing, SEO, storytelling, podcast, YouTube, e newsletter settimanali.</strong></p>
  722. <p>Tutti corrono. Si affannano a produrre, testare, lanciare.<br />
  723. &#8220;Serve un blog.&#8221;<br />
  724. &#8220;No, serve un funnel con tripwire.&#8221;<br />
  725. &#8220;Aspetta, adesso vanno i reel. Bisogna esserci!&#8221;</p>
  726. <p>Spoiler: non è vero.<br />
  727. O meglio: funziona tutto, ma solo se hai una cosa prima.<br />
  728. E questa cosa si chiama <strong>autorevolezza</strong>.</p>
  729. <h2>Giusto per capirci.</h2>
  730. <p><strong>Il funnel</strong> è il percorso a tappe che porta un utente da “ti scopro” a “ti pago”. Te lo disegnano a forma d’imbuto, con frecce e caselle. In pratica: contenuto → mail → offerta → follow-up → vendita.<br />
  731. Ma se sei un signor nessuno, l’imbuto può essere pure fluorescente… non ci entra nessuno.</p>
  732. <p><strong>Le ads</strong>, ovvero pubblicità a pagamento, sono quelle che ti fanno inseguire da un paio di scarpe per tre settimane dopo averle cercate una volta. Le vedi pure sotto le palpebre quando chiudi gli occhi. Possono funzionare, ma solo se sai già a chi ti rivolgi e perché.</p>
  733. <p><strong>Il blog</strong> serve per farti trovare, rispondere a domande e creare fiducia.<br />
  734. Funziona ancora, ma non se scrivi “10 consigli per migliorare il tuo sito web” nel 2025 e dentro c&#8217;è un articolo tradotto da un blog in inglese che ti dice di creare “contenuti interessanti”&#8230; senza spiegare in una sola riga come farli davvero, evita perfino di scriverlo o pubblicarlo, visto che di scrittura non c&#8217;è nulla, al massimo c&#8217;è il lavoro di google translator o suoi sodali.</p>
  735. <p>La <strong>newsletter</strong> dovrebbe essere una conversazione, non una cartella stampa. Ma la maggior parte delle persone la usa come spam programmato.</p>
  736. <p>E poi ci sono i reel, TikTok, podcast, YouTube shorts, che sono un altro mondo ancora. Lì o sei interessante, o sei swipe-ato.<br />
  737. Il problema è che tutta questa roba — funnel, ads, blog, newsletter, video — funziona davvero solo se hai un elemento invisibile ma fondamentale: l’autorevolezza.</p>
  738. <h2>Cos&#8217;è l&#8217;autorevolezza?</h2>
  739. <p>Non parlo di “brand”, non parlo di avere un logo figo o un <em>tone of voice</em> coerente.<br />
  740. Parlo di quella cosa che fa scattare, in chi ti scopre per la prima volta, una reazione semplice:</p>
  741. <blockquote><p>Aspetta. Questo mi sembra uno bravo.</p></blockquote>
  742. <p>Se manca quello, puoi anche lanciare la newsletter più intelligente del mondo: non la aprirà nessuno.<br />
  743. Puoi fare un video perfetto: verrà scrollato come gli altri.<br />
  744. Puoi spendere in ads: cliccheranno, guarderanno… e chiuderanno.</p>
  745. <p>Perché oggi il primo filtro non è il contenuto. È la percezione di competenza.<br />
  746. E quella si costruisce in modo lento, ma strategico.</p>
  747. <p>L’autorevolezza non si dichiara, si dimostra.<br />
  748. Non la ottieni dicendo “siamo leader nel settore dal 1978”, ma facendo, mostrando, condividendo qualcosa che solo chi ci capisce davvero saprebbe fare.</p>
  749. <p><strong>Nel 2025, l’autorevolezza si costruisce così:</strong></p>
  750. <p><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/2705.png" alt="✅" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Dicendo cose che altri non hanno il coraggio di dire (come il fatto che il tuo sito non venda perché fa schifo, non perché manca il traffico).</p>
  751. <p><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/2705.png" alt="✅" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Mostrando ciò che fai, mentre lo fai — e non con post costruiti, ma con screenshot, bug risolti, domande vere da clienti veri.</p>
  752. <p><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/2705.png" alt="✅" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Rispondendo meglio degli altri a una domanda che il tuo pubblico si fa. Non “meglio” nel senso di più lungo. Nel senso di più chiaro, più utile, più vero.</p>
  753. <p><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/2705.png" alt="✅" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Facendo errori pubblicamente. Paradossalmente, è uno dei segnali più forti di competenza: raccontare anche quando una cosa è andata male, e perché.</p>
  754. <p><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/2705.png" alt="✅" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Facendo vedere che ci sei: online, nei commenti, nei risultati. Anche se non sei ovunque.</p>
  755. <p>Non serve la perfezione. Serve la coerenza. Serve esserci con qualcosa da dire, non solo con qualcosa da vendere.</p>
  756. <h3>Esempio 1: Il riparatore che ci sa fare</h3>
  757. <p>Chi dice di essere “esperto in riparazione di elettrodomestici” → ce ne sono a milioni.<br />
  758. Chi mostra ogni 15 giorni un problema vero (con tanto di codice), dove aggiusta e risolve una lavatrice bloccata e spiega come ha fatto…</p>
  759. <p>Quello lo segui. Lo salvi. Ti resta in testa. Magari tu avevi lo stesso problema e lo hai risolto grazie a quei consigli.<br />
  760. Non ti ha venduto niente. Ma ti ha dimostrato che ci capisce davvero.</p>
  761. <h3>Esempio 2: L’agenzia che smette di fare finta</h3>
  762. <p>Invece di pubblicare case study perfetti, mostra un progetto che ha avuto problemi: ritardi, modifiche del cliente, revisioni infinite.<br />
  763. E spiega come hanno risolto tutto, passo per passo.</p>
  764. <p>Chi legge non pensa: “che incapaci”. Pensa: “ok, questi sanno stare in trincea”.<br />
  765. È questo che costruisce fiducia reale.</p>
  766. <figure id="attachment_3108" aria-describedby="caption-attachment-3108" style="width: 600px" class="wp-caption aligncenter"><img loading="lazy" decoding="async" class="wp-image-3108" src="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/autorevolezza-vs-funnel-2025-1024x683.webp" alt="Infografica che confronta il funnel classico con un flusso di autorevolezza basato su contenuti reali, problemi condivisi e video esplicativi." width="600" height="400" srcset="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/autorevolezza-vs-funnel-2025-1024x683.webp 1024w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/autorevolezza-vs-funnel-2025-300x200.webp 300w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/autorevolezza-vs-funnel-2025-150x100.webp 150w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/autorevolezza-vs-funnel-2025-768x512.webp 768w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/autorevolezza-vs-funnel-2025-930x620.webp 930w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/06/autorevolezza-vs-funnel-2025.webp 1536w" sizes="auto, (max-width: 600px) 100vw, 600px" /><figcaption id="caption-attachment-3108" class="wp-caption-text">Il vecchio funnel da solo non basta più: oggi l’autorevolezza si costruisce mostrando contenuti reali, condividendo problemi e spiegando davvero come si fanno le cose.</figcaption></figure>
  767. <h3>Perché nessuno parla di autorevolezza?</h3>
  768. <p>Perché non si può impacchettare.<br />
  769. Perché non si vende in bundle.<br />
  770. Perché richiede tempo, coerenza, esposizione — tutte cose che non fanno “scalabilità”.</p>
  771. <p>Il funnel, invece, lo compri. Lo cloni. Lo lanci.<br />
  772. Se va male, dai la colpa alla nicchia.<br />
  773. L’autorevolezza no: se non ce l’hai, si vede.</p>
  774. <h3>Autorevolezza non è avere follower</h3>
  775. <p>Molti pensano che avere 10.000 follower equivalga ad essere autorevoli.<br />
  776. Falso. L’autorevolezza è verticale.<br />
  777. È quando, su quella cosa lì, la gente si fida di te.</p>
  778. <p>Puoi avere 700 follower e vendere come un drago.<br />
  779. Puoi averne 100.000 e non convincere nessuno.</p>
  780. <h3>3 segnali che stai costruendo autorevolezza</h3>
  781. <p>• Ti citano anche quando non sei presente<br />
  782. • Ti chiedono “che ne pensi?” prima di comprare<br />
  783. • Ricevi richieste che iniziano con: “Ho letto un tuo post e…”</p>
  784. <h2>Il Programma Autorevolezza (vero, non motivazionale)</h2>
  785. <p>Tutto parte da una scelta.<br />
  786. Scegli un tema, uno solo, che conosci davvero — oppure che vuoi dominare a tutti i costi.<br />
  787. Non importa se è inflazionato o di nicchia: importa che tu abbia cose da dire che non siano copiate.</p>
  788. <p>Poi costruisci la tua casa.<br />
  789. Non serve un castello. Basta un sito semplice, una bio leggibile, e un posto dove puoi raccogliere ciò che pubblichi.<br />
  790. Un blog, un canale, una newsletter. Lì dovrà esserci traccia del tuo pensiero.</p>
  791. <p>A quel punto cominci. E qui inizia la parte dura.<br />
  792. Per almeno 3 mesi, pubblichi una volta a settimana qualcosa di tuo.<br />
  793. Un esempio risolto. Una riflessione su un problema comune. Un&#8217;esperienza reale.<br />
  794. Magari puoi non avere risposte, puoi non avere alcuna reazione.<br />
  795. Ma tu lo fai lo stesso.<br />
  796. Quando si costruisce la propria autorevolezza non bisogna avere fretta, ma non ci si deve nemmeno sedere sugli allori. Il blog sembra non avere alcuna risposta?<br />
  797. Nessun problema: si va comunque avanti, affinando, migliorando.</p>
  798. <p>Mentre migliori stile ed interventi, nel frattempo guardi e ascolti. Non per copiare, ma per capire cosa manca.<br />
  799. Vai nei forum, nei gruppi Facebook, nelle sezioni commenti.<br />
  800. Quando vedi una domanda a cui sai rispondere meglio di tutti, quella è la tua occasione.<br />
  801. Rispondi. Bene. Senza vendere. Solo per dimostrare.</p>
  802. <p>Poi succede la cosa più strana:<br />
  803. Ti scrive qualcuno.<br />
  804. Poi un altro.<br />
  805. Poi una persona che ti dice: “Ho letto quella cosa che hai scritto — mi ha fatto pensare.”<br />
  806. Ed è lì che lo capisci: stai diventando una voce.</p>
  807. <p>Allora cominci a raccontare anche i tuoi errori.<br />
  808. Mostri dove sbagli, cosa hai imparato, come ti sei rimesso in piedi.<br />
  809. E chi legge non ti giudica: ti crede.</p>
  810. <p>Da quel momento non devi più convincere nessuno.<br />
  811. Sei autorevole, non perché lo dici — ma perché lo sei diventato.</p>
  812. <h3>Come rispondi quando ti scrivono? Così costruisci, non chiudi.</h3>
  813. <p>Quando finalmente ti scrivono, potresti pensare:</p>
  814. <p>“<strong>Eccoci, ora vendo</strong>.”</p>
  815. <p>No. Ora costruisci.</p>
  816. <p>Chi ti contatta la prima volta lo fa con curiosità, non con fiducia.<br />
  817. Se rispondi con un link al tuo listino o con “scrivimi in privato per un preventivo”, hai già perso.<br />
  818. Non sei diverso dagli altri.<br />
  819. Non sei autorevole. Sei commerciale.</p>
  820. <p>Invece rispondi bene. Con calma. Con valore.<br />
  821. Spiega quello che puoi.<br />
  822. Dai un consiglio vero, anche se non ti porterà niente.</p>
  823. <p>Perché se rispondi una volta con qualità, quella persona tornerà.<br />
  824. E magari la prossima volta sarà pronta.<br />
  825. O magari parlerà di te a qualcun altro.<br />
  826. Oppure ti leggerà in silenzio per mesi, e poi ti scriverà: “Sono pronto, aiutami tu.”</p>
  827. <p>È così che si costruisce la tua cerchia:<br />
  828. non con funnel, ma con fiducia.<br />
  829. E la fiducia si guadagna. Risposta dopo risposta.</p>
  830. <h2>Conclusione: meno strategia, più sostanza</h2>
  831. <p>Tutti vogliono la strategia perfetta. Il funnel giusto. Il copy killer. Il video virale.<br />
  832. Ma se manca l’autorevolezza, manca tutto.</p>
  833. <p>E l’autorevolezza non si crea con tool, automazioni o annunci.<br />
  834. Si crea facendo cose vere, spiegandole bene, stando al proprio posto per un tempo sufficiente da farsi riconoscere.</p>
  835. <p><strong>Quanto tempo?</strong><br />
  836. 3 mesi per iniziare a farti notare.<br />
  837. 6 mesi per essere riconosciuto nel tuo settore.<br />
  838. 12 mesi per diventare la prima persona che chiamano quando hanno un problema.</p>
  839. <blockquote><p>E se pensi che serva troppo tempo, ti dico questo:<br />
  840. Quel tempo passerà comunque.<br />
  841. Tanto vale usarlo per costruire qualcosa che resta.</p></blockquote>
  842. <p><strong>il tuo stile di scrittura non ti convince? </strong><br />
  843. O, più semplicemente, non hai tempo di seguire o costruire la tua autorevolezza perché, giustamente, stai lavorando?<br />
  844. Ci penso io.<br />
  845. Creo contenuti veri, pensati per il tuo pubblico e coerenti con quello che fai.<br />
  846. Parlo il linguaggio di chi ti deve trovare, e lo faccio bene. Ci incontriamo, anche telefonicamente, e mi faccio raccontare le tue esperienze, le tue problematiche, tutto quello che può essere interessante. Poi mi metto a scrivere testi per il tuo pubblico.<br />
  847. Tu fai il tuo lavoro. Alla tua reputazione ci penso io.</p>
  848. <div style="margin-top: 5px;"><a style="display: inline-block; background: linear-gradient(to bottom, #ffeb3b, #fbc02d); color: #000; padding: 10px 25px; border-radius: 40px; font-size: 15px; font-weight: bold; box-shadow: 0 3px 8px rgba(0, 0, 0, 0.2); border: 1px solid #e0b000; text-decoration: none; line-height: 1; position: relative; top: -1px;" title="richiedi preventivo gratuito" href="https://www.davidemurmora.com/siti-internet-torino-preventivi-e-contatti/"><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/2705.png" alt="✅" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Contattami per una consulenza personalizzata<br />
  849. </a></div>
  850. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/costruire-autorevolezza-online/">Costruire Autorevolezza Online</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  851. ]]></content:encoded>
  852. </item>
  853. <item>
  854. <title>L’e-commerce non vende? 2 consigli che funzionano</title>
  855. <link>https://www.davidemurmora.com/le-commerce-non-vende-2-consigli-che-funzionano/</link>
  856. <dc:creator><![CDATA[davide murmora]]></dc:creator>
  857. <pubDate>Fri, 30 May 2025 07:06:12 +0000</pubDate>
  858. <category><![CDATA[Blog]]></category>
  859. <category><![CDATA[e-commerce]]></category>
  860. <guid isPermaLink="false">https://www.davidemurmora.com/?p=3067</guid>
  861.  
  862. <description><![CDATA[<p>Vendere online nel 2025 è facile. Basta avere un sito bello, mille prodotti, qualche campagna Google Ads e i social che girano. Giusto? Sbagliato. Per molti imprenditori l’e-commerce è una macchina che gira, consuma e… non produce. Ci metti tempo, soldi, creatività. Paghi campagne, hosting, plugin, foto. Guardi i clic che arrivano, le visualizzazioni che&#8230;&#160;<a href="https://www.davidemurmora.com/le-commerce-non-vende-2-consigli-che-funzionano/" rel="bookmark"><span class="screen-reader-text">L’e-commerce non vende? 2 consigli che funzionano</span></a></p>
  863. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/le-commerce-non-vende-2-consigli-che-funzionano/">L’e-commerce non vende? 2 consigli che funzionano</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  864. ]]></description>
  865. <content:encoded><![CDATA[<figure id="attachment_3084" aria-describedby="caption-attachment-3084" style="width: 600px" class="wp-caption aligncenter"><img loading="lazy" decoding="async" class="wp-image-3084" src="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/vignetta-ecommerce-prodotti-correlati-300x200.webp" alt="Vignetta in bianco e nero: una cliente prova una scarpa con aria scoraggiata mentre il commesso, esageratamente felice, le dice “Se questa le piace, ho altri quattromila modelli simili!”" width="600" height="400" srcset="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/vignetta-ecommerce-prodotti-correlati-300x200.webp 300w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/vignetta-ecommerce-prodotti-correlati-150x100.webp 150w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/vignetta-ecommerce-prodotti-correlati-768x512.webp 768w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/vignetta-ecommerce-prodotti-correlati.webp 930w" sizes="auto, (max-width: 600px) 100vw, 600px" /><figcaption id="caption-attachment-3084" class="wp-caption-text">L’arte del cross-selling, livello “mandiamo tutto all’aria”.</figcaption></figure>
  866. <p>Vendere online nel 2025 è facile.<br />
  867. Basta avere un sito bello, mille prodotti, qualche campagna Google Ads e i social che girano.<br />
  868. Giusto?</p>
  869. <p><strong>Sbagliato.</strong><br />
  870. Per molti imprenditori l’e-commerce è una macchina che gira, consuma e… non produce.<br />
  871. Ci metti tempo, soldi, creatività.<br />
  872. Paghi campagne, hosting, plugin, foto. Guardi i clic che arrivano, le visualizzazioni che salgono, ma gli ordini no. Gli ordini non salgono mai.<br />
  873. Solo carrelli abbandonati, preventivi non completati, utenti che restano 48 secondi e poi spariscono.</p>
  874. <p>E allora ti chiedi:<br />
  875. Sto sbagliando qualcosa? È il mio sito? Sono i miei prodotti? È colpa del mercato?</p>
  876. <p>Qui ci fermiamo un attimo. Perché prima di trovare i colpevoli, dobbiamo dare i nomi alle cose.</p>
  877. <h3>Cosa vuol dire “non vendere”?</h3>
  878. <p>Significa che il tasso di conversione è troppo basso. Che su 100 persone che entrano nel sito, 99 se ne vanno senza comprare nulla.</p>
  879. <p>Un tasso di conversione decente in e-commerce?<br />
  880. Dipende dal settore, ma tra l’1% e il 3% è considerato buono.<br />
  881. Sotto l’1%? Male.<br />
  882. Sotto lo 0,5%? Drammatico.<br />
  883. E se stai pagando Google Ads o Meta per portare gente sul sito, ogni clic non convertito è una moneta buttata nel pozzo.</p>
  884. <h3>Ma quanto dovresti vendere?</h3>
  885. <p>Ecco una formula brutale ma utile:<br />
  886. Se hai 1000 visitatori al mese e converti all’1%, hai 10 ordini al mese.<br />
  887. Se il carrello medio è di 50€, hai 500 euro di fatturato.<br />
  888. Sottrai il costo delle ads, della spedizione, del prodotto, dell’imballaggio, del commercialista, della pazienza&#8230;<br />
  889. Fai tu i conti.</p>
  890. <p>E capisci perché “non vendere” non è solo una frase generica:<br />
  891. è una situazione precisa, che ha numeri, sintomi, cause — e in molti casi, soluzioni.</p>
  892. <p>A questo punto, possiamo parlare di una delle cause più comuni e sottovalutate.<br />
  893. E no, non è l’algoritmo. È una scelta tua.</p>
  894. <h2>1. I prodotti correlati servono a distrarre, non a vendere (se usati male)</h2>
  895. <p>Li chiamano “consigli per te”, “potrebbe interessarti anche”, “scelti per te” — ma spesso sono solo <strong>rumore visivo</strong>.<br />
  896. Nel momento più delicato del processo di acquisto, quando l’utente sta finalmente focalizzando l’attenzione su un prodotto, sbam: cinque alternative, tre varianti, otto accessori che forse gli servono, forse no.</p>
  897. <p>Risultato?<br />
  898. Il cliente clicca su un’altra scheda. Rientra in modalità confronto. Magari apre Amazon “per un attimo”. E la vendita sfuma.</p>
  899. <p>La verità è che, se usati male, i prodotti correlati rallentano il processo decisionale e distraggono l’attenzione. Invece di rinforzare la scelta, la indeboliscono.<br />
  900. È come dire: “Sei sicuro di volerlo? Guarda che c’è anche questo. E questo. E quest’altro.”</p>
  901. <p>Per usare bene i correlati, valgono tre regole semplici:</p>
  902. <ul>
  903. <li><strong>Logica</strong>: proponi qualcosa che completa, non che compete. Se sto acquistando un trapano, suggeriscimi punte o valigette, non altri trapani.</li>
  904. <li><strong>Tempismo</strong>: mettili dopo l’acquisto (nella thank you page o nelle mail post-vendita), o nel carrello in modo sensato. Non mentre sto decidendo.</li>
  905. <li><strong>Sobrietà</strong>: non devono occupare mezza pagina. Un box pulito, visivamente staccato, è più efficace di uno slider che distrae l’occhio da “Aggiungi al carrello”.</li>
  906. </ul>
  907. <p>In sintesi: il cross-selling è una tecnica, non un riflesso automatico. Va pensato.<br />
  908. Se vuoi aiutare il cliente a comprare, non presentargli nuovi dubbi nel momento in cui ha finalmente deciso.</p>
  909. <p>Ma come funziona in pratica? Facciamo un esempio:</p>
  910. <p><strong>Approccio sbagliato (quello che vediamo spesso):</strong></p>
  911. <blockquote><p>Marco vende scarpe da trekking.<br />
  912. L’utente entra in una scheda prodotto per un modello waterproof da 89€. Legge, sembra interessato, scorre&#8230; e si trova sotto altri 6 modelli, tutti diversi: uno più economico, uno con la suola Vibram, uno con la tomaia alta.<br />
  913. Risultato? L’utente si ferma. Riapre il confronto. Va a controllare le recensioni. Non decide più. E magari lo ritrovi nei dati di Analytics, fermo su quella scheda per due minuti e mezzo, poi rimbalzato.</p></blockquote>
  914. <p><strong>Approccio corretto (che guida l’acquisto):</strong></p>
  915. <blockquote><p>Marco vende sempre le stesse scarpe. Ma sotto la scheda ci mette solo tre suggerimenti: calzini tecnici traspiranti, spray impermeabilizzante e un secondo paio invernale con isolamento termico.<br />
  916. L’utente si sente guidato, non distratto. Capisce che quelle scarpe sono parte di un ecosistema. Le mette nel carrello. E magari aggiunge anche il calzino da 12€ – che ha margine più alto della scarpa stessa.</p></blockquote>
  917. <h3>Ma Amazon lo fa&#8230;</h3>
  918. <p>Giusto.<br />
  919. Amazon ti mostra altri modelli simili, alternative, consigli. Ti dice “chi ha visto questo ha guardato anche&#8230;”.</p>
  920. <p>La differenza è che Amazon ha tre cose che tu, con tutta probabilità, non hai:</p>
  921. <ol>
  922. <li><strong>Una quantità assurda di dati comportamentali.</strong><br />
  923. Amazon sa quando il cliente sta solo curiosando e quando invece è vicino all’acquisto. Sa cosa confronta, quanto tempo ci mette, cosa aggiunge e poi rimuove. Non suggerisce a caso: lo fa su base statistica.</li>
  924. <li><strong>Un brand che neutralizza i dubbi.</strong><br />
  925. Il cliente medio si fida di Amazon a prescindere. Anche se si perde tra cinque prodotti simili, sa che lì troverà qualcosa di buono, facile da restituire, con spedizione rapida.</li>
  926. <li><strong>Una struttura pensata per il confronto.</strong><br />
  927. Amazon è un marketplace. È progettato per farti confrontare prodotti simili. Un e-commerce proprietario, invece, dovrebbe portarti a scegliere, non a perdere tempo nel dubbio.</li>
  928. </ol>
  929. <p>Se il tuo negozio è piccolo o medio, il tuo lavoro è semplificare la scelta, non moltiplicare le alternative.<br />
  930. Amazon può permettersi di distrarre. Tu no.</p>
  931. <p><img loading="lazy" decoding="async" class="aligncenter wp-image-3079 size-large" src="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/ecommerce-prodotti-correlati-consigli-visuali-1024x683.webp" alt="Infografica che mostra come suggerire prodotti complementari in un e-commerce aumenti il valore medio dell’ordine" width="1024" height="683" srcset="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/ecommerce-prodotti-correlati-consigli-visuali-1024x683.webp 1024w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/ecommerce-prodotti-correlati-consigli-visuali-300x200.webp 300w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/ecommerce-prodotti-correlati-consigli-visuali-150x100.webp 150w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/ecommerce-prodotti-correlati-consigli-visuali-768x512.webp 768w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/ecommerce-prodotti-correlati-consigli-visuali-930x620.webp 930w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/ecommerce-prodotti-correlati-consigli-visuali.webp 1536w" sizes="auto, (max-width: 1024px) 100vw, 1024px" /></p>
  932. <p><strong>Ecco un riepilogo visivo semplice e diretto di quello che abbiamo appena visto.</strong><br />
  933. Quando guidi il cliente suggerendogli prodotti <strong>complementari</strong>, invece di metterlo davanti a mille alternative, succede una cosa precisa: <strong>aumenta il valore medio dell’ordine.</strong><br />
  934. Guardala bene. Questa logica vale più di qualsiasi slider.</p>
  935. <h3>Plugin consigliati per gestire i prodotti correlati su WooCommerce e PrestaShop</h3>
  936. <p>Abbiamo discusso di come i prodotti correlati possano influenzare le vendite, sia positivamente che negativamente. Per implementare le migliori pratiche nel tuo e-commerce, ecco alcuni plugin che ti permettono di gestirli in modo intelligente, sia su WooCommerce che su PrestaShop.</p>
  937. <h3>WooCommerce</h3>
  938. <p><strong>1. Related Products for WooCommerce (by WebToffee) </strong><br />
  939. &#8211;<br />
  940. <strong>Cosa fa:</strong><br />
  941. Ti permette di <strong>disabilitare i prodotti correlati automatici</strong> di WooCommerce e di <strong>inserirli manualmente</strong>, oppure mostrarli <strong>solo per categoria, tag o attributo</strong>.</p>
  942. <p><strong>Perché è utile:</strong><br />
  943. Eviti che WooCommerce suggerisca prodotti a casaccio. Sei tu a decidere <em>cosa</em> mostrare e <em>quando</em>.</p>
  944. <p><strong>Gratis con versione Pro opzionale.</strong><br />
  945. <img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f4ce.png" alt="📎" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> <a class="cursor-pointer" title="Related Products for woocommerce" href="https://wordpress.org/plugins/related-products-manager-for-woocommerce/" target="_blank" rel="noopener">Link WordPress.org</a></p>
  946. <p><strong>2. Product Recommendations (by WooCommerce)<br />
  947. &#8211;<br />
  948. </strong><strong>Cosa fa:</strong><br />
  949. Plugin ufficiale di WooCommerce. Ti consente di creare <strong>regole di up-sell e cross-sell avanzate</strong>: per esempio “se il carrello contiene X, mostra Y”, o “se il cliente ha già comprato Z, proponi W”.</p>
  950. <p><strong>Perché è utile:</strong><br />
  951. Permette <strong>suggerimenti contestuali e logici</strong>, proprio come abbiamo consigliato nell’articolo.</p>
  952. <p><strong>A pagamento – ma professionale.</strong><br />
  953. <img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f4ce.png" alt="📎" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> <a class="cursor-pointer" href="https://woocommerce.com/products/product-recommendations/" target="_new" rel="noopener">Link WooCommerce.com</a></p>
  954. <p>&nbsp;</p>
  955. <h3><strong>Plugin PrestaShop</strong></h3>
  956. <p>1. <strong>Advanced Related Products – by Presta-Modules<br />
  957. </strong>&#8211;<strong><br />
  958. Cosa fa:</strong><br />
  959. Gestione avanzata dei prodotti correlati: puoi decidere tu <strong>quali prodotti mostrare</strong>, in quali pagine e con quali condizioni.</p>
  960. <p><strong>Perché è utile:</strong><br />
  961. Smetti di affidarti agli automatismi di PrestaShop e costruisci un cross-selling <strong>vero</strong>, che aiuta a vendere.</p>
  962. <p style="text-align: left;"><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f4ce.png" alt="📎" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> <a class="cursor-pointer" title="Advanced Related Products" href="https://addons.prestashop.com/en/cross-selling-product-bundles/27580-advanced-related-products.html" target="_blank" rel="noopener">Link Addons PrestaShop</a></p>
  963. <p>&nbsp;</p>
  964. <p>&nbsp;</p>
  965. <h2>2. Il cliente non legge le descrizioni, ma se non ci sono, non compra</h2>
  966. <blockquote><p>Non serve scrivere troppo, tanto la gente non legge.</p></blockquote>
  967. <p>Questa è una delle frasi più ricorrenti quando si costruisce un e-commerce. E sì, è in parte vera.<br />
  968. Il cliente medio non legge tutto, non legge bene, e spesso <strong>non legge subito</strong>.<br />
  969. Ma appena qualcosa lo insospettisce — un prezzo più alto, una funzione che non capisce, un&#8217;immagine poco chiara — torna indietro. E cerca spiegazioni.</p>
  970. <p><strong>E se non le trova, lascia perdere.</strong></p>
  971. <p>Una descrizione ben fatta non è lì per essere letta tutta.<br />
  972. È lì per trasmettere fiducia, dare l’idea che dietro quel prodotto c’è qualcuno che sa cosa sta vendendo.<br />
  973. È come il contratto di una polizza: magari non lo leggi tutto, ma se è scritto male, ti insospettisci.</p>
  974. <p><strong>Facciamo un esempio concreto.</strong></p>
  975. <p><strong>Descrizione fatta male</strong> (vera, trovata su un e-commerce italiano):</p>
  976. <blockquote><p>Bellissima lampada da tavolo per soggiorno, design elegante. Illumina con stile. Ottima idea regalo.</p></blockquote>
  977. <p>Una frase qualunque.<br />
  978. Potrebbe essere una lampada, un profumo o un portafoto.<br />
  979. Non c’è dimensione, non c’è colore, non c’è attacco per la lampadina, non si sa se è a pile, se è con cavo, se ha un interruttore.</p>
  980. <p><strong>Descrizione fatta bene</strong> (stesso prodotto):</p>
  981. <blockquote><p>Lampada da tavolo in metallo verniciato nero opaco, con paralume cilindrico in tessuto. Altezza totale 42 cm, base da 12 cm di diametro. Alimentazione con cavo (1,5 m), attacco E27, interruttore on/off a pulsante. Ideale per scrivania o comodino. Luce morbida e direzionale, perfetta per lettura o atmosfera.</p></blockquote>
  982. <p>L’utente legge magari solo le prime due righe, ma sente che lì c’è tutto.<br />
  983. E questo basta a fargli cliccare “Aggiungi al carrello”.</p>
  984. <h2>Descrizioni autorevoli</h2>
  985. <p>C’è un livello superiore nella scrittura delle schede prodotto: quello delle descrizioni autorevoli.<br />
  986. Non si tratta solo di scrivere bene. Si tratta di sapere di cosa si sta parlando.</p>
  987. <p><strong>Facciamo un esempio.</strong></p>
  988. <p>Se hai un e-commerce di vini, la vera svolta non è dire che il Barbera è “corposo e piacevole”.<br />
  989. La svolta è <strong>farlo assaggiare a un sommelier</strong> e pagarlo per scrivere una descrizione che dica:</p>
  990. <blockquote><p>Note di ciliegia matura e viola al naso, con un tannino levigato e una chiusura lievemente speziata. Fermentazione in acciaio, affinamento breve. Ottimo con formaggi stagionati o carni alla brace.</p></blockquote>
  991. <p>Questa non è una frase da brochure. <strong>È competenza in bottiglia</strong>.<br />
  992. È il tipo di testo che fa dire al cliente: “Ok, questi sanno cosa stanno vendendo.”</p>
  993. <p>Vale per qualsiasi settore.<br />
  994. Vendi cosmetici? Fatti scrivere le descrizioni da una dermocosmetologa.<br />
  995. Vendi elettrodomestici? Coinvolgi chi li ripara ogni giorno.<br />
  996. Vendi prodotti da ferramenta? Un tecnico che sa come si usa una punta da trapano <strong>vale più di mille descrizioni del fornitore cinese</strong>.</p>
  997. <p>Una descrizione autorevole non convince leggendo.<br />
  998. Convince dando sicurezza.<br />
  999. E su internet, dove tutto è dubbio e concorrenza, questa sicurezza è <strong>oro</strong>.</p>
  1000. <h2>Hai un negozio online o un museo di prodotti?</h2>
  1001. <p>Se hai letto fin qui, probabilmente hai un e-commerce attivo. Magari stai cercando di migliorarlo, o magari stai cercando di capire <strong>perché non vende</strong> come dovrebbe.</p>
  1002. <p>La buona notizia? <strong>Nella maggior parte dei casi non serve rifare tutto da capo.</strong><br />
  1003. Se il tuo sito non ha errori strutturali gravi, possiamo lavorare su quello che già hai: migliorare le descrizioni, ottimizzare i prodotti correlati, snellire il checkout, rendere più chiara l’offerta.</p>
  1004. <p>Lo faccio da anni, con un approccio pratico e concreto: <strong>zero fuffa, zero promesse irrealistiche</strong>. L’obiettivo è uno solo: <em>far funzionare davvero il tuo e-commerce</em>.</p>
  1005. <p><strong>Se vuoi parlarne, scrivimi.</strong> Possiamo sistemare il tuo sito attuale, oppure – se proprio serve – pensare insieme a un progetto nuovo.</p>
  1006. <div style="margin-top: 5px;"><a style="display: inline-block; background: linear-gradient(to bottom, #ffeb3b, #fbc02d); color: #000; padding: 10px 25px; border-radius: 40px; font-size: 15px; font-weight: bold; box-shadow: 0 3px 8px rgba(0, 0, 0, 0.2); border: 1px solid #e0b000; text-decoration: none; line-height: 1; position: relative; top: -1px;" title="richiedi preventivo gratuito" href="https://www.davidemurmora.com/siti-internet-torino-preventivi-e-contatti/"><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/2705.png" alt="✅" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Contattami per una consulenza personalizzata<br />
  1007. </a></div>
  1008. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/le-commerce-non-vende-2-consigli-che-funzionano/">L’e-commerce non vende? 2 consigli che funzionano</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  1009. ]]></content:encoded>
  1010. </item>
  1011. <item>
  1012. <title>SEO delle immagini 2025: Sveglia, l’ALT non basta più</title>
  1013. <link>https://www.davidemurmora.com/seo-delle-immagini-2025/</link>
  1014. <dc:creator><![CDATA[davide murmora]]></dc:creator>
  1015. <pubDate>Mon, 26 May 2025 10:21:22 +0000</pubDate>
  1016. <category><![CDATA[Blog]]></category>
  1017. <category><![CDATA[SEO]]></category>
  1018. <guid isPermaLink="false">https://www.davidemurmora.com/?p=3057</guid>
  1019.  
  1020. <description><![CDATA[<p>SEO delle immagini 2025: Sì, hai messo l’alt. Bravissimo. Hai nominato il file con qualcosa tipo img-automobili-riparazione.jpg invece di IMG_4582. Magari hai pure ridotto il peso dell’immagine, messo il loading=&#8221;lazy&#8221;, e ti sei sentito una divinità della SEO tecnica. Il problema? Nel 2025 non basta più. Perché Google ha imparato a “vedere” davvero le immagini.&#8230;&#160;<a href="https://www.davidemurmora.com/seo-delle-immagini-2025/" rel="bookmark"><span class="screen-reader-text">SEO delle immagini 2025: Sveglia, l’ALT non basta più</span></a></p>
  1021. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/seo-delle-immagini-2025/">SEO delle immagini 2025: Sveglia, l’ALT non basta più</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  1022. ]]></description>
  1023. <content:encoded><![CDATA[<p><img loading="lazy" decoding="async" class="aligncenter wp-image-3064" src="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/SEO-delle-immagini-2025-1.webp" alt="Ottimizzazione immagini SEO: un esempio da non seguire (vignetta)" width="600" height="400" srcset="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/SEO-delle-immagini-2025-1.webp 930w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/SEO-delle-immagini-2025-1-300x200.webp 300w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/SEO-delle-immagini-2025-1-150x100.webp 150w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/SEO-delle-immagini-2025-1-768x512.webp 768w" sizes="auto, (max-width: 600px) 100vw, 600px" /></p>
  1024. <p>SEO delle immagini 2025: Sì, hai messo l’alt. Bravissimo.<br />
  1025. Hai nominato il file con qualcosa tipo img-automobili-riparazione.jpg invece di IMG_4582.<br />
  1026. Magari hai pure ridotto il peso dell’immagine, messo il loading=&#8221;lazy&#8221;, e ti sei sentito una divinità della SEO tecnica.</p>
  1027. <p>Il problema?<br />
  1028. <strong>Nel 2025 non basta più.</strong><br />
  1029. Perché Google ha imparato a “vedere” davvero le immagini. Non legge solo il codice, analizza il contesto, capisce se l’immagine è utile o buttata lì come un segnaposto.<br />
  1030. E soprattutto: <strong>non si fida più solo del tuo alt, ma di tutto quello che le gira attorno</strong>.</p>
  1031. <p>Oggi un’immagine ha valore solo se serve. Se spiega, rafforza, chiarisce, accompagna.<br />
  1032. Un’immagine che “riempie” non aiuta.<br />
  1033. Un’immagine che guida l’utente, sì. E Google lo sa.</p>
  1034. <p>In questo articolo non parleremo di banalità come “usa WebP” o “nomina bene i file”. Quello lo fa chi ha scoperto la SEO ieri, non chi ci lavora da 25 anni.</p>
  1035. <p>Qui parliamo di come fare in modo che <strong>Google capisca davvero perché quell’immagine è lì e ti dia un premio rispetto ai competitor per averla usata bene</strong>.</p>
  1036. <h2>SEO delle immagini 2025 &#8211; dove metti l’immagine conta più di quanto pensi</h2>
  1037. <p>Nel 2025 Google non si limita a sapere cosa c’è nell’immagine. Vuole capire anche perché l’hai messa lì.</p>
  1038. <p>Un’immagine all’inizio dell’articolo? Bene, ma spesso la ignora: è decorativa. Serve per attirare l’occhio, non per spiegare qualcosa.<br />
  1039. Un’immagine buttata a fondo pagina, dopo mille righe di testo? Google pensa che sia un contorno, un’aggiunta poco rilevante.</p>
  1040. <p>Ma se quella stessa immagine la metti in mezzo a un paragrafo tecnico, o subito dopo una spiegazione, o accanto a un elenco puntato che la descrive indirettamente, allora cambia tutto.<br />
  1041. Google capisce che quella cosa è lì perché serve.<br />
  1042. E se serve, la valorizza.</p>
  1043. <p>Esempio: Stai scrivendo una guida su come funziona il processo di fermentazione.<br data-start="1068" data-end="1071" />Se metti un&#8217;immagine del processo appena sotto il titolo: decorativa.<br data-start="1140" data-end="1143" />Se la metti sotto il paragrafo che spiega “Fase 2: rilascio di CO₂”, con una freccia che evidenzia il gas nei barattoli — allora è <em data-start="1274" data-end="1292">parte integrante</em> del contenuto ed è <strong>premiata</strong>.</p>
  1044. <h2>SEO delle immagini 2025 &#8211; Il testo attorno all’immagine conta più del testo nell’immagine</h2>
  1045. <p>Inserire l&#8217;alt è solo una parte.<br />
  1046. Nel 2025 Google usa il contesto testuale attorno all’immagine per capirne davvero il significato.<br />
  1047. Parliamo del paragrafo prima, del paragrafo dopo, della didascalia — se c’è — e anche dell’heading più vicino. Tutto contribuisce a formare una cornice semantica.</p>
  1048. <p>Se il tuo contenuto dice “ecco uno schema” e poi l’immagine mostra uno schema… Google fa 2+2.<br />
  1049. Se invece dici “continua a leggere” e metti sotto una foto che non ha nulla a che fare col tema… è rumore.</p>
  1050. <ul>
  1051. <li>Microregole pratiche:<br />
  1052. Mai un’immagine da sola senza una riga che la introduca o la giustifichi.</li>
  1053. <li>Non serve dire “ecco l’immagine sopra”, ma descrivere cosa mostra, anche in modo sintetico.</li>
  1054. <li>Le didascalie aiutano, ma non sono obbligatorie. L’importante è che l’immagine sia dentro una sequenza logica.</li>
  1055. <li>Evita il copia/incolla di testo dell’alt nel testo attorno. Google se ne accorge, e non è utile a nessuno.</li>
  1056. </ul>
  1057. <h2>Un’immagine senza scopo è solo peso in più</h2>
  1058. <p>Nel 2025, ogni immagine che aggiungi al tuo sito è una scelta strategica.<br />
  1059. Se non ha uno scopo preciso, è solo un elemento in più da caricare, che può rallentare il sito, confondere il lettore, e soprattutto non porta nulla in termini di posizionamento.</p>
  1060. <p>Google è perfettamente in grado di distinguere tra:</p>
  1061. <ul>
  1062. <li>immagini funzionali: uno schema, una rappresentazione visiva, un’illustrazione didattica, un’infografica coerente con il testo;</li>
  1063. <li>immagini decorative: stock anonimi, banner generici, immagini di riempimento.</li>
  1064. </ul>
  1065. <p>E sai cosa fa con le seconde?<br />
  1066. Le ignora. O peggio, <strong>le considera un segnale di scarsa qualità del contenuto</strong>, soprattutto se non sono contestualizzate.</p>
  1067. <p><strong>Come capire se un’immagine serve davvero?<br />
  1068. </strong></p>
  1069. <ul>
  1070. <li>Se la togli, il contenuto è meno comprensibile? Allora va tenuta.</li>
  1071. <li>Se la togli e non cambia nulla, o addirittura migliora la leggibilità: eliminala.</li>
  1072. <li>Se l’hai messa per “spezzare il testo”… chiediti se è proprio lei a dover stare lì o se è il testo che ha bisogno di essere riscritto meglio.</li>
  1073. </ul>
  1074. <p>Le regole sono queste, semplici, rigide e maledette.</p>
  1075. <h2>Dati strutturati ImageObject: usali se sai cosa stai dicendo</h2>
  1076. <p>Chi fa SEO ha sentito nominare i “dati strutturati”. Ma quando si parla di immagini, pochi sanno che esiste uno specifico markup chiamato ImageObject, che permette di descrivere in modo formale e leggibile dalle macchine cosa c’è in un’immagine, chi l’ha creata, quando, in che contesto e a cosa serve.</p>
  1077. <p>È parte di schema.org, il linguaggio che Google, Bing e compagnia usano per capire meglio i contenuti web.<br />
  1078. Applicare ImageObject bene può aumentare la visibilità dell’immagine nei risultati di ricerca, in Google Immagini, in SGE e perfino nei rich snippet (es. articoli con anteprima immagine migliorata).</p>
  1079. <p>Quando usarlo ha senso?<br />
  1080. Quando pubblichi immagini originali (diagrammi, foto scattate da te, infografiche)</p>
  1081. <p>In contenuti educativi, scientifici, tecnici o editoriali dove ogni immagine ha un valore informativo</p>
  1082. <p>Su schede prodotto con immagini specifiche del modello</p>
  1083. <p><strong>Quando non serve a nulla?</strong></p>
  1084. <ul>
  1085. <li>Se l’immagine è un banale stock gratuito</li>
  1086. <li>Se la pagina non ha markup coerente (tipo un articolo pieno di div e basta)</li>
  1087. <li>Se non hai niente da dire sull’immagine (es. non puoi mettere autore, descrizione, data, contesto)</li>
  1088. </ul>
  1089. <h3>Esempio semplice di ImageObject in JSON-LD</h3>
  1090. <p>Esempio, che puoi personalizzare con i tuoi dati, i ImageObject</p>
  1091. <pre><code>{
  1092.  "@context": "https://schema.org",
  1093.  "@type": "ImageObject",
  1094.  "contentUrl": "https://www.tuosito.it/img/schema-seo-2025.webp",
  1095.  "creator": {
  1096.    "@type": "Person",
  1097.    "name": "Davide Murmora"
  1098.  },
  1099.  "description": "Schema visuale delle nuove regole SEO per le immagini nel 2025",
  1100.  "datePublished": "2025-05-25"
  1101. }</code></pre>
  1102. <h2>Come si ottimizza davvero un’immagine oggi: esempio pratico</h2>
  1103. <p><img loading="lazy" decoding="async" class="aligncenter wp-image-3062 size-large" src="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/SEO-delle-immagini-2025-1024x683.webp" alt="Infografica: come si ottimizza davvero un’immagine oggi – esempio pratico" width="1024" height="683" srcset="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/SEO-delle-immagini-2025-1024x683.webp 1024w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/SEO-delle-immagini-2025-300x200.webp 300w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/SEO-delle-immagini-2025-150x100.webp 150w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/SEO-delle-immagini-2025-768x512.webp 768w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/SEO-delle-immagini-2025-930x620.webp 930w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/SEO-delle-immagini-2025.webp 1536w" sizes="auto, (max-width: 1024px) 100vw, 1024px" /></p>
  1104. <p>Immagina di avere un’immagine che mostra un diagramma su “come funziona la retina artificiale”.<br />
  1105. Se la carichi col nome giusto, un alt decente e la butti in mezzo al testo, hai fatto&#8230; il minimo.</p>
  1106. <p>Se invece:</p>
  1107. <p>La introduci con un paragrafo chiaro: &#8220;Il diagramma qui sotto mostra la struttura semplificata di una retina artificiale&#8230;&#8221;</p>
  1108. <p>La posizioni esattamente dopo la spiegazione tecnica</p>
  1109. <p>Aggiungi una didascalia esplicita: &#8220;Struttura semplificata della retina artificiale, con i principali livelli sensoriali evidenziati&#8221;</p>
  1110. <p>Inserisci i dati strutturati ImageObject, specificando descrizione, data, autore, ecc.</p>
  1111. <p>E il contenuto attorno parla effettivamente di quella tecnologia</p>
  1112. <p>&#8230;allora sì: Google sa che l’immagine ha un ruolo, capisce cosa rappresenta, e può usarla come informazione vera nella sua rete semantica (o addirittura nei blocchi generati dall’SGE).</p>
  1113. <p>Nel 2025, ottimizzare un’immagine non significa solo darle un nome decente o un alt sensato. Significa trattarla come parte integrante del contenuto. Scrivere attorno a lei, darle un contesto, posizionarla con criterio, farla “parlare” anche ai motori — non solo agli utenti.</p>
  1114. <p>Se la tua immagine non serve a nulla, Google lo capisce.<br />
  1115. Se invece la fai lavorare bene, ti ripaga. E sì, ti porta anche in alto.</p>
  1116. <h2>Hai un sito pieno di immagini messe a casaccio?</h2>
  1117. <p><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f4e9.png" alt="📩" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> <a title="Preventivi e contatti" href="https://www.davidemurmora.com/siti-internet-torino-preventivi-e-contatti/">Vai ai contatti e scrivimi</a>.<br />
  1118. Le analizziamo insieme, ti dico cosa funziona, cosa no, e come fare in modo che ogni immagine inizi finalmente a <strong>lavorare per il tuo posizionamento</strong>.</p>
  1119. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/seo-delle-immagini-2025/">SEO delle immagini 2025: Sveglia, l’ALT non basta più</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  1120. ]]></content:encoded>
  1121. </item>
  1122. <item>
  1123. <title>SEO 2025: due Tecniche Nuove che Nessuno Sta Usando (Ma Funzionano)</title>
  1124. <link>https://www.davidemurmora.com/seo-2025-due-tecniche-nuove-che-nessuno-sta-usando-ma-funzionano/</link>
  1125. <dc:creator><![CDATA[davide murmora]]></dc:creator>
  1126. <pubDate>Tue, 20 May 2025 16:52:50 +0000</pubDate>
  1127. <category><![CDATA[Blog]]></category>
  1128. <category><![CDATA[SEO]]></category>
  1129. <guid isPermaLink="false">https://www.davidemurmora.com/?p=3034</guid>
  1130.  
  1131. <description><![CDATA[<p>SEO 2025, benvenuto nel duemila e venticinque! A volte non sembra, vero? Hai mai letto un articolo SEO e pensato: “ma è lo stesso identico consiglio che leggevo nel 2017”? Ecco. Benvenuto nel club. Se sei come me — e se stai leggendo questo blog, probabilmente lo sei — allora ti sarai anche tu rotto&#8230;&#160;<a href="https://www.davidemurmora.com/seo-2025-due-tecniche-nuove-che-nessuno-sta-usando-ma-funzionano/" rel="bookmark"><span class="screen-reader-text">SEO 2025: due Tecniche Nuove che Nessuno Sta Usando (Ma Funzionano)</span></a></p>
  1132. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/seo-2025-due-tecniche-nuove-che-nessuno-sta-usando-ma-funzionano/">SEO 2025: due Tecniche Nuove che Nessuno Sta Usando (Ma Funzionano)</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  1133. ]]></description>
  1134. <content:encoded><![CDATA[<p><img loading="lazy" decoding="async" class="aligncenter wp-image-3054" src="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/seo-2025-1024x683.webp" alt="SEO 2025: 2 Tecniche Nuove che Nessuno Sta Usando" width="600" height="400" srcset="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/seo-2025-1024x683.webp 1024w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/seo-2025-300x200.webp 300w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/seo-2025-150x100.webp 150w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/seo-2025-768x512.webp 768w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/seo-2025-930x620.webp 930w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2025/05/seo-2025.webp 1536w" sizes="auto, (max-width: 600px) 100vw, 600px" /></p>
  1135. <p>SEO 2025, benvenuto nel duemila e venticinque! A volte non sembra, vero?</p>
  1136. <p>Hai mai letto un articolo SEO e pensato: “ma è lo stesso identico consiglio che leggevo nel 2017”?<br />
  1137. Ecco. Benvenuto nel club.</p>
  1138. <p>Se sei come me — e se stai leggendo questo blog, probabilmente lo sei — allora ti sarai anche tu rotto le palle di trovare sempre gli stessi mantra tipo:</p>
  1139. <ul>
  1140. <li>“Scrivi contenuti di qualità”</li>
  1141. <li>“Usa parole chiave a coda lunga”</li>
  1142. <li>“Ottimizza le immagini”</li>
  1143. <li>“Google ama i siti veloci”</li>
  1144. <li>“Il contenuto è re” (questa poi&#8230; ha almeno 20 anni!)</li>
  1145. </ul>
  1146. <p>Il problema non è che questi consigli siano sbagliati. Il problema è che sono il minimo sindacale per stare a galla.<br />
  1147. Come dire “per vincere a scacchi muovi i pezzi sulla scacchiera”.<br />
  1148. Grazie, ottimo consiglio, ed ora?</p>
  1149. <p>Nel frattempo, mentre tutti si accapigliano per piazzare parole chiave in grassetto o testare l’ennesimo plugin di compressione immagini, Google ha iniziato a usare modelli di linguaggio, a sperimentare risposte generate dall’intelligenza artificiale (SGE), e a valutare il contenuto non solo per cosa dice… ma per quali entità e connessioni semantiche riesce a generare.</p>
  1150. <p>E noi, invece, siamo ancora lì a testare se usare “assistenza lavatrici Torino” nel title migliora di mezzo punto la posizione.<br />
  1151. Spoiler: non basta più.</p>
  1152. <p>Per questo motivo oggi ti voglio parlare di due tecniche concrete, attuali, fresche, che stanno funzionando in questo 2025 e che, guarda caso, nessuno (o quasi) sta ancora usando davvero.</p>
  1153. <p>Due tecniche che ho iniziato a implementare su progetti reali — e no, non sto parlando di “scrivere meglio” — ma di pensare in modo nuovo il contenuto, il contesto e il modo in cui Google lo digerisce.</p>
  1154. <p>E no, non troverai queste cose su Moz, Ahrefs o i soliti blog da 50mila visite al giorno scritti da copy junior sottopagati che traducono articoli americani del mese scorso.<br />
  1155. Qui si fa roba che viene dal campo, dai test, dal “spingiamo questo articolo a scalare e vediamo che succede”.</p>
  1156. <p>Ti va?<br />
  1157. Allora iniziamo con la prima delle due tecniche che devi assolutamente provare prima che inizino a usarla tutti (e quindi diventi obsoleta come i meta keyword nel 2008).</p>
  1158. <h2>1. SEO 2025: Scrivi per l’Intelligenza Artificiale di Google (SGE)</h2>
  1159. <p>Non lo dice più solo qualche leak su X (Twitter, per i nostalgici), lo dice Google stesso: la Search Generative Experience è in arrivo anche da noi. E quando sarà pienamente attiva, <strong>la tua vecchia strategia SEO farà la fine di Yahoo Answers.</strong></p>
  1160. <p>Cosa cambia? Che Google non si limita più a “trovare” la risposta, la genera.<br />
  1161. E se il tuo contenuto non è strutturato per essere letto, digerito e risputato da un modello linguistico, semplicemente verrà ignorato.</p>
  1162. <p>Il nuovo algoritmo ha fame di informazioni concise, chiare, atomicamente complete, cioè che stiano in piedi da sole. Il tuo paragrafo deve essere già pronto per diventare snippet, risposta vocale o contenuto generato.</p>
  1163. <p><strong>Ecco cosa non funziona più:</strong><br />
  1164. Introdurre troppo, girarci intorno, fare preamboli (come quelli che stai leggendo ora — ma, ehi, qui siamo a casa mia!)</p>
  1165. <p>Paragrafi lunghi che per capirli serve il caffè</p>
  1166. <p>Risposte diluite in tre sottoparagrafi vaghi</p>
  1167. <p><strong>Ecco cosa invece vuole Google (e la sua IA):</strong><br />
  1168. <strong>Risposte dirette subito in cima:</strong><br />
  1169. Il primo periodo deve già rispondere alla domanda.</p>
  1170. <p><strong>Non “parlare di” — rispondi.</strong></p>
  1171. <p>Paragrafi brevi, da massimo 3-4 frasi, auto-contenuti.<br />
  1172. Se il tuo paragrafo ha bisogno di quello prima per avere senso, non funziona per l’SGE.</p>
  1173. <p>Frasi da snippet:<br />
  1174. Usa espressioni come “La soluzione è…”, “In breve…”, “Per risolvere il problema…” — frasi copiabili dall’AI.</p>
  1175. <h3>Facciamo un esempio pratico &#8211; Vecchio approccio SEO (pre-2023):</h3>
  1176. <blockquote><p>“Esistono molti modi per migliorare la velocità di caricamento di un sito web. Alcuni dei più comuni includono la riduzione del peso delle immagini, l’utilizzo di una rete CDN e la minimizzazione di codice CSS e JavaScript. In questo articolo vedremo…”</p></blockquote>
  1177. <p>Nuovo approccio SGE (2025):</p>
  1178. <blockquote><p>“Per migliorare la velocità di caricamento di un sito web, la prima cosa da fare è ottimizzare le immagini. Questo riduce il peso della pagina senza perdere qualità. È poi fondamentale usare una CDN per distribuire i contenuti, e minimizzare CSS e JavaScript per evitare rallentamenti.”</p></blockquote>
  1179. <p>Boom!<br />
  1180. Tre frasi, tutte operative. Ognuna potrebbe finire copiata nell’SGE di Google. Non ci sono fronzoli, solo sostanza in blocchi compatti.</p>
  1181. <p>Ma allora… dobbiamo diventare robot?<br />
  1182. No.<br />
  1183. Ma devi imparare a pensare come un sistema AI: la tua scrittura deve essere modulare, spezzettabile, leggibile anche se decontestualizzata.<br />
  1184. È l’opposto dei pipponi da mille righe. E ironicamente, funziona pure meglio per gli utenti umani.</p>
  1185. <p>Vuoi fare la differenza oggi?<br />
  1186. Scrivi in modo che anche un algoritmo affamato e distratto riesca a capire subito quello che stai dicendo.</p>
  1187. <p>Perché fidati, se non lo capisce lui, Google non ti fa salire.<br />
  1188. E se non sali, puoi anche aver scritto il capolavoro SEO del secolo: non lo leggerà nessuno.</p>
  1189. <h2>2. SEO 2025: pensa in Termini di Entità, Non di Parole Chiave</h2>
  1190. <p>Ti ricordi quando bastava ripetere “<strong>idraulico Torino</strong>” 6 volte in una pagina per salire in SERP? Bei tempi.<br />
  1191. Ora se lo fai, Google ti guarda come si guarda uno che fa i TikTok col filtro del muso di cane: con un misto di pena e sospetto.</p>
  1192. <p>Il motivo?<br />
  1193. Google non lavora più sulle keyword. Lavora sulle entità.</p>
  1194. <p>Cosa cavolo sono le “entità”?<br />
  1195. Un’entità è un concetto unico e riconoscibile. Può essere:</p>
  1196. <ul>
  1197. <li>Una persona: “Elon Musk”</li>
  1198. <li>Un marchio: “Bosch”</li>
  1199. <li>Un luogo: “Torino”</li>
  1200. <li>Un oggetto: “lavatrice Serie 6”</li>
  1201. <li>Un concetto astratto: “ottimizzazione SEO”, “lavaggio ecologico”</li>
  1202. </ul>
  1203. <p>Quando Google scansiona un contenuto, non cerca solo parole ripetute, cerca di capire quali entità stai citando, e come sono collegate tra loro. Costruisce una rete semantica.</p>
  1204. <p>Se parli di “lavatrici Bosch” e non nomini nemmeno:</p>
  1205. <ul>
  1206. <li>modelli specifici (Serie 4, Serie 6, ecc.)</li>
  1207. <li>problemi noti (errore E18, scarico bloccato, cestello rumoroso)</li>
  1208. <li>alternative simili (Siemens, Miele)</li>
  1209. <li>componenti interni (pompa, scheda madre, elettrovalvola)</li>
  1210. <li>strumenti o soluzioni (manuale, centro assistenza, decalcificante)</li>
  1211. </ul>
  1212. <p>&#8230;allora stai dando a Google un contenuto povero, privo di connessioni, quasi finto. Un testo che parla di, ma non dimostra conoscenza reale.</p>
  1213. <p>Vuoi che Google si fidi di te?<br />
  1214. Fai in modo che, leggendo il tuo articolo, emergano in automatico le entità collegate a quell’argomento.<br />
  1215. Non perché le hai forzate, ma perché sei uno che davvero sa di cosa parla.</p>
  1216. <h3>Esempio pratico &#8211; Un contenuto SEO fatto male:</h3>
  1217. <blockquote><p>“Siamo specializzati in assistenza lavatrici Bosch Torino. Interveniamo su tutte le lavatrici Bosch in zona Torino, anche con urgenza. Chiama per assistenza lavatrici Bosch a Torino e provincia.”</p></blockquote>
  1218. <p>Sembra quasi scritto da una IA o da un copywriter annoiato</p>
  1219. <p>Un contenuto ottimizzato per entità invece potrebbe dire:</p>
  1220. <blockquote><p>“Ripariamo lavatrici Bosch Serie 6, Serie 8 e tutti i modelli classici. Interveniamo spesso su guasti comuni come l’errore E18 (scarico bloccato) o problemi alla pompa. Il nostro centro è a due passi da Corso Agnelli, a Torino. Se la scheda madre è bruciata, possiamo rigenerarla senza dover sostituire l’intera macchina, risparmiando tempo e soldi.”</p></blockquote>
  1221. <p>In 3 righe abbiamo connesso:</p>
  1222. <ul>
  1223. <li>marchio</li>
  1224. <li>modelli</li>
  1225. <li>codici errore</li>
  1226. <li>componenti</li>
  1227. <li>località</li>
  1228. <li>beneficio economico</li>
  1229. </ul>
  1230. <p>E non c’è nessuna keyword forzata. È una conversazione vera — ma ricca di entità semantiche.</p>
  1231. <p><strong>Bonus:</strong> usa anche i link per rafforzare le entità<br />
  1232. Se puoi, linka a fonti ufficiali: il sito Bosch, un manuale PDF, una pagina di Google Maps con la tua sede.<br />
  1233. Ogni collegamento aiuta Google a posizionarti dentro la rete semantica corretta.</p>
  1234. <p>E se usi markup Schema (es. Product, LocalBusiness, FAQ, Person, ecc.), allora stai dicendo a Google esplicitamente “ehi, guarda che questa è un’entità vera, e c’è dietro qualcuno di competente”.</p>
  1235. <h3>Ma quindi&#8230; addio keyword?</h3>
  1236. <p>No. Le keyword servono ancora.<br />
  1237. Ma non devi scrivere per loro.<br />
  1238. Devi scrivere per le entità e lasciare che le keyword cadano da sole — come briciole di pane nella foresta semantica, solo così l&#8217;utente pollicino riuscirà a trovarvi.</p>
  1239. <p>Vuoi fare la differenza oggi?<br />
  1240. Inizia a pensare non a cosa vuoi rankare, ma a quali entità stai portando in tavola.<br />
  1241. E Google ti riconoscerà come uno che non fa finta di sapere — ma sa davvero.</p>
  1242. <h2>Conclusione: La SEO Non È Morta, Ma Si È Evoluta (E Tu?)</h2>
  1243. <p>La verità è che la SEO non è finita, non è morta, non è diventata inutile.<br />
  1244. È solo cresciuta, diventata più bastarda e più selettiva.</p>
  1245. <p>Oggi non vince più chi ha la keyword giusta nel posto giusto.<br />
  1246. Oggi vince chi riesce a parlare il linguaggio di Google, un linguaggio fatto di AI, entità, contesto e risposte immediate.</p>
  1247. <p>Se ti ostini a seguire gli stessi consigli letti su blog copiaincolla, continuerai a fluttuare tra la 5ª e la 8ª pagina… chiedendoti perché quel tuo concorrente che scrive peggio di te è sempre sopra.</p>
  1248. <p>Ma se inizi oggi a scrivere pensando alle intelligenze artificiali, agli snippet, alle entità semantiche, alle risposte che Google può riutilizzare…<br />
  1249. …allora inizi anche a costruire una visibilità che durerà anche quando il prossimo aggiornamento dell’algoritmo spazzerà via metà delle pagine in rete.</p>
  1250. <p>Vuoi Davvero Far Salire il Tuo Sito?<br />
  1251. Non serve un trucco. Serve un metodo.<br />
  1252. Io lo uso tutti i giorni sui miei progetti, e funziona.<br />
  1253. Se vuoi parlarne, se hai bisogno di una consulenza, o vuoi solo mostrarmi una pagina e chiedermi: “Che c***o ci faccio io qui?”<br />
  1254. Scrivimi.</p>
  1255. <p><a title="Contattami a questa pagina" href="https://www.davidemurmora.com/siti-internet-torino-preventivi-e-contatti/"><img src="https://s.w.org/images/core/emoji/16.0.1/72x72/1f4e9.png" alt="📩" class="wp-smiley" style="height: 1em; max-height: 1em;" /> Contatti qu</a>i — parliamone seriamente, senza SEO-fuffa.</p>
  1256. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/seo-2025-due-tecniche-nuove-che-nessuno-sta-usando-ma-funzionano/">SEO 2025: due Tecniche Nuove che Nessuno Sta Usando (Ma Funzionano)</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  1257. ]]></content:encoded>
  1258. </item>
  1259. <item>
  1260. <title>Errori e-commerce 2025</title>
  1261. <link>https://www.davidemurmora.com/errori-e-commerce-2025/</link>
  1262. <dc:creator><![CDATA[davide murmora]]></dc:creator>
  1263. <pubDate>Tue, 19 Nov 2024 15:49:12 +0000</pubDate>
  1264. <category><![CDATA[Blog]]></category>
  1265. <category><![CDATA[e-commerce]]></category>
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  1267.  
  1268. <description><![CDATA[<p>Errori e-commerce 2025, quali possono essere? Il 2025 si prospetta come un anno cruciale per il mondo dell’e-commerce, ma non senza insidie. Tra nuove tecnologie, aspettative dei clienti sempre più alte e un mercato competitivo, è facile cadere in trappole che possono compromettere la crescita del proprio business. Vediamo alcuni errori da evitare, sfatando anche&#8230;&#160;<a href="https://www.davidemurmora.com/errori-e-commerce-2025/" rel="bookmark"><span class="screen-reader-text">Errori e-commerce 2025</span></a></p>
  1269. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/errori-e-commerce-2025/">Errori e-commerce 2025</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
  1270. ]]></description>
  1271. <content:encoded><![CDATA[<p><img loading="lazy" decoding="async" class="aligncenter size-full wp-image-2819" src="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2024/11/aI.webp" alt="Errori e-commerce 2025" width="570" height="367" srcset="https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2024/11/aI.webp 570w, https://www.davidemurmora.com/wp-content/uploads/2024/11/aI-300x193.webp 300w" sizes="auto, (max-width: 570px) 100vw, 570px" /></p>
  1272. <p>Errori e-commerce 2025, quali possono essere?</p>
  1273. <p>Il 2025 si prospetta come un anno cruciale per il mondo dell’e-commerce, ma non senza insidie. Tra nuove tecnologie, aspettative dei clienti sempre più alte e un mercato competitivo, è facile cadere in trappole che possono compromettere la crescita del proprio business. Vediamo alcuni errori da evitare, sfatando anche miti comuni.</p>
  1274. <h2><strong>Errori e-commerce 2025 &#8211; il mito delle <a title="Intelligenza artificiale (Da Wikipedia)" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Intelligenza_artificiale#:~:text=L&#039;intelligenza%20artificiale%20(in%20sigla,l&#039;ottimizzazione%20di%20funzioni%20matematiche." target="_blank" rel="noopener">AI</a> per l’E-commerce:</strong></h2>
  1275. <p><strong><br />
  1276. La Soluzione Magica che Non Esiste (Ancora)</strong></p>
  1277. <p>Negli ultimi mesi, si è parlato molto dell’intelligenza artificiale (AI) come del “Santo Graal” dell’e-commerce. Nel 2025, molti spingeranno sull’uso delle AI come strumenti rivoluzionari per migliorare l’esperienza cliente, automatizzare i processi e ottimizzare le vendite.<br />
  1278. <em>Ma attenzione: la realtà è spesso meno brillante di quanto promesso.</em></p>
  1279. <p>La verità è che <strong>molte AI, soprattutto quelle utilizzate per il frontend, non sono ancora pronte per essere strumenti infallibili.</strong><br />
  1280. Interfacce confuse, suggerimenti errati e una scarsa comprensione delle reali esigenze dei clienti possono causare più danni che benefici.</p>
  1281. <ul>
  1282. <li><strong>Esempi di problemi comuni:</strong> chatbot che non comprendono domande complesse, sistemi di raccomandazione che propongono prodotti non pertinenti, e personalizzazioni che finiscono per irritare i clienti anziché conquistarli.</li>
  1283. </ul>
  1284. <p>Il risultato? Frustrazione per i clienti e una reputazione del brand compromessa. Il consiglio? Investire in AI solo se si dispone di risorse (economiche e di personale tecnico) per testare e ottimizzare le soluzioni, evitando di inseguire le mode.</p>
  1285. <h3><strong>Errori e-commerce 2025 &#8211; </strong><strong>Politiche di Reso complesse</strong></h3>
  1286. <p>Uno degli aspetti fondamentali per fidelizzare i clienti è la gestione dei resi. Nel 2025, <strong>le politiche di reso saranno un fattore discriminante per la scelta di un e-commerce.</strong></p>
  1287. <p>Come dimostrato da ricerche recenti, il 96% dei consumatori tende a fare acquisti ripetuti con un brand che offre un’esperienza di reso semplice e senza stress. Questo significa che le aziende devono concentrarsi su politiche di reso che siano:</p>
  1288. <ul>
  1289. <li><strong>Chiare:</strong> Usare un linguaggio semplice ed evitare termini complicati.</li>
  1290. <li><strong>Veloci:</strong> Garantire rimborsi rapidi e processi di reso snelli.</li>
  1291. <li><strong>Convenienti:</strong> Offrire resi gratuiti (soprattutto per ordini sopra un certo valore) è un grande incentivo per i clienti.</li>
  1292. </ul>
  1293. <p>Investire in resi efficienti non è un costo, ma un’opportunità per aumentare la fidelizzazione e migliorare l’immagine del brand.<br />
  1294. Lo sappiamo che chi ha un e-commerce odia i resi e vorrebbe invece pratiche di reso più complesse, ma la verita è che <strong>più il reso è complicato, meno il prodotto viene acquistato</strong>. Quindi come dobbiamo muoverci?<br />
  1295. Evitare i resi? Impossibile.<br />
  1296. Rendere complesso il reso? Non ci sarà acquisto.<br />
  1297. Rendere il reso semplicissimo è la risposta corretta.</p>
  1298. <h3><strong>Errori e-commerce 2025 &#8211; Politiche di Reso da cambiare</strong></h3>
  1299. <p>Molti e-commerce ancora commettono errori nella gestione dei resi, come ad esempio:</p>
  1300. <ul>
  1301. <li><strong>Finestra temporale troppo ristretta:</strong> Resi consentiti solo per 7-14 giorni possono scoraggiare i clienti.<br />
  1302. Una finestra di 30 giorni o più è oggi considerata standard.</li>
  1303. <li><strong>Spese di spedizione a carico del cliente:</strong> Questo approccio è percepito come obsoleto e penalizza il tasso di conversione.</li>
  1304. <li><strong>Mancanza di chiarezza:</strong> Se il cliente deve “decifrare” le condizioni di reso, probabilmente abbandonerà il carrello.</li>
  1305. <li><strong>Troppe domande a cui rispondere:</strong> il reso deve essere sempre senza motivo.</li>
  1306. </ul>
  1307. <p>Questo articolo non vuole essere un inno al reso, sto sottolineando che le modalità di restituzione di un articolo (in particolare nel vestiario) è fondamentale. Contestualmente a politiche di reso semplici, bisogna lavorare per minimizzare i resi, punto essenziale per la redditività.<br />
  1308. Nel 2023, il tasso medio di reso per acquisti online era del 16,5%, con una leggera diminuzione prevista al 15,5% entro il 2025.</p>
  1309. <p><strong>Per ridurre i tassi di reso ci sono alcuni punti da seguire:</strong></p>
  1310. <ul>
  1311. <li>Fornire descrizioni di prodotto dettagliate e accurate</li>
  1312. <li>Utilizzare immagini di alta qualità e visualizzazioni a 360 gradi quando possibile</li>
  1313. <li>Implementare guide alle taglie e tecnologie per la vestibilità nel settore abbigliamento</li>
  1314. <li>Usare recensioni <strong>vere</strong> e valutazioni dei clienti per creare aspettative realistiche. Le recensioni reali dei vostri clienti sono un punto fondamentale per l&#8217;acquisto. Una delle prime cose che fa l&#8217;utente esperto è aprire le recensioni e leggere per prima cosa le recensioni negative. Questo non è un ostacolo all&#8217;acquisto, ma gli evita di crearsi false aspettative sull&#8217;oggetto. Sulle recensioni ci sarebbe da aprire un lungo capitolo a parte.</li>
  1315. </ul>
  1316. <h2><strong>Errori e-commerce 2025 &#8211; La Centralità dell’Esperienza Cliente</strong></h2>
  1317. <p>Oltre alla tecnologia e ai processi di reso, nel 2025 il vero successo sarà determinato da un’esperienza cliente coerente e soddisfacente.<br />
  1318. Questo significa:</p>
  1319. <ul>
  1320. <li><strong>Descrizioni accurate dei prodotti:</strong> Dettagli precisi, immagini di alta qualità e recensioni verificate riducono i resi e migliorano la fiducia del cliente.</li>
  1321. <li><strong>Supporto clienti umano e disponibile:</strong> Non affidate i siti all’AI per il momento. Un servizio clienti preparato fa la differenza.</li>
  1322. <li><strong>Spedizioni rapide e trasparenti:</strong> La logistica resta un pilastro fondamentale per la soddisfazione complessiva.</li>
  1323. </ul>
  1324. <p>Errori e-commerce 2025: la centralità dell’esperienza cliente nell’e-commerce è ormai un tema imprescindibile per qualsiasi azienda che voglia prosperare in un mercato sempre più competitivo. Nell’era digitale, dove ogni click conta e i clienti hanno a disposizione infinite alternative, ciò che distingue un brand non è soltanto la qualità dei prodotti o la velocità delle spedizioni, ma l’esperienza complessiva che il cliente vive durante ogni interazione con il sito.</p>
  1325. <p>Un’esperienza cliente fluida, intuitiva e coinvolgente è ciò che permette a un e-commerce di trasformare un semplice visitatore in un cliente fedele. Questo significa che ogni elemento del percorso, dalla navigazione sul sito alla fase di pagamento, deve essere pensato e progettato per mettere il cliente al centro. Non si tratta solo di semplificare le procedure, ma di anticipare i bisogni, personalizzare l’offerta e risolvere eventuali problemi prima ancora che si presentino. Nell’e-commerce moderno, la relazione tra cliente e brand si gioca su un equilibrio delicato tra funzionalità e emozione: il sito deve essere tecnicamente impeccabile, ma anche capace di creare un senso di connessione.</p>
  1326. <p>L’esperienza cliente non si limita alla transazione. Inizia ben prima, con un sito web che deve essere accogliente, chiaro e visivamente attraente. Un catalogo con immagini di alta qualità, descrizioni accurate e recensioni verificate aiuta il cliente a sentirsi sicuro nella scelta. Ma il vero valore emerge dopo l’acquisto: spedizioni rapide e tracciabili, comunicazioni tempestive e politiche di reso semplici consolidano la fiducia e aumentano la probabilità che il cliente ritorni.</p>
  1327. <p>Investire nell’esperienza cliente non è solo una scelta etica, ma anche una strategia di business vincente. Quando un cliente si sente ascoltato, capito e rispettato, non solo torna a comprare, ma diventa un ambasciatore locale del brand, condividendo la propria soddisfazione con amici e conoscenti. Questo effetto moltiplicatore è particolarmente prezioso nell’e-commerce, dove il passaparola, insieme alle recensioni positive, può influenzare in modo significativo le decisioni d’acquisto di nuovi potenziali clienti. Per questo motivo non investire nell&#8217;esperienza cliente è uno dei principali errori e-commerce 2025</p>
  1328. <p>Se vuoi scoprire come posso aiutarti a realizzare (o migliorare) il tuo e-commerce, <a href="https://www.davidemurmora.com/siti-web-torino-preventivi/">chiedimi un preventivo</a>.</p>
  1329. <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com/errori-e-commerce-2025/">Errori e-commerce 2025</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.davidemurmora.com">Creazione Siti internet torino</a>.</p>
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