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<title>A ruota libera</title>
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<description>parliamo di psicologia nella vita quotidiana. Conoscerci meglio per vivere meglio.</description>
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<title>separazione e autonomia</title>
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<pubDate>Sat, 10 Feb 2024 16:33:01 +0000</pubDate>
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<p>E’passato qualche mese dall’addio della paziente protagonista dei precedenti articoli e oggi mi è arrivata una sua lettera, lettera non email! Lettera scritta a mano e spedita con il francobollo. Mi ha stupito: chi scrive ancora lettere a mano oggi, quasi nessuno, ma lei si, per distinguersi dalla massa e con la sua solita sincerità lo scrive chiaramente. Ecco il testo. Mia cara dottoressa, (mi consenta questa intimità) cosa ha pensato quando ha ricevuto la mia lettera? Un po’ si sarà meravigliata, e poi avrà detto “l’ha fatto per essere diversa, sempre narcisista”. Forse ha ragione o forse no. Si, mi voglio distinguere dagli altri. Che c’è di male? In questo caso poi…..recuperare l’uso della penna e il movimento manuale della scrittura potrebbe anche essere un modo per difendere la nostra “umanità” dalle macchine intelligenti. Anche i ragazzi, soprattutto loro, dovrebbero riprendere o imparare a scrivere con la penna o la matita e dimenticarsi ogni tanto del telefonino e del PC. Se continueranno a digitare soltanto, finirà che non sapranno più scrivere a mano. Proprio un bel progresso! Comunque non è di questo che volevo parlarle.Il lavoro che abbiamo fatto si sta rivelando molto utile. Adesso sto incominciando a riconoscermi, a tollerare i miei difetti, non cerco più la perfezione e. riesco ad accettarmi come sono. C’è una cosa però che turba la mia serenità, la difficoltà enorme a separarmi dalle persone, dagli oggetti, dai luoghi, da tutto! La strategia che metto in atto per superare l’angoscia della separazione è mantenere un distacco affettivo da tutto. E per quanto riguarda i luoghi non trattenermi mai troppo a lungo in un posto e programmare già all’arrivo il momento della partenza. Certo tutto ciò mi complica notevolmente la vita, ne sono consapevole, ma almeno così evito le crisi di panico, che le assicuro sono tremendamente spiacevoli!!! E uso un eufemismo! Anche separarmi da lei è stato molto, molto difficile e lei non ha fatto nulla per trattenermi. Quindi sono molto arrabbiata con lei, perché, nonostante questo problema irrisolto, mi ha lasciato andare via senza combattere.Una madre combatte sempre , senza sosta, per il proprio figlio/a, invece lei non lo ha fatto. L’analista è una madre, no? Perchè dunque lei mi ha abbandonato nella mia nevrosi? Lo sa, non posso proprio perdonarla. Non ho intenzione di riprendere l’analisi con un altro analista per risolvere il mio problema relativo alla separazione e dovrò cavarmela da sola. Ecco lei mi ha lasciato sola in quest’ultima battaglia. Sento nelle orecchie la sua voce :” Se l’ho lasciata andare, evidentemente sapevo che ce l’avrebbe fatta, che era in grado di camminare da sola. L’analisi a questo punto sarebbe stata una gruccia che chiudeva la strada verso un’autentica autonomia” Questo lei mi direbbe e forse sono costretta a darle ragione, però che fatica ……è proprio in salita la strada verso l’autonomia! Ripenso a quando ero piccola e accanto alla babysitter salutavo mia mamma che partiva per una lunga tournèe . Nessuna lacrima, dritta, rigida, sventolavo la mano e guardavo la macchina che la portava via fino a che scompariva dietro la curva del viale di casa nostra. Poi rientravo e andavo al suo pianoforte, mi sedevo e incominciavo a tempestare i tasti con gli esercizi di accordi. e scale. E suonavo, suonavo per ore. Mio papa, la babysitter, la cameriera mi lasciavano fare per non subire le mie urla isteriche. Mamma era una concertista e stava via da casa anche due o tre mesi. Sono separazioni traumatiche queste ,che potrebbero essere all’origine del mio problema. Io non ripenso volentieri a quel periodo, ma quando mi costringo a farlo per motivi terapeutici, piango e allora mi rendo conto che quei distacchi devono essere stati eccessivamente dolorosi per una bimba di sette anni. Adesso sono una donna, una persona adulta, dovrei aver superato quei traumi, invece combatto ancora con le medesime angosce con una differenza : oggi ne sono consapevole. Allora le domando :” Se aver acquisito consapevolezza non è servito a guarire dalla nevrosi, cosa devo fare per evitare l’angoscia della separazione?” La mia è una domanda retorica. Conosco la sua risposta. ” La consapevolezza non sconfigge la paura, ma ti consente di affrontarla e di non sprofondare nell’angoscia. E’ come quando dobbiamo affrontare un pericolo: un conto è conoscerlo e quindi preparare una strategia adeguata per difenderci e altro è non sapere nulla , né da dove viene nè da chi o che cosa e quindi vivere nell’angoscia dell’attesa senza poter predisporre una difesa adeguata.” Almeno mi faccia i complimenti, sono o non sono una brava allieva? Non è fiera di me? Mi faccio pena , ancora con questo bisogno di “RICONOSCIMENTO!!! di STIMA !!! Ancora a piatire un suo BRAVA! Quando riuscirò a dirmelo da sola? Quando? Non mi aspetto una risposta……comunque le sono riconoscente. La sua ex paziente ribelle XY. (Per rispettare la privacy ometto il nome) </p>
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<title>SEPARARSI</title>
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<pubDate>Thu, 30 Nov 2023 16:37:41 +0000</pubDate>
<category><![CDATA[psicopatologia quotidiana]]></category>
<category><![CDATA[abbandono]]></category>
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<description><![CDATA[Titolo impegnativo, significante, che contiene una moltitudine di significati che vorrei analizzare e condividere con voi. Forse posterò più di un articolo su questo argomento . Oggi incomincio dalla paziente protagonista dei miei ultimi post. Entra in studio sorridente e sicura di se, elegante come sempre e perfettamente truccata. Dopo avermi salutata con un ampio… <a class="more-link" href="https://www.rosalbascavia.org/2023/11/30/separarsi/">Continua a leggere <span class="screen-reader-text">SEPARARSI</span></a>]]></description>
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<p>Titolo impegnativo, significante, che contiene una moltitudine di significati che vorrei analizzare e condividere con voi. Forse posterò più di un articolo su questo argomento . Oggi incomincio dalla paziente protagonista dei miei ultimi post. Entra in studio sorridente e sicura di se, elegante come sempre e perfettamente truccata. Dopo avermi salutata con un ampio sorriso: “Oggi è la nostra ultima seduta” dice guardandomi negli occhi e sedendosi sulla poltroncina di fronte alla scrivania. Non ha guardato nemmeno per un attimo il lettino di analisi. Poi, anticipando il mio commento, prosegue ” Non è una decisione improvvisa, ci stavo pensando da un po’ di tempo, ma continuavo a rimandare di seduta in seduta ……….sa cos’è?….temevo la sua reazione! …….Non mi fraintenda…..avevo paura che lei riuscisse a convincermi che non ero pronta…….Invece io sono pronta a camminare sulle mie gambe ….ecco l’ho detto!” Più l’ascoltavo e più dalle sue parole traspariva sicumera non autentica consapevolezza di sé. Persisteva la strategia difensiva di negare la sua fragilità. Mi trovavo in una posizione piuttosto scomoda: rischiavo di colludere con la sua nevrosi sia condividendo la sua decisione sia contestandola. Lei intanto mi sollecitava a rispondere sempre più irritata dal mio silenzio. “Ecco lo sapevo che lei mi avrebbe rovinato questo momento di gioia, lo sapevo……..ma se crede con il suo silenzio di farmi cambiare idea, si sbaglia, si sbaglia di grosso.” Si accende nervosamente una sigaretta, pur sapendo che qui non è consentito fumare . Ovviamente cerca di provocare una mia reazione. “Fuma per consolidare la sua decisione ?” La mia domanda la sconcerta. Spegne immediatamente la sigaretta nel portacenere, poi mi guarda , incerta se parlare o no. C’è un piccolo movimento di labbra, ma non esce alcun suono. Io sono consapevole di muovermi su un terreno minato e devo soppesare ogni parola ; in me passano emozioni contrastanti: frustrazione e rabbia per il suo narcisismo apparentemente invincibile, pena e tenerezza per questa donna di valore che non riesce a stimarsi, a volersi bene, a manifestare tutte le sue doti e capacità. Scelgo un tema neutro e razionale, il contratto. “Lei si ricorda cosa prevedeva il contratto?” Mi guarda sorpresa “Cosa c’entra il contratto adesso?” “Il contratto prevede che passino almeno sei mesi dal giorno in cui si decide il fine analisi e la fine della medesima . Perciò se lei mi comunica oggi che vuole terminare l’analisi, dovremo ancora lavorare insieme per altri sei mesi prima di salutarci per sempre.” Ho volutamente usato “sempre” per sottolineare l’epilogo del trattamento analitico. La paziente mi guarda muta, non ostenta la solita baldanza e, per quanto mi ricordo, è l prima volta che la sento autentica, sincera. Poi mi dice: “Va bene, lavoreremo insieme questi ultimi sei mesi. Grazie adesso vado via…..ho bisogno di pensare….posso?”- Non serve rispondere verbalmente. Ci alziamo tutte e due e ci salutiamo dandoci la mano. Ecco dunque in campo il tema di questo post : la SEPARAZIONE . Con la nascita noi viviamo la prima separazione della nostra vita. Qualche psicoanalista la descrive come “il trauma della nascita” che influenzerà la nostra vita futura, anche se non ne siamo sempre consapevoli. In realtà alcuni comportamenti sia infantili che adulti testimonierebbero in questo senso. Per esempio ci sono delle persone che hanno bisogno del buio assoluto per dormire. Potrebbe essere interpretato come il tentativo inconscio di tornare nel rifugio uterino sicuro, negando l’esperienza traumatica della nascita, cioè della fuoriuscita dal buio dell’interno del corpo materno alla luce accecante di una sala parto?! Al contrario ci sono persone che non sopportano di dormire nel buio assoluto e hanno invece bisogno di una luce anche fievole, purché sia luce! Per queste persone la nascita non è un trauma, ma una separazione salvifica: il neonato è espulso, a volte anche prima del tempo previsto, ( a sette mesi o a otto mesi ). Portare un figlio in pancia per nove mesi è un’esperienza complessa emotivamente e fisicamente. Al desiderio consapevole di avere un figlio/a non sempre corrisponde un uguale desiderio inconscio. E allora queste emozioni contrastanti sono trasmesse inconsciamente al figlio/a che vuole restare il più a lungo possibile nella pancia (vedi i parti ritardati) o invece vuole uscire il prima possibile ( vedi parti anticipati). E vediamo poi bambini “mammoni” o bambini indipendenti, che tendono a ” scappare”, a ” correre via , a cercare nuove esperienze”. Il vissuto di questa prima separazione influenzerà tutte le altre separazioni, che costellano la vita di ciascuno di noi. Anzi possiamo dire che la nostra vita è all’insegna della separazione. Pensiamo a semplici gesti quotidiani : chiudere la porta di casa e uscire . Non è una separazione? Accompagnare i figli piccoli a scuola e lasciarli al portone, non è anche questa una separazione? E poi tanti altri esempi che potete trovare voi stessi.” Ma sono separazioni temporanee” rileverà qualcuno . Si, è vero, ma qualcuno potrebbe inconsciamente viverle come definitive, se nella sua infanzia c’è stata precocemente una separazione troppo prolungata nel tempo. Si tratta di situazioni limite, ma che comunque possono influenzare i rapporti interpersonali.</p>
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<title>Donne cervellotiche e uomini Basic!?</title>
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<pubDate>Tue, 13 Jun 2023 17:30:26 +0000</pubDate>
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<description><![CDATA[Sempre lei, la mia cara paziente, costantemente polemica . Dopo qualche minuto di silenzio, che le serve per raccogliere le idee prima di formulare la domanda , che ha lo scopo di mettere me in imbarazzo e dare a lei la palma della vittoria sull’analista dice : “Una mia amica da giorni mi sta tormentando… <a class="more-link" href="https://www.rosalbascavia.org/2023/06/13/donne-cervellotiche-e-uomini-basic/">Continua a leggere <span class="screen-reader-text">Donne cervellotiche e uomini Basic!?</span></a>]]></description>
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<p class="has-text-align-left">Sempre lei, la mia cara paziente, costantemente polemica . Dopo qualche minuto di silenzio, che le serve per raccogliere le idee prima di formulare la domanda , che ha lo scopo di mettere me in imbarazzo e dare a lei la palma della vittoria sull’analista dice : “Una mia amica da giorni mi sta tormentando con i suoi dubbi sull’amore del suo compagno. Le ho consigliato di sfogliare una margherita – m’ama, non m’ama ?- e per poco non mi becco un ceffone. L’avevo offesa evidentemente. Però insomma qualche volta le amiche sono anche noiose con i loro dubbi e ricostruzioni fantasiose. Io sono molto più pratica, sto ai fatti, e non mi faccio tante pippe mentali. Ma sono curiosa di sapere cosa ne pensa lei…..voglio dire ….secondo lei noi donne pensiamo in modo diverso dagli uomini?…….ci complichiamo la vita inutilmente…..? Siccome so bene che lei non mi darà la soddisfazione di rispondermi, io le dirò quello che penso, perché così lei ci riflette ( so che lo farà!) e tornerà utile anche a lei, perchè anche lei è una donna e sicuramente più cervellotica di me dato il mestiere che fa! Ah, Ah, già vedo i suoi neuroni posizionati in prima linea tesi all’ascolto, come lo chiamate voi ? ah, si, ascolto attivo. Eh si, io sarò anche paranoica , come hanno sentenziato tutti gli psichiatri che l’hanno preceduta, ma sono anche molto intelligente, anche questo sentenziato da quei signori, e sono in grado di dirle qualcosa che forse non sa su come e cosa pensano gli uomini e le donne sull’amore.” Mentre la ascoltavo pensavo a come potevo contenerla e aiutarla nella convivenza con gli altri, riducendo il suo bisogno pressoché incontenibile di dominio. Concordavo con i colleghi, era una donna molto intelligente, colta, ma, purtroppo per lei, assetata di potere di controllo su tutto e tutti, con buona capacità intuitiva dell’altro, soprattutto dei punti deboli. “Allora , mia cara dottoressa, voglio parlarle degli uomini, delle donne e dell’amore perchè così forse riesco anche a capire dove ho sbagliato e se ho sbagliato nel mio rapporto con gli uomini. Non mi è servito essere docile , amorevole, accondiscendente, non mi è servito fare l’umile, non mi è servito fare la superba, non mi è servito farmi tappetino, non mi è servito farmi rincorrere e desiderare. Cosa c’è che non va in me?” ” La domanda di riserva, mia bella signora?! – penso- non posso risponderti , è troppo presto , sei ancora troppo lontana dalla vera te stessa per tollerare la risposta a questa domanda. Se tu fossi pronta, ma non lo sei, ti farei notare che nell’elenco dei tuoi comportamenti da te definiti infruttuosi, manca del tutto la presenza dell’altro. In realtà tu sei tutta presa da te stessa, dalla parte che vuoi recitare, tu sei il faro della coppia, l’altro è un fantoccio. Tu hai interpretato tanti ruoli senza successo, ma tu chi sei veramente? Che cosa vuoi ? Tu vuoi l’amore o la conquista? Ma per te amare cosa significa?” Forse dovremmo porcele tutti queste domande, perchè la mia irrequieta paziente narcisista non è la sola che colleziona relazioni sentimentali inconsistenti e frustranti. Purtroppo invece di porsi domande uomini e donne si accusano vicendevolmente. Per gli uomini le donne sono delle rompiscatole che vogliono sempre parlare….parlare….parlare! Per le donne gli uomini sono insensibili, sono tutti presi da se stessi e assorbiti dall’ interesse per il calcio (la maggior parte). Sono fondate queste accuse? Apparentemente si, nel senso che evidenziano diversità fra i due generi, diversità valide anche per tutti gli altri generi , nei quali potrà prevalere o l’aspetto maschile o quello femminile. E’ possibile che la diversità fra uomini e donne possa essere vissuta in maniera positiva , come un insieme di caratteristiche che arricchiscono il rapporto e non sempre e soltanto come elemento negativo, frustrante per ambedue le parti.? In base alla mia micro esperienza relativa al numero dei pazienti che hanno frequentato il mio studio per una cinquantina d’anni, ritengo di poter rispondere affermativamente : si, è possibile. No, non sono una sconsiderata ottimista, Credo nella forza dell’amore e nella capacità dell’essere umano di rigenerarsi. Qualche grillo parlante per smentirmi ricorrerà a ” Homo homini lupus est” ! o ” Mors tua vita mea”! Lo so a volte ci troviamo di fronte a comportamenti così orrendi , feroci, crudeli che distruggono la nostra fiducia nell’essere umano. Non sono la regola però. E se studiati a fondo rivelerebbero ferite non rimarginatili che hanno ucciso l’anima di quegli individui fin dai primi vagiti. Perciò secondo me ogni qualvolta entriamo in contatto con una persona la prima cosa da tenere a mente è :” NON GIUDICARE ” o meglio NON EMETTERE SENTENZE DI CONDANNA , che sarebbero inevitabilmente superficiali e dettate dal pregiudizio. Nella seduta successiva mi aspettavo che la paziente continuasse a provocarmi con domande sulla relazione amorosa fra uomini d donne e invece è arrivata molto triste, depressa, stanca ,si è letteralmente lasciata cadere sul lettino e ,dopo un debole ” mi dispiace, non ho voglia di parlare”, si è chiusa in un silenzio che è durato per tutta la seduta. Quel suo “Ci pensi” mi era rimasto dentro e ci avevo davvero pensato. E adesso condivido con voi tutto quello che mi è venuto in mente al riguardo. Ovviamente non è un lavoro scientifico né un saggio sulla relazione amorosa e neppure un’ analisi approfondita del vissuto amoroso degli esseri umani. Sono riflessioni derivate dall’osservazione e lo studio del comportamento dei numerosi pazienti che hanno frequentato il mio studio. Qualcuno mi potrebbe dire ” Ma che c’entro io con i tuoi pazienti? Loro sono malati, io no. Quello che dicono o fanno loro non mi riguarda, io sono diverso da loro, io sono sano” Ecco questa è l’affermazione più stupida che una persona possa fare! Nessuno può arrogarsi il diritto di proclamare la propria sanità mentale. Banalmente perché nessuno di noi è totalmente sano. Lo dico seriamente, la realtà quotidiana ce lo conferma. In ognuno c’è un atomo di nevrosi, che può moltiplicarsi fino a degenerare in forme disturbanti per l’individuo medesimo e la società. Ognuno di noi è potenzialmente un folle. Mettiamocelo bene in testa e impariamo a rispettare noi stessi e gli altri. ” RISPETTO” questa è la parola magica.”RISPETTO”. E. “MANCANZA DI RISPETTO” sono i due poli opposti che delimitano le relazione degli individui : le relazioni di lavoro, le relazioni sociali, le relazioni amicali e soprattutto le relazioni amorose. Perchè SOPRATTUTTO? perchè la relazione amorosa è caratterizzata dall’intimità, che , qualche volta , fraintesa, porta alla mancanza di rispetto. Vorrei chiarire cosa intendo per rispetto. Se tu esprimi un’opinione che io non condivido, la rispetto e non cerco di importi la mia. Se io sono un sedentario e tu una viaggiatrice dobbiamo riconoscere ad entrambi il diritto di essere come ci piace. E cosi per tutto. Ovviamente se i nostri interessi sono costantemente divergenti , dobbiamo riconoscere che non siamo compatibili come coppia, senza colpevolizzarci reciprocamente. Ma soprattutto dobbiamo riconoscere la reciproca autonomia e indipendenza di pensiero e sentimento. Io non posso imporre a te di amarmi e tu non lo puoi imporre a me. Se io decido di lasciarti, tu non me lo puoi impedire così come se tu vuoi lasciare me , io non posso impedirtelo. La separazione può essere molto dolorosa, ma deve comunque essere sopportata. Insomma deve essere chiaro a tutti, maschi e femmine, omosessuali, transgender che l’amore non può essere nè comprato nè imposto. Forse un giorno potrò dirlo anche alla mia paziente senza suscitare il suo sprezzante sarcasmo.</p>
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<title>i giorni NO</title>
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<pubDate>Wed, 08 Mar 2023 13:48:42 +0000</pubDate>
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<description><![CDATA[” Ti alzi al mattino, guardi fuori dalla finestra, il cielo è grigio , tira un po di vento, vorresti tornare a letto, guardi l’orologio e ……. la tua coscienza non te lo permette. Hai un sacco di lavoro da fare, l’articolo per il giornale da finire…….ecc. ecc. Che palle!”- A queste parole seguono minuti… <a class="more-link" href="https://www.rosalbascavia.org/2023/03/08/i-giorni-no/">Continua a leggere <span class="screen-reader-text">i giorni NO</span></a>]]></description>
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<p>” Ti alzi al mattino, guardi fuori dalla finestra, il cielo è grigio , tira un po di vento, vorresti tornare a letto, guardi l’orologio e ……. la tua coscienza non te lo permette. Hai un sacco di lavoro da fare, l’articolo per il giornale da finire…….ecc. ecc. Che palle!”- A queste parole seguono minuti di silenzio. ” Lei ovviamente non sa di che parlo ” il tono è decisamente aggressivo .” Lei se ne sta li come una divinità indiana, ha raggiunto il suo nirvana, è refrattaria ai cambiamenti di umore, al grigio o all’azzurro del cielo, al sole o alla pioggia, per lei sono tutte manifestazioni della realtà con cui noi esseri umani abbiamo a che fare. Punto e basta. Non è così?” Altri attimi di silenzio. “Ovviamente non mi risponde , lo fa apposta per provocarmi, ma qui si sbaglia, perché io sono capace di stare zitta più di lei, posso non dire più una parola fino alla fine della seduta. Poi voglio vedere come si sente, dopo che me ne sono andata, sono certa che qualche domanda se la farà e si sentirà in colpa, terribilmente in colpa e le starà bene.” Incrocia le braccia sul petto decisa a mettere in atto il suo ricatto. Perchè ho riportato questo squarcio di seduta qui oggi? Non per analizzare il comportamento dell’analizzanda e i sentimenti che esprime, ma per parlare dei cosiddetti “giorni NO” la cui atmosfera è descritta così bene dalla paziente. Credo che tutti noi esseri umani, analisti compresi , anche quelli che si rifiutano di ammetterlo, abbiamo i nostri giorni NO. E’ anche probabile che le motivazioni siano diverse per ciascuno di noi. Ho fatto una piccola ricerca fra i miei amici, conoscenti e pazienti chiedendo loro di descrivermi i loro giorni NO e le motivazioni che, secondo loro, ne erano alla base. E queste sono alcune risposte. “I miei giorni NO sono quando non riesco a strapparmi neppure il più piccolo sorriso, me ne sto ingrugnato per i fatti miei e in ufficio non rivolgo la parola a nessuno. Perchè arrivano così fra capo e collo non lo so, e mi scoccia pure farmi delle domande per scoprirlo. Intanto così come arrivano, passano e tutto ritorna come prima”.(Fabio) ” Io so benissimo la ragione dei miei giorni No : quando penso a quello che ho fatto nella vita fino adesso, poco, e quanto tempo ho sprecato, tanto, mi prende una tristezza infinita, un senso di fallimento, a trentacinque anni mi comporto ancora come se ne avessi venti, sono un’irresponsabile, scappo da me stessa e dal tempo che passa, ma un’osservazione di mia madre può farmi precipitare nell’inferno. Poi però, se mi chiamano per l’allenamento per un torneo di Beach volley, prendo il borsone e corro a giocare lasciandomi alle spalle tutte le tristezze dei giorni NO”( Giovanna) “Io non ho giorni NO, ho momenti NO. E lo so che sono stupida….ma non riesco a sopportare di vedere le rughe sulla pelle del mio viso…. mi prende un’angoscia tremenda…..mi vedo vecchia con la pelle cadente……che fine atroce….arrivo a pensare di chiudermi in convento dove non ci sono specchi! Si sono proprio stupida, ma non riesco a pensare al tempo che passa senza sentirmi male!” (Silvia) “I miei giorni NO sono piuttosto le notti NO, quando stai con una donna che ti attizza una cifra e ………niente…..fai una figura di merda…”(Marcello) “Mi chiedi se ho giorni NO…….si li ho, ma sempre per una ragione precisa: se ho litigato con mio marito, se mi arriva una bolletta della luce del negozio troppo alta e soprattutto quando devo pagare le tasse! No, non sono moody, sono molto pratica con i piedi per terra, il cambiamento di umore non è casuale, c’è sempre un motivo e dura finché non trovo la soluzione” (Camilla). ” I miei giorni NO sono legati al tempo, non sopporto la pioggia. Se mi alzo e dai vetri vedo che piove, la vedo una giornata nera e non mi va bene niente. E mi incazzo come un toro se uno dei giovani architetti che lavorano con me mi dice “Ehi broomer , ti gira storta! ” (Aldo) Come si vede da questo microcosmo di umanità è comune a tutti loro spiegare il malessere dei giorni NO con motivazioni relativamente banali. Nessuno di loro si è posto domande del tipo: ” Perchè mi sento cosi?” “Quali possono essere i motivi?” tutti, sia uomini che donne, si sono affrettati a darsi delle risposte, piuttosto che farsi altre domande. Ed è quello che tendiamo a fare tutti di primo acchito, dare risposte, perchè farsi domande è scomodo. Eppure soltanto cercando le domande da porci possiamo conoscerci un po’ di più e forse imparare che anche i giorni NO possono essere utili .</p>
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<title>E poi viene l’epifania che tutte le feste porta via……..</title>
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<pubDate>Wed, 04 Jan 2023 16:07:32 +0000</pubDate>
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<description><![CDATA[A parte i bambini fortunati che hanno una casa calda e confortevole, una fondata speranza di ricevere doni , gli altri, la maggior parte degli adulti intendo, sembrano assai scontenti delle feste in arrivo, si lagnano del traffico più intenso e caotico del solito, del fastidio di ricevere o fare inviti per cene e pranzi,… <a class="more-link" href="https://www.rosalbascavia.org/2023/01/04/e-poi-viene-lepifania-che-tutte-le-feste-porta-via/">Continua a leggere <span class="screen-reader-text">E poi viene l’epifania che tutte le feste porta via……..</span></a>]]></description>
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<p>A parte i bambini fortunati che hanno una casa calda e confortevole, una fondata speranza di ricevere doni , gli altri, la maggior parte degli adulti intendo, sembrano assai scontenti delle feste in arrivo, si lagnano del traffico più intenso e caotico del solito, del fastidio di ricevere o fare inviti per cene e pranzi, di come alternarsi fra parenti di uno e dell’altro coniuge, e delle spese per regali che si sentono obbligati a fare e di cui farebbero volentieri a meno. Fra gli scontenti ci sono anche coloro che sono soli non per scelta, le persone molto malate o rattristate da lutti recenti, che ovviamente non amano l’atmosfera luccicante delle feste, che , per contrasto, accentua il loro dolore. Erano queste le considerazioni di Fabrizio, mentre andava avanti e indietro per lo studio, riluttante come sempre a sdraiarsi sul lettino di analisi. Fabrizio ha trent’anni, lavora in uno studio legale e sta preparando l’esame per entrare in magistratura. Diventare magistrato è da sempre il suo sogno. Suo padre era magistrato. Quando ne parla il suo volto si intristisce. E’ stato ucciso in un agguato dieci anni fa e ancora non sono stati trovati i colpevoli. “Era un gigante” dice spesso Fabrizio “Era il più bravo di tutti. Aveva coraggio da vendere. Ecco perché l’hanno fatto fuori”. Il sogno di Fabrizio è di essere come suo padre, ma temo che rimarrà sempre un sogno, perchè Fabrizio non ha la tempra dell’eroe, né la maturità necessaria per lavorare in un ambiente così delicato e complesso. Lui non è consapevole dei suoi limiti e continua a costruire un’immagine di sé grandiosa , ben lontana dalla realtà. Continua a parlare delle dissonanze natalizie finché dice una frase che mi stupisce: la sento vera, esce proprio da lui non dalla sua immagine grandiosa. ” Se tutti blaterano che il Natale è diventato una festa consumistica , che ha perso tutto il suo significato spirituale, perchè non abbiamo il coraggio di dire basta e torniamo alle origini, al presepe, alla festa solo ed esclusivamente religiosa?” Non rispondo. Non voglio ridurre la sua seduta di analisi ad uno scambio di opinioni sociologiche, anche se è proprio questo che vuole Fabrizio, per continuare a prendere le distanze da se stesso. Il mio silenzio lo indispettisce e riprende a sproloquiare sulle feste, sulla loro inutilità, falsità, e che vorrebbe addormentarsi per svegliarsi quando tutta questa baraonda festaiola è finita, fuochi d’artificio e botti compresi. Ciò che lo sfogo verbale di Fabrizio copre è l’angoscia, comune a tutti noi , legata al tema della morte e della nascita. Il Natale non è solo la nascita di Gesù Bambino, è anche il solstizio d’inverno, la notte più buia dell’anno a cui seguirà la luce della primavera: dunque buio e luce, morte e rinascita.La musica e i colori che accolgono l’anno nuovo servono, almeno temporaneamente, a dimenticare lo spettro della morte che ci accompagna dal momento stesso in cui emettiamo il primo vagito. Anche l’epifania , che nella tradizione cattolica è la presentazione ufficiale di Gesù ai Re Magi, con la befana, vecchia e rattrappita, povera, rappresenta sia la terra invernale desolata, sia l’anno vecchio che se ne va . E’ il ripetersi dei cicli stagionali , è. l’annuncio della fine dello sterile inverno e il prossimo arrivo della primavera e dell’estate , entrambe feconde di frutti. Le feste finiscono dunque con l’epifania e noi ci ri-immergiamo nella vita quotidiana, pronti a discutere animatamente della partita di calcio di domenica, a protestare con il figli che hanno i cellulari come protesi delle loro mani, a ridere dell’ultima cafonata di un nostro conoscente, etc, etc, dimentichi di quella signora che cammina sempre al nostro fianco, invece di prestarle attenzione e farcela amica, perché sarà lei che ci prenderà per mano e ci accompagnerà in un’altra stagione. </p>
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<title>E adesso basta con le scuse………..</title>
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<pubDate>Mon, 28 Nov 2022 16:05:37 +0000</pubDate>
<category><![CDATA[scusa]]></category>
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<description><![CDATA[Entra furiosa e nemmeno saluta!. La seguo, richiudo la porta e mi seggo sulla mia poltrona. Lei è in piedi, guarda il lettino, guarda me poi si siede e :” Non ce la faccio a sdraiarmi, sono incazzatissima…..non sopporto più ‘sta gente che ti chiede scusa continuamente e continuamente ripete gli stessi comportamenti. Mi sono… <a class="more-link" href="https://www.rosalbascavia.org/2022/11/28/e-adesso-basta-con-le-scuse/">Continua a leggere <span class="screen-reader-text">E adesso basta con le scuse………..</span></a>]]></description>
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<p>Entra furiosa e nemmeno saluta!. La seguo, richiudo la porta e mi seggo sulla mia poltrona. Lei è in piedi, guarda il lettino, guarda me poi si siede e :” Non ce la faccio a sdraiarmi, sono incazzatissima…..non sopporto più ‘sta gente che ti chiede scusa continuamente e continuamente ripete gli stessi comportamenti. Mi sono proprio rotta le scatole.” Sono stupita dello scatto di rabbia di Miriam. Miriam è sempre molto calma, troppo calma direi, manda giù certi rospi…….fino ad oggi sembrava incapace di ribellarsi, incapace di dire di no, incapace di far valere i suoi diritti, le sue ragioni. Giustificava sempre tutti, il marito, i figli, la madre, le amiche. Era in analisi da quattro anni , ma il dire “NO” sembrava essere per lei ancora un ostacolo insormontabile, almeno fino ad oggi. Aspetto in silenzio . Qualunque cosa dicessi in questo momento finirebbe nel tritacarne della sua rabbia, non solo, sarebbe controproducente: per mesi, per anni, di settimana in settimana come un mantra il ” lascia venir fuori la rabbia” ci aveva accompagnato nelle nostre sedute e adesso che la rabbia incominciava a venir fuori……. no, nessun commento è utile, nessuna parola, ma soltanto fiducioso silenzio e ascolto. Ascolto ciò che avviene nel silenzio e guardo le immagini che scorrono nella mia mente come viste dal vetro di un treno in corsa mentre la parola ” SCU – SA” “SCU – SA” “SCU – SA” ritmicamente le accompagna. Sto pensando che anch’io qualche volta avrei voluto mandare a quel paese chi mi stava chiedendo SCUSA. Si, perché spesso SCUSA è proprio una scusa! E’ una presa in giro! E’ un modo per continuare a fare i propri comodi senza sentirsi in colpa. Come quel paziente che arrivava sempre in ritardo alla seduta e esordiva ogni volta con le identiche parole “Le chiedo scusa per il ritardo, ma c’era un traffico….!” Non potevo dirgli che il suo ritardo era una provocazione inconscia per coinvolgermi in una polemica dialettica che lo faceva sentire vincitore e soprattutto lo aiutava a negare la sua dipendenza dall’analista. Anche fuori dalla stanza di analisi i ritardi hanno un significato diverso da quello consapevolmente dichiarato da chi li mette in atto. Perciò le scuse sono ricevute con ipocrita accondiscendenza. Che dire di chi arriva costantemente in ritardo agli appuntamenti? E’ inutile irritarsi, aversela a male e giudicare il comportamento come mancanza di rispetto. Nella maggior parte dei casi si tratta del rapporto nevrotico con il tempo: difficoltà a riconoscere le regole, paura della dipendenza, insicurezza , immaturità. C’è poi “SCUSA” accompagnata da regalo o fiori. E accade di solito nell’ambito del rapporto di coppia. E’ proprio questo tipo di ” SCUSA” perdurante nel tempo che ha fatto esplodere la rabbia di Miriam. Oggetto della sua furia è un orologio di Cartier, che Miriam getta sul lettino ” ….Così non arrivi più in ritardo…! Mi ha detto lo stronzo ( riferendosi al marito), come se non sapessi che è per farsi perdonare l’ultima zoccola che gliel’ha data in cambio di due denti ! ( il marito di Miriam è dentista) Ma adesso basta. Ho deciso, chiedo la separazione giudiziale per colpa. E comunque da oggi ho anche deciso di mandare a quel paese chiunque mi chieda SCUSA. Non voglio più sentire questa parola per il resto della mia vita. Com’è che si dice? -meglio prevenire che curare- Ecco, allora gente evitate di mettervi in situazioni per cui poi dovete chiedere SCUSA . Mi sento meglio, mi sono sfogata , adesso mi sdraio e incominciamo la seduta. Grazie dottoressa, grazie che la mia rabbia sta finalmente venendo fuori.”</p>
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<title>Sincerita</title>
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<pubDate>Wed, 16 Nov 2022 10:20:00 +0000</pubDate>
<category><![CDATA[amicizia]]></category>
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<description><![CDATA[E’ finita la seduta. La paziente alzandosi mi domanda :” Ma lei, dottoressa, è sicura che la sincerità sia sempre un valore positivo?” E avviandosi alla porta continua ” So che non mi risponde, però ci pensi, per favore, e magari la prossima seduta……..” Ritornando in studio , seduta al mio tavolo da lavoro ,… <a class="more-link" href="https://www.rosalbascavia.org/2022/11/16/sincerita/">Continua a leggere <span class="screen-reader-text">Sincerita</span></a>]]></description>
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<p>E’ finita la seduta. La paziente alzandosi mi domanda :” Ma lei, dottoressa, è sicura che la sincerità sia sempre un valore positivo?” E avviandosi alla porta continua ” So che non mi risponde, però ci pensi, per favore, e magari la prossima seduta……..” Ritornando in studio , seduta al mio tavolo da lavoro , ripenso alla domanda della paziente, che è stata l’ultima della giornata, e cerco un collegamento con tutto ciò che è stato detto durante la seduta. Mi rendo conto però che in questo momento sono interessata alla domanda in sé piuttosto che al suo legame con le problematiche della paziente. Quindi la domanda riguarda anche me direttamente, oserei dire soprattutto me. Mi ricordo una discussione molto aspra avvenuta anni fa con due amiche sull’opportunità di dire o non dire a una nostra amica che avevamo scoperto che il marito la tradiva. Una delle due propendeva per il si, l’altra per il no, io ero incerta. Loro si aspettavano una risposta da me, che ero all’inizio della professione e perciò , secondo loro, titolata per dare il responso giusto. Io invece anche allora ero molto titubante sul valore positivo della sincerità sempre e comunque. Anche oggi sospetto che spesso dietro il bisogno di dire la verità a tutti i costi spesso si celi la volontà di aggredire la persona destinataria di questa comunicazione. La discussione di allora terminò lì per lì con un nulla di fatto. Qualche giorno dopo però ricevetti la telefonata di Chiara, l’amica tradita dal marito. Piangendo mi disse che il marito la tradiva e conosceva anche il nome della donna. Io le domandai come l’aveva scoperto e se era sicura, e lei mi rispose che l’aveva saputo da Maria Carla, l’altra nostra amica, e che non c’erano dubbi. Chiara mi chiese di incontrarci e io la invitai a venire a studio. Mentre l’aspettavo riflettevo sul perchè Maria Carla dopo la nostra discussione avesse deciso di informare Chiara. Mi sembrava di intravvedere una forma di aggressività contro Chiara. Loro erano amiche di infanzia e Lorenzo, il marito di Chiara era un loro coetaneo. Loro tre erano cresciuti insieme, si erano addirittura laureati insieme e insieme avevano fatto una tesi sperimentale di architettura urbanistica. Poi Lorenzo e Chiara si erano sposati ed erano andati a vivere a Parigi. Dopo alcuni anni erano ritornati a Roma e l’amicizia fra loro tre era ripresa come prima. Nessuna delle due mi aveva mai raccontato perchè Lorenzo avesse scelto Chiara e non Maria Carla. Chiara quel giorno a studio mi fece capire un po’ di cose. ” Lo so perchè Maria Carla mi ha rivelato il tradimento di Lorenzo. E’ la sua rivincita. Quando eravamo ragazzi Lorenzo e Maria Carla si erano messi insieme. Maria Carla era molto più libera di me, i suoi genitori erano sempre fuori all’estero e lei stava con una governante e faceva quello che voleva. Fra loro due è durata molto poco, perchè lui era piuttosto volubile e andava un po’ con tutte. Qualche anno dopo Lorenzo aveva cominciato a stare sempre più spesso con me e alla fine ci siamo messi insieme. Allora Maria Carla mi disse che non dovevo mettermi con Lorenzo, perchè mi avrebbe fatta soffrire, che era un infedele per natura. E ieri quando mi ha rivelato il tradimento di Lorenzo ha anche aggiunto ” Te l’avevo detto che non ti dovevi fidare di lui!!” e ti assicuro che c’era della soddisfazione nella sua voce. Rimango basita. Maria Carla era stata crudelmente sincera con Chiara, mentre nella discussione con noi aveva omesso particolari così importanti………?! Domando a Chiara se aveva mai sospettato che Lorenzo la tradisse e lei molto sinceramente mi dice che si, lei sa delle scappatelle di Lorenzo, ma sa anche che lui tornerà sempre da lei, che la ama e comunque a lei sta bene così, ma le ha fatto male quello che le ha detto MariaCarla. Si è sentita tradita più da lei che da Lorenzo. Perchè ho raccontato tutta questa storia? Per dire che non si può generalizzare sul valore positivo della sincerità. A seconda delle circostanze e delle persone a cui è rivolta può assumere un valore negativo, nel senso di essere recepita come una forma di ostilità. </p>
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<title>Qualche parola ancora sul desiderio e sul bisogno</title>
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<pubDate>Fri, 21 Oct 2022 15:12:11 +0000</pubDate>
<category><![CDATA[coppia]]></category>
<category><![CDATA[incastronevrotico]]></category>
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<description><![CDATA[Come nasce il desiderio? nasce dal piacere di un bisogno soddisfatto, che stimola appunto il desiderio di ripetere l’esperienza soddisfacente. Se il bisogno fondamentale “Essere amato” è sufficientemente soddisfatto, il bambino cresce capace di adattarsi alla realtà e di tollerare le inevitabili frustrazioni. L’esperienza di essere amato infatti infonde nell’individuo la stima di sé, la… <a class="more-link" href="https://www.rosalbascavia.org/2022/10/21/qualche-parola-ancora-sul-desiderio-e-sul-bisogno/">Continua a leggere <span class="screen-reader-text">Qualche parola ancora sul desiderio e sul bisogno</span></a>]]></description>
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<p>Come nasce il desiderio? nasce dal piacere di un bisogno soddisfatto, che stimola appunto il desiderio di ripetere l’esperienza soddisfacente. Se il bisogno fondamentale “Essere amato” è sufficientemente soddisfatto, il bambino cresce capace di adattarsi alla realtà e di tollerare le inevitabili frustrazioni. L’esperienza di essere amato infatti infonde nell’individuo la stima di sé, la capacità di provare empatia per gli altri e di sopportare le frustrazioni. Ovviamente il desiderio non fa sparire il bisogno. I bisogni infantili permangono nell’adulto, ma in proporzioni minime, non tali da impedire i comportamenti adulti. Certo ci saranno pur sempre scelte che non sono scelte, ma determinate dal bisogno, però, ripeto, non saranno dominanti e non impediranno all’individuo di poter fare delle autentiche scelte basate sul desiderio. Riporto le parole di Carla, una mia paziente, quando è diventata consapevole dell’incastro nevrotico con il marito. “Voleva che fossi come sua madre, sottomessa, relegata in casa a fare marmellate. E poi pretendeva di controllare tutto, anche quanto sale avevo messo nell’acqua della pasta. ……..E poi ancora…non gli si poteva dire di no, andava su tutte le furie, proprio come un bambino viziato. Adesso capisco che la nostra relazione era basata sul bisogno non sul desiderio. Ma il mio bisogno qual era? di essere protetta, di essere trattata come una bimba a cui si deve dire quello che deve fare, come si deve comportare? Avevo frainteso il suo bisogno di controllo. Non avevo capito ( e come potevo) che non era una prova di sicurezza da parte sua, ma al contrario. Anche lui era un bambino insicuro che cerca di imitare suo padre, padre padrone, che aveva costruito una fortuna. Io ho dovuto lavorare su di me per capire l’incastro ,che, senza rendermene conto, avevo creato con lui. Lui non ha voluto seguire un percorso psicologico , perciò siamo arrivati alla crisi. Io non tolleravo più di essere considerata una bimba, volevo la mia autonomia e il riconoscimento delle mie capacità; lui non capiva , diceva che i miei erano capricci. Insomma alla fine la separazione è stata inevitabile. ” Questo è solo uno dei tanti esempi del fallimento delle relazioni basate sul bisogno. I due membri della coppia non sono consapevoli che a determinare la scelta reciproca non è stato il desiderio, irrilevante rispetto al predominio dei bisogni infantili che invadono la personalità adulta. L’incastro dei bisogni può durare tutta la vita. Quante relazioni abbiamo sotto gli occhi di individui che litigano costantemente, ma continuano a stare insieme. In realtà l’incastro non funziona più quando uno dei due sta troppo male e decide di intraprendere un percorso psicoterapeutico. Se il percorso è intrapreso da tutti e due, la coppia ha qualche possibilità di sopravvivere. Se è uno solo dei due a percorrere la nuova strada, per la coppia non c’è speranza di sopravvivere. </p>
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<title>Desiderio o Bisogno di Amore</title>
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<pubDate>Thu, 15 Sep 2022 17:33:50 +0000</pubDate>
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<description><![CDATA[C’è una differenza fondamentale fra bisogno e desiderio e comprenderla è utile per valutare sia il grado di maturità di un soggetto, che gli consente una buona convivenza con gli altri, sia la capacità di instaurare una relazione amorosa adulta . Un mio paziente, un bell’uomo di trent’anni, con un buon lavoro, nel nostro primo… <a class="more-link" href="https://www.rosalbascavia.org/2022/09/15/desiderio-o-bisogno-di-amore/">Continua a leggere <span class="screen-reader-text">Desiderio o Bisogno di Amore</span></a>]]></description>
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<p>C’è una differenza fondamentale fra bisogno e desiderio e comprenderla è utile per valutare sia il grado di maturità di un soggetto, che gli consente una buona convivenza con gli altri, sia la capacità di instaurare una relazione amorosa adulta . Un mio paziente, un bell’uomo di trent’anni, con un buon lavoro, nel nostro primo incontro si era lamentato di trovarsi spesso solo: al circolo del tennis gli era sempre difficile trovare un compagno per un singolo o un doppio, nonostante fosse piuttosto bravo. Quando gli ho chiesto quali altri interessi avesse oltre il lavoro, mi ha guardato con un’aria smarrita : ” veramente nessuno” “Come impiega il suo tempo libero?” ” Beh, non so…. dormo…..vado a pranzo da mia madre…. e poi telefono agli amici, finché trovo qualcuno che esce con me o per fare una partita a tennis ….ma spesso non trovo nessuno libero……” E quando trova qualcuno , a parte il tennis, che fate? “beh, niente….andiamo a fare un aperitivo….ma più spesso andiamo al circolo……solo che qui spesso chi è con me mi lascia per andare a parlare con qualcun altro ………” Il suono della sua voce è monocorde . Mentre lo ascolto mi piomba addosso un sonno tale che fatico a tenere gli occhi aperti. Riconosco il segnale: fuggire dal paziente, che è come un sacco vuoto , che lui cerca di riempire succhiando e spolpando fino al midollo ogni persona che incontra. E’ questo il motivo per cui anche i suoi amici lo evitano : in realtà nessuno, sufficientemente equilibrato, è disposto a dare continuamente senza ricevere niente in cambio. E questo paziente, per i suoi problemi, riusciva a intessere soltanto relazioni nelle quali il bisogno era dominante rispetto al desiderio. Quando in una persona adulta domina il bisogno è evidente la sua regressione a livello infantile e di conseguenza l’ impossibilità di una buona convivenza con gli altri. La prevalenza del bisogno sul desiderio è foriera di guai anche nel campo cosiddetto sentimentale, che si rivela sempre più affollato di quanto ci si possa immaginare. Nell’incontro di due persone , in realtà non ci sono solo le due persone, ce ne sono almeno quattro, due per parte. Ciò significa che inconsapevolmente ci portiamo dentro i rapporti che ciascuno di noi ha avuto con il proprio babbo e la propria mamma e queste passate esperienze hanno un peso notevole sulle relazioni attuali. E nessuno si illuda di esserne immune! Lo aveva capito anche una mia paziente ,Laura, che commentava cosi la crisi del suo matrimonio. “Mi sembrava di essere l’amante di mio marito non la moglie! Il che qualche volta può anche essere divertente, ma non quando diventa consuetudine. La compagna legittima era sua madre, che nemmeno il sacro vincolo del matrimonio è riuscito a staccarla dal suo adorato figlio a cui era incollata come una cozza allo scoglio. Il figlio doveva chiamarla tutte le sere per augurarle la buonanotte; doveva passare ogni mattina da lei e portarle cornetto e cappuccino e infine doveva pranzare con lei quando usciva dall’ultima udienza in tribunale. E lui non si lamentava di questa schiavitù! Si sentiva in colpa se non rispettava questi riti, perchè la mammina si dispiaceva, era tanto sola. Dopo cinque lunghi anni, in cui ho sperato che mio marito si rendesse conto di quanto fosse malato il rapporto con sua madre, ho gettato la spugna , me ne sono andata di casa e ho chiesto la separazione. E sa che cosa è successo?! La signora mamma ha preso il mio posto per non lasciare solo il figlioletto, brillante avvocato cinquantenne.” Purtroppo queste ingerenze materne sono molto diffuse perchè troppo spesso i figli servono a mamma e papà per riempire i loro vuoti o ricompensarli dei loro presunti o reali fallimenti. Troppo spesso mamma e papà hanno bisogno della presenza dei figli, perchè senza di loro non hanno più un dialogo, sono spenti. Voglio far notare quanto sia essenziale conoscere sia i propri bisogni e desideri sia la differenza fra essi per raggiungere un equilibrio mentale “sufficientemente buono” . L’elemento distintivo del bisogno è la dipendenza, invece l’elemento distintivo del desiderio è il piacere. Questa diversità caratterizza le relazioni nel senso che quanto più è dominante il bisogno tanto più la relazione adulta non sarà affatto tale, ma infantile. E ciò che è accettabile in un bambino non lo è in adulto , che non è più tale anagraficamente, ma purtroppo per lui (lei) lo è affettivamente. Ecco dunque che è possibile una relazione amorosa armonica solo fra persone che hanno raggiunto la maturità affettiva , che stanno insieme per scelta, per desiderio, non per bisogno. Tutte le altre relazioni, dove dominano inconsciamente vissuti infantili, sono relazioni caratterizzate dal bisogno e danno origine ai cosiddetti incastri nevrotici. Voglio far notare che in tutte le relazioni adulte rivivono residui di vissuti infantili, ma negli incastri nevrotici i vissuti infantili sono dominanti e ostacolano la convivenza con gli altri. Per quanto riguarda la domanda ” di chi ci si innamora” ? La risposta è abbastanza semplice : se sono sufficientemente adulto/a mi innamoro di chi inconsciamente vive facendo scelte non condizionate dal bisogno, ma ispirate dal desiderio. Se sono immaturo/a mi innamoro di chi inconsciamente credo possa soddisfare i miei bisogni. </p>
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<title>Un bacio legittimo non potrà mai valere quanto un bacio rubato</title>
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<pubDate>Thu, 18 Aug 2022 17:31:47 +0000</pubDate>
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<category><![CDATA[amore legittimo]]></category>
<category><![CDATA[consuetudine]]></category>
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<category><![CDATA[trasgredire]]></category>
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<description><![CDATA[E’ una frase di Guy de Montpassant. Intrigante, no?! Quante immagini scorrono nella mente richiamate da queste parole. Immagini di amanti travolti dalla passione amorosa come Anna Karenina e Vronskji, o Paolo e Francesca, una delle pù celebri coppie di adulteri della storia e della letteratura, puniti per il loro amore “colpevole” nato da un… <a class="more-link" href="https://www.rosalbascavia.org/2022/08/18/un-bacio-legittimo-non-potra-mai-valere-quanto-un-bacio-rubato/">Continua a leggere <span class="screen-reader-text">Un bacio legittimo non potrà mai valere quanto un bacio rubato</span></a>]]></description>
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<p>E’ una frase di Guy de Montpassant. Intrigante, no?! Quante immagini scorrono nella mente richiamate da queste parole. Immagini di amanti travolti dalla passione amorosa come Anna Karenina e Vronskji, o Paolo e Francesca, una delle pù celebri coppie di adulteri della storia e della letteratura, puniti per il loro amore “colpevole” nato da un ” bacio tremante” che si scambiano mentre leggono la storia della passione di Ginevra, moglie di Re Artù e Lancillotto, il più bello dei cavalieri del Re. Il bacio rubato implica dunque il piacere insito nella trasgressione, ma non solo . Guy de Montpassant dice che il bacio rubato ha più valore del bacio legittimo. In altre parole quando parliamo di trasgressione dovremmo considerare oltre il piacere anche il valore che essa ha. E forse ha valore perchè da essa nasce il nuovo, il progresso. Infatti se ti adagi in ciò che è già noto, se sei restio a vivere nuove esperienze , a imboccare strade sconosciute, difficilmente potrai diventare l’autore di uno scoop giornalistico o un ricercatore scientifico o un fecondo inventore. Se tutti fossero stati ottusamente abbarbicati alle loro credenze, saremmo ancora all’età della pietra. Ma non avertela a male, non ti scoraggiare, il vento del cambiamento soffia forte e ti spinge fuori dalla tua nicchia verso esperienze inattese e spesso anche gratificanti. Trasgredire è vitale, attraente e seducente, ma anche pericoloso perchè ti porta inevitabilmente a violare le consuetudini, a infrangere le regole. Una mia paziente diceva ” Lo so che corro dei rischi, so bene che di Marco non mi posso fidare , ma non riesco a rinunciare a lui. Certo Marcello è affidabile, buono, ma non mi fa battere il cuore……non so che farci….. sono stupida? non lo so…forse si……” Infinite volte ho ascoltato parole come queste dette da donne molto diverse fra loro per estrazione sociale, per cultura , per etnia, per nazionalità.” Ma che c’entra adesso questo discorso sull’amore,” mi obbietterai tu ? C’entra, c’entra! l’amore c’entra sempre . L’amore e la passione sono il sale della vita. Perdonami, se puoi, questa frase così banale, ma tanto vera. E in tutto ciò che fai, se ci metti il cuore, la passione, l’amore ti senti vivo, forte, pieno/a. Nel bacio rubato c ‘è la passione, nel bacio legittimo la consuetudine. Nel bacio rubato c’è anche il tradimento, mi dici tu. Non sono molto d’accordo . Se rifletti sul fatto che non possiamo essere monogami, perchè non lo siamo stati mai, neppure da neonati (abbiamo sempre avuto più poli affettivi di riferimento), non si può considerare ” tradimento” il bacio rubato. Però la maggior parte delle persone, schiave della consuetudine, lo considera tale e proprio per questo ne è attratta. </p>
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